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Tribeca Film Festival 2009
"Benvenuti alla ottava edizione del Tribeca Film Festival. Quest'anno vi presentiamo 85 lungometraggi e 45 cortometraggi provenienti da 36 paesi del mondo." Con questa frase lo staff del Tribeca apriva ogni proiezione destinata al pubblico e presentava il regista del film, spesso presente per rispondere alle domande e curiosità degli spettatori.
Il Tribeca Film Festival, che si tiene ogni anno gli ultimi dieci giorni di aprile, è un festival creato da newyorkesi per i newyorkesi. Fondato dall'attore Robert de Niro e la produttrice Jane Rosenthal dopo gli attacchi dell'11 settembre, l'evento ha lo scopo di rivitalizzare il quartiere a sud di Manhattan piu' colpito dall'attentato terroristico. E non c'e' dubbio che abbia raggiunto il suo scopo: in otto anni ha generato un'attività economica di piu' di 530 milioni di dollari e richiamato al cinema due milioni di spettatori che guardano film, fanno domande ad attori e filmmakers e votano per il premio del pubblico, quest'anno assegnato alla spassosissima commedia "City Island", interpretata da Andy Garcia e ambientata proprio a New York.
La numerosa giuria, capitanata da Uma Thurman, era composta da professionisti dello spettacolo tra cui Meg Ryan, Adrien Brody, James Franco, Bradley Cooper e la regina dei film indipendenti Parker Posey. Il loro lavoro è stato sicuramente difficile perché i 24 film in concorso (12 narrativi e 12 documentari) erano di un livello molto alto, sicuramente superiore dello scorso anno, forse anche grazie al cambio al vertice della direzione artistica del Festival, ora tenuto dall'ex direttore del Sundance Film Festival Geoffrey Gilmore.
La giuria ha assegnato i premi giovedì 30 aprile in modo che gli spettatori potessero rivedere nel week end le opere piu' meritevoli.
Il premio per il miglior lungometraggio è toccato alla pluripremiata pellicola iraniana "About Elly", già vincitrice dell'Orso d'Argento a Berlino, che mostra un gruppo di amici riunitisi per una vacanza al mare alle prese con la misteriosa sparizione di una di loro. La giuria, come il pubblico, è rimasta colpita dall'universalità del tema e delle scelte narrative che non indugiano sulle differenze culturali, ma esplorano le dinamiche di gruppo e la difficoltà a prendere la decisione di dire la verità quando si deve scegliere se disonorare se stessi o una persona estranea.
La menzione di miglior filmmaker emergente è andata al documentarista norvegese Rune Dunstad Langlo che si è messo alla prova con la commedia "North" ed è riuscito a trasferire la verità del documentario nel genere narrativo senza perdere il timing comico necessario al tipo di storia che ha scelto di raccontare. Gli attori protagonisti che hanno vinto sono: Ciaràn Hinds per il ruolo del padre vedovo perseguitato da visioni spettrali in "The Eclipse" e la giovane attrice americana Zoe Kazan protagonista di "The Exploding Girl", che ha saputo con freschezza e naturalezza rappresentare una teenager in lotta con se stessa per tenere sotto controllo le proprie emozioni. Per quanto riguarda i documentari, il premio piu' ambito è stato assegnato a "Racing Dreams" che segue per un anno la vita e le gare di tre giovanissimi aspiranti alla carriera di corridore di macchine da corsa, mentre Ian Olds è stato premiato come miglior filmmaker emergente per "Fixer: the Taking of Ajmal Naqshbandi", film che documenta la vita, il lavoro e sfortunatamente la tragica morte per mano dei talebani di Ajmal, giovane aspirante giornalista afgano e fixer del corrispondente italiano Daniele Mastrogiacomo insieme al quale venne rapito nel 2007.
Quest'anno il festival, a causa della crisi economica, ha potuto offrire ai suoi spettatori un numero ridotto di film, gli altri anni erano piu' di 120, e meno proiezioni, ma le sale del cinema erano comunque sempre piene e i biglietti introvabili. A qualsiasi ora e in qualsiasi giorno della settimana, che fossero studenti, disoccupati recenti o solo appassionati di cinema, i newyorkesi si sono riversati nell'East Village e hanno preso d'assalto le proiezioni. Da notare che il festival e i suoi sponsor hanno anche regalato l'opportunità di incontrare importanti filmmakers in conferenze ed incontri con il pubblico, alcuni completamente gratis sempre che si avesse la pazienza di accamparsi davanti al cinema o all'Apple Store due ore prima dell'inizio. Il regista Barry Levinson ha presentato in anteprima mondiale "Poliwood" un documentario sulla interconnessione tra politica e Hollywood negli Stati Uniti, soprattutto studiando in caso dell'amministrazione Obama, Steven Soderbergh ha parlato della sua ultima opera "The Girlfriend Experience" che narra la vita di una super sofisticata prostituta d'alto bordo che offre ai suoi clienti la tipica serata con una fidanzata senza dover, pagando, impegnarsi sentimentalmente e Spike Lee ha orgogliosamente mostrato ben due film: "Kobe Doin' Work", una partita dei Lakers filmata da 30 telecamere e commentata dallo stesso campione e "Passing Strange", la ripresa di un famoso musical Off Broadway interpretato solo da attori di colore. Per non parlare delle conferenze con Eric Bana, Natalie Portman, Gael Garcìa Bernal, Diego Luna, Nia Vardalos, Carlos Cuaròn…e degli eventi gratuiti per bambini ed adolescenti organizzati per le strade del quartiere.
Un mio consiglio personale: se l'anno prossimo vi trovate a New York l'ultima settimana di aprile non perdetevi il Tribeca Film Festival!
Elena Maria Manzini
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