Star Trek: La Nemesi
Si esce dall'anteprima stampa di Star Trek: La Nemesi con la marcata sensazione di avere assistito ad una pellicola, peraltro non amata neppure dal pubblico statunitense che ne ha decretato l'insuccesso al box office U.S.A. con solo 45 milioni di dollari di incasso totale, che sembra abbia ricalcato troppo il plot di Star Trek II: L'ira di Khan del 1982. Nel film di Nicholas Meyer la nemesi personale dell'Ammiraglio Kirk era il Khan interpretato da Ricardo Moltalban, qui la minaccia si chiama Shinzon (Tom Hardy, piuttosto bravo) e proviene dal pianeta Remus, i cui emisferi sono, il primo, bruciato dal sole ed immerso nell'oscurità il secondo. Lo scontro decisivo tra la U.S.S. Enterprise di Kirk e la U.S.S. Reliant rubata e comandata da Khan avveniva nella Mutara Nebula mentre in La Nemesi l'enorme falco da guerra Scimitar combatte le sua ultima battaglia contro la Enterprise E in una zona remota dello spazio dove le difficoltà operative sono quasi le stesse di Star Trek II. Infine, L'ira di Khan terminava con il sacrificio del vulcaniano Spock, La Nemesi con quello, annunciato e non più una sorpresa, dell'androide Data. Per tutti e due i film, inoltre, è presente un finale consolatorio. Peccato, perchè le premesse per fare bene c'erano tutte. Sceneggiatura di John Logan (Il Gladiatore), bellissima colonna sonora del solito Jerry Goldsmith, fotografia molto creativa di Jeffrey Kimball, i più belli effetti speciali visivi mai visti in Star Trek, realizzati dalla Digital Domain di Venice sotto la supervisione di Mark Forker, impressionante make-up facciale di Michael Westmore (l'attore Ron Perlman apparso in Il Nome della Rosa, Il Nemico alle Porte e Alien: La Clonazione, in Star Trek: La Nemesi nella parte del Tribuno, è irriconoscibile) interpreti ormai collaudati ed amati dai fan, regia affidata a Stuart Baird, grande montatore di tante pellicole di successo. Invece il problema risiede proprio nello script di John Logan, che su suggerimento del produttore Rick Berman e dell'attore Brent Spiner ha preferito spostare l'enfasi da Klingon, Borg e Dominio, cattivi fin troppo inflazionati, ai meno sviluppati Romulani. Nel dipanarsi della storia, viene infatti rivelato che tempo addietro questi ultimi avevano sviluppato un clone di Jean-Luc Picard, di nome Shinzon, con il quale avrebbero tentato di portare un attacco nel cuore dello spazio federale. Divenuto un problema politico a causa dell'emergere del Dominio e della ridefinizione delle priorità, Shinzon venne bandito sul pianeta gemello di Romulus, Remus. Condannato ai lavori forzati nelle miniere di dilitio, aveva meditato vendetta contro la dirigenza politica dell'Impero Romulano, Starfleet e Picard, costruendo in segreto il vascello Scimitar e sviluppando un'arma di distruzione di massa basata sulle radiazioni talaroniche. Nella prima scena di Star Trek: La Nemesi, Shinzon riesce ad assassinare tutti i senatori di Romulus ed a prendere il controllo del pianeta per poi rivolgere le proprie mire verso il suo inconsapevole progenitore. Quello che purtroppo non funziona è la sceneggiatura stessa di Logan, intrisa di scene gratuite, come l'attacco degli abitanti di Kolarus III al landing party dell'Enterprise o la passeggiata spaziale di Data che riesce ad entrare nella Scimitar aprendo un portello dall'esterno! O peggio, l'abbordaggio dei Remani che se ne vanno a spasso per i corridoi interni dell'Enterprise facendosi colpire con estrema facilità dai membri della sicurezza. Truppe d'assalto d'elite va bene, ma stupide è davvero troppo! Alla fine si rimpiange che i produttori non abbiano pensato al simpatico Q per l'ultimo viaggio della nave stellare Enterprise e che, ancora una volta, il film non riesca ad elevarsi dal rango di telefilm in confezione di lusso. Un lungo action-movie spaziale di quasi due ore di durata, mai veramente un cult. Gli scrittori di The Next Generation e della serie classica hanno saputo fare molto meglio.
Pierfilippo Siena
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