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Blood diamond - Diamanti di sangue
Se mai avreste modo e possibilità di regalare o regalarvi un bel diamante, di certo dopo la visione di "Blood Diamond" ci pensereste due volte, o quantomeno prima di procedere all'acquisto vorreste essere rassicurati dal gioielliere di fiducia sull'effettiva provenienza. Sareste infatti più consapevoli che purtroppo una seppur piccola percentuale di queste scintillanti pietre preziose proviene di contrabbando da paesi in guerra, come la Sierra Leone.
Questa zona dell'Africa alla fine degli anni Novanta è stata teatro di orrori indicibili: terra ricchissima di miniere di diamanti, in molti casi estratti da pescatori rapiti e fatti schiavi, innocenti vittime per un losco e spietato traffico d'armi che inevitabilmente ha portato morte e distruzione. In una tale aberrante spirale d'odio sono stati coinvolti persino i bambini, strappati alle loro famiglie per essere precocemente indottrinati a divenire soldati e strumenti di massacro per dilanianti lotte intestine.
Al centro della storia che Ed Zwick racconta c'è proprio il dramma vissuto da Salomon Vandy (Djimon Hounsou), un uomo che è disposto a tutto pur di ritrovare suo figlio. La sua fortuita scoperta di un raro diamante rosa farà intrecciare il suo destino con quello di un cinico ex mercenario dello Zimbabwe, Danny Archer (Leonardo DiCaprio), che vede nel possesso di quella pietra l'occasione per riscattare tutta una vita e lasciare per sempre un paese e un tragico passato che lo ha visto complice nel sanguinario ciclo di corruzione e violenza.
Ecco delinearsi due personaggi agli antipodi ma che disperatamente perseguono un comune obiettivo: l'ossessionante tentativo di recuperare qualcosa che possa cambiare per sempre condizioni di vita tanto diverse e ugualmente drammatiche.
La determinazione con la quale i due affrontano l'avventuroso viaggio all'inseguimento della pietra rosa sarà messa a durissima prova dai molteplici pericoli che ostacoleranno il loro cammino. E non potrebbe essere altrimenti, dato lo scenario e la convergenza d'interessi dell'elevata posta in gioco...
Dopo l'epica parentesi orientale de "L'ultimo samurai", Edward Zwick torna dietro la macchina da presa, e lo fa con un duplice quanto delicato intento: intrattenere il pubblico con una storia emozionante e coinvolgente, ricca d'azione e ambientata in affascinanti location esotiche, e allo stesso tempo sensibilizzare le coscienze ad una realtà dolorosa e scottante, carica di pesanti implicazioni umane, politiche e sociali.
Impresa a dir poco ardua, eppure il rischioso mix riesce, anche perché il tentativo di non considerare necessariamente esclusivi cinema d'impegno civile e quello più spettacolare risulta sentito e onesto.
I primi a credere in un progetto così impegnativo e articolato sono i convincenti protagonisti, Djimon Hounsou (già schiavo ribelle in "Amistad e "Il gladiatore") e Leonardo DiCaprio, i cui sforzi interpretativi sono stati riconosciuti meritevoli della candidatura all'Oscar.
In un piccolo ma importante ruolo di giornalista si distingue anche Jennifer Connelly, comprimaria di classe ("A Beautiful Mind") vibrante e credibile. A stupire una volta di più però è sempre DiCaprio: dopo aver prestato anima e volto agli ultimi tre film di Scorsese, il Jack Dawson di titanica memoria è ormai un uomo e un attore maturo e sfida se stesso nella difficile costruzione di un inedito ruolo di anti-eroe avido, rabbioso e sgradevole che, nell'immancabile eroico riscatto finale, forse si addolcisce un pò troppo all'interno di un prodotto comunque ottimamente confezionato sullo scenario di un'Africa dal potente impatto emotivo.
La frase:
- "Sei un contrabbandiere?
- "Ti sembra?"
- "Di certo non hai l'aspetto di uno che lavora per l'Unicef!"
Stefano Del Signore
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