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The corporation
Distribuito dalla Fandango, sulla scia del più famoso "Fahrenheit 9/11" di Moore, arriva in Italia "The corporation", altro film documentario che ci illumina su aspetti quotidiani della nostra vita che diamo per scontati e sui quali non pensiamo valga la pena di soffermarci.
"The Corporation" è tratto dal libro di Joel Bakan, professore di diritto alla Universiy of British Columbia, Vancouver, Canada, intitolato "The Corporation: La patologica ricerca del profitto e del potere". La sua tesi, dimostrata mediante l'esplicazione di esempi realmente accaduti, è che le società di capitali (le "corporation") sono autorizzate dalla legge ad elevare i propri interessi su tutto e tutti senza porsi alcun limite né pratico né tanto meno morale. Il raggiungimento a tutti i costi degli obiettivi economici porta non solo alla distruzione degli individui e dell'ambiente in cui essi vivono ma anche dei componenti delle società stesse, come dimostrano i recenti scandali ai danni degli azionisti in America ma anche ciò che è accaduto dentro le nostre mura. Terzo assioma, dipendente dai due precedenti, è che ormai i governi - di qualunque ispirazione politica essi siano - hanno rinunciato a controllare le società di capitali ed anzi, in alcuni casi, è vero proprio il contrario. Il film, girato da Mark Achbar assieme a Jennifer Abbott, espone molti esempi storici e recenti di come le corporation usino agire. Il coinvolgimento dell'IBM nella gestione dei campi di sterminio nazisti (forniva dei macchinari che "aiutavano" gli aguzzini a contare e catalogare le proprie vittime); lo scandalo del latte contaminato in Florida da un prodotto chimico della Monsanto; l'aberrazione della guerra dell'acqua in Bolivia quando il locale governo ne aveva appaltato lo sfruttamento - anche di quella piovana! - ad una multinazionale americana. Sono tutti esempi della assoluta mancanza di scrupoli di dette società.
Rispetto al lavoro di Moore - che viene anche intervistato - questo film ha un'anima decisamente più no-global. Ne sono testimoni gli interventi di personalità come Noam Chomsky e Naomi Klein che impreziosiscono l'opera con la loro lucida intelligenza. Il film, però, è forse troppo ricco ed alla lunga rischia di annoiare.
Rimane comunque un lavoro molto interessante e che in alcuni momenti lascia stupefatti. Come quando ascoltiamo un broker di Wall Street il quale candidamente confessa che subito dopo l'attentato dell'11 settembre la prima cosa a cui ha pensato è stato all'aumento del prezzo dell'oro ed ai guadagni che avrebbe fatto...
Un film consigliato agli stomaci forti. Attenti alle urla dei ragni: sono davvero terrificanti!
Daniele Sesti
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