La mummia - La tomba dell'imperatore dragone

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La mummia - La tomba dell'imperatore dragone

Leggi l'Intervista al regista Rob Cohen


Orrore bendato: quasi un secolo di mummie sullo schermo

Mentre arriva nelle sale cinematografiche italiane "La mummia-La tomba dell'imperatore dragone" di Rob Cohen, terzo sorprendente episodio della serie che, iniziata nel 1999 da Stephen Sommers con "La mummia" e proseguita due anni dopo dallo stesso con "La mummia-Il ritorno", ha provveduto a trasformare in mix giovanilistico di avventura, ironia ed effetti digitali le vicende di una delle più popolari figure della cultura horror, è già annunciato per il 2010 il nuovo sequel "The mummy: Rise of the Aztec".

Bisogna ricordare però che, al di là di qualche breve pellicola appartenente al periodo del muto, è dal 1932 che la mitica creatura bendata vaga sullo schermo in ambito horror grazie all'ultra-classico "La mummia" di Karl Freund, in cui Boris Karloff veste i panni del gran sacerdote Im-Ho-Tep, il quale, assunte le sembianze del vecchio Ardath Bey dopo essere stato inavvertitamente riportato in vita da alcuni archeologi tramite la lettura di una pergamena, cerca in ogni modo di rapire Helen Grosvenor, nel cui corpo vorrebbe far reincarnare la sua antica fidanzata Anck-es-en-Amon.

Vicenda poi riadattata da Terence Fisher nel 1959 nell'omonimo, ottimo remake targato Hammer, con Christopher Lee sotto le bende del mostro e l'immancabile Peter Cushing nelle vesti dell'archeologo antagonista buono, ma prima del quale non in pochi avevano già provveduto a rispolverare.

Infatti, mentre lo stesso Karloff già si era trovato nel 1933 ad interpretare "The ghoul" di T. Haynes Hunter, storia dai toni mummieschi nella quale concede anima e corpo all'egittologo Morlant, tornato dalla tomba grazie al potere di un prezioso gioiello di cui vorrebbero impadronirsi i suoi eredi, la Universal sfornò nella prima metà degli Anni Quaranta ben quattro sequel del film di Freund, a partire da "The mummy's hand (1940) di Christy Cabanne.

Nei panni del principe Kharis, resuscitato di turno che venne condannato ad essere sepolto vivo come guardia della principessa Ananka, l'anziano ex attore di western Tom Tyler, poi sostituito da Lon Chaney Jr nei tre successivi capitoli: "The mummy's tomb" (1942) di Harold Young, con un nuovo gran sacerdote che conduce la creatura in Massachusetts per vendicarsi sui profanatori della tomba della donna, "The mummy's ghost" (1944) di Reginald Le Borg, in cui lo spirito di Ananka s'incarna nel corpo della giovane Amina, e "The mummy's curse" (1944) di Leslie Goodwins, con Kharis e compagna per l'ultima volta insieme (redi)vivi e vegeti.

Tra gli Anni Cinquanta e Settanta, invece, al di là dell'inevitabile scontro comico con Abbott e Costello (in Italia Gianni e Pinotto) ne "Il mistero della piramide" (1955) di Charles Lamont, degli altri tre tentativi Hammer "Il mistero della mummia" (1964) di Michael Carreras, "Il sudario della mummia" (1967) di John Gilling ed "Exorcismus-Cleo, la dea dell'amore" (1971) di Seth Holt, tutti inferiori al capostipite fisheriano, e del poco conosciuto "Pharaoh's curse" (1957) di Lee Sholem, incentrato su una spedizione archeologica in Egitto alle prese con uno dei componenti trasformato in sanguinaria mummia da una maledizione millenaria, l'orrore imbalsamato venne sfruttato soprattutto in Messico.

Da un lato all'interno della trashissima serie riguardante la mummia azteca, costituita da "Il risveglio della mummia" (1957), "La maldición de la momia azteca" (1957) e "Il terrore viene dall'oltretomba" (1958), tutti diretti da Rafael Portillo e riciclati poi da Jerry Warren per infarcire il suo "Attack of the Mayan mummy" (1964), dall'altro, se si esclude "El castillo de los monstruos (1958) di Julián Soler, comprendente anche un vampiro e un licantropo, nell'allora fiorente filone del catch-movie, tra "Las Luchadoras contra la momia" (1964) di René Cardona, "Santo el enmascarado de plata y Blue Demon contra los monstruos" (1970) di Gilberto Martínez Solares, "Las momias de Guanajuato" (1972) di Federico Curiel e "Capulina contra las momias (El terror de Guanajuato)" (1973) di Alfredo Zacarias.



Dal canto suo, la Spagna rispondeva inserendo il mostro dalle fasce in due lungometraggi interpretati da Paul Naschy alias Jacinto Molina: "Operazione terrore" (1970), diretto a sei mani da Hugo Fregonese, Eberhard Meichsner e Tullio De Micheli e popolato da alieni, Frankenstein, l'uomo lupo e un vampiro, e "La venganza de la momia" (1973) di Carlos Aured, rivisitazione iberica del soggetto alla base del film con Karloff.

Interpretato da Charlton Heston e Susannah York ed incentrato sul trasferimento dello spirito della regina egiziana Kara nel corpo della figlia di un archeologo, "Alla trentanovesima eclisse" di Mike Newell fu invece il titolo che aprì gli Anni Ottanta, seguìto dal soporifero "Dawn of the mummy" (1981) di Frank Agrama, con i resuscitati di un'antica tomba dell'Egitto più vicini nell'iconografia agli zombi di Lucio Fulci, ed il brasiliano "O segredo da múmia" (1982) di Ivan Cardoso, il cui protagonista, tra horror e commedia, è uno scienziato alle prese con la scoperta dell'elisir della vita e della mummia di Runamb.

Per il resto, oltre a "Waxwork" (1988) di Anthony Hickox, ambientato in un museo delle cere maledetto che consente di accedere alla dimensione relativa ad ogni statua presente, il decennio dei Duran Duran riservò soltanto storie di taglio giovanilistico, dall'ironico "Papà mummia" di William Dear, incluso tra un episodio di Steven Spielberg ed uno di Robert Zemeckis nel collettivo "Storie incredibili" (1985), a "Scuola di mostri" (1987) di Fred Dekker, la cui gang di ragazzi protagonisti, oltre a combattere Dracula, l'uomo lupo e l'uomo pesce, finisce per annientare la malandata infasciata srotolandola come se fosse carta igienica.

Tratto dalla serie televisiva "Tales from the darkside", "I delitti del gatto nero (1990)" di John Harrison dedicò invece un episodio interpretato da Steve Buscemi, Christian Slater e Julianne Moore ad una mummia sanguinaria, tanto quanto quelle protagoniste di "Legend of the mummy" (1997) di Jeff Obrow, ispirato a Bram Stoker, "The creeps" (1997) di Charles Band, nel quale affianca gli altri mostri storici del cinema horror, e "Ancient evil: Scream of the mummy" (1999) di David DeCoteau, anche conosciuto con il titolo "Bram Stoker's Legend of the mummy 2" e con un sequel del 2005 per mano di David Kaan.

Ma la versione più originale di fine millennio, in anticipo rispetto al succitato film di Sommers, è stata probabilmente quella fornita da Russell Mulcahy in "Talos-L'ombra del faraone" (1998), prima come semplice presenza, poi in forma di bende svolazzanti e di ragno gigante per approdare alla sua classica forma fisica.

Quindi, al di là dello splendido "Bubba Ho-tep" (2002) di Don Coscarelli, con Bruce"La casa"Campbell nei panni di un invecchiato Elvis Presley ricercato da una sanguinaria mummia in aria di metafora sulla paura nei confronti della morte tipica della terza età, e dell'escursione western di "7 mummies" (2006) di Nick Quested, prima del film di Rob Cohen sono state sfornate soltanto produzioni per lo più destinate all'home video, da "Evil unleashed" di Joe Castro ai pepati "The mummy's kiss" (2003) di David F. Glut e "Attack of the virgin mummies" (2004) di Daryl Carstensen e Andrew Schrom, fino agli zombeschi "Legion of the dead" (2005) di Paul Bales, interpretato dal dimenticato Zach Galligan di "Gremlins", e "La tomba" (2004) del compianto Bruno Mattei, che, da non confondere con l'omonima pellicola diretta nel 1986 da Fred Olen Ray, scopiazza spudoratamente i due film di Sommers, "Dal tramonto all'alba" e la seconda avventura di Indiana Jones, riciclando anche alcune inquadrature de "L'armata delle tenebre".

E, per chi non ne avesse ancora abbastanza, esiste anche un ironico "The kung fu mummy" (2005) di Randy Morgan!

Francesco Lomuscio

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