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Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo
Possente summa dell'opera di Terry Gilliam, "Parnassus – l'uomo che voleva ingannare il diavolo" straborda di ricche, articolate composizioni figurative e riferimenti. Dalla dichiarata identificazione dell'autore col protagonista (il cui nome rimanda al monte greco anticamente consacrato all'Arte) passando per il Faust letterario, per l'affettuoso, significativo omaggio al tradizionale teatro itinerante e per un presentatore nelle vesti del Mercurio messaggero degli dèi: oltre ad aver diretto, in fase di scrittura Gilliam è tornato a collaborare - dai tempi de "Le Avventure del Barone di Münchausen" - con lo sceneggiatore Charles McKeown. In questa fervida, sontuosa celebrazione della fantasia e dell'affabulazione, il cineasta fà felicemente convivere classico e moderno rendendo legno, stoffa e cartapesta di un carrozzone l'anticamera di vaste, stupefacenti, scatenate scenografie digitali dall'ampio uso di tecnologia "blue screen".
Intendendo la vita come un gioco, il suo alter ego scommette e sitpula patti con Satana in una sfida alla conquista di anime. Da un lato la precarietà, la dedizione e i colori di un marginale mondo dello spettacolo dagli scarsi mezzi, dall'altro un signore del Male in nero, elegante, distratto, rappresentante di una realtà nociva (in una scena compare a rovinare un romantico quadretto bucolico, spostando la macchina da presa verso il buio sottostante di un ponte, su un corso d'acqua inquinata, vicino ad una tetra città). Nel generale culto della visione, comunque, un ruolo determinante spetta all'amore, con una voluta perdita dell'immortalità in favore della passione temporanea prima e dei problemi delle responsabilità genitoriali poi. Ma come un'irruzione dell'incubo, l'attore Heath Ledger - che stava intensamente collaborando con Gilliam al film - è morto dopo i due terzi delle riprese, e gli amici Colin Farrell, Johnny Depp e Jude Law lo hanno sostituito nelle sequenze mancanti, grazie all'espediente di uno specchio che trasforma il mondo circostante e anche le sembianze di chi lo attraversa. Il lavoro è sentitamente attribuito a lui.
La frase:
- "Ci credi alle coincidenze?"
- "No, c'è un motivo per tutto".
Federico Raponi
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