19 Aprile 2006 - Conferenza Stampa
"In ascolto - The Listening"
Intervista al regista e al cast.
di Mirko Lomuscio


Regista esordiente con il thriller In ascolto - The listening, Giacomo Martelli ha incontrato a Roma la stampa, accompagnato dal produttore Paolo Rossetti e dagli attori Maya Sansa e James Parks.

Giacomo, come mai per il tuo esordio registico hai scelto un film di taglio americano?
Giacomo Martelli: Beh, io ho sempre studiato in scuole inglesi, fin da quando ero piccolino, quindi, anche dal punto di vista cinematografico, sono cresciuto a film inglesi ed americani degli Anni Settanta.

Hai lavorato quattro anni al progetto, documentandoti su Echelon ed i complessi sistemi d'intercettazione; nonostante tutto, però, l'11 settembre c'è stato…
Giacomo Martelli: Il mio film è ambientato negli Anni Novanta, quindi tra la Guerra Fredda e l'11 settembre, un periodo d'illusione di pace, e viene anche accennato verbalmente di un probabile attacco. Magari l'11 settembre c'è stato, ma sono state evitate tante altre tragedie.

Maya, cosa ti ha spinto ad interpretare un personaggio diverso da quelli a cui ci hai abituati?
Maya Sansa: Prima del film, a colpirmi è stato Giacomo e la sua preparazione, inoltre ho sentito con lui un'affinità in quanto entrambi abbiamo studiato in Inghilterra. Il personaggio di Francesca non l'ho capito subito, ma mi è piaciuta immediatamente la storia, la quale coinvolge tutto il mondo, non solo l'America. Per quanto riguarda le Torri Gemelle, chissà se qualche telefonata era stata intercettata e, soprattutto, se i nostri diritti vengono veramente tutelati dalla grande potenza di turno.

E prima d'interpretare il film eri al corrente di questo ignoto universo?
Maya Sansa: In realtà avevo soltanto sentito parlare di un mafioso che, per non essere individuato, aveva tolto la carta sim dal suo cellulare e la aveva addirittura avvolta nella carta stagnola, però, dopo lo stupore iniziale della notizia non ci ho pensato più. Diciamo che, da quando ho iniziato a lavorare in The listening, sono divenuta più cosciente di questa invadenza.

Quanto nel film c'è di vero e quanto di inventato?
Giacomo Martelli: La stazione di ascolto sono sicuro che esista al 100%, in quanto siamo andati a girarci. Per quanto riguarda la veridicità delle cose, ho sempre cercato di tenermi due passi indietro rispetto alla realtà; comunque, mi sono avvalso della collaborazione di esperti del settore, come Duncan Campbell, il nostro consulente principale, arrestato negli Anni Ottanta per spionaggio.

Come si è articolato il film dal punto di vista produttivo?
Paolo Rossetti: A partire dal momento in cui ci siamo seduti a tavolino per parlare del film, la lavorazione è durata quattro anni. Le riprese sono state effettuate nell'estate del 2004, poi, però, c'è stato un grande lavoro di post - produzione per quanto riguarda il suono ed il montaggio. E, ovviamente, essendo noi giovani non sono mancati "errori di gioventù".

James, che rapporto hai tu con il tuo personaggio cattivo?
James Parks: In realtà, per quanto riguarda la conoscenza del sistema Echelon, ne sapevo un po' quanto tutti gli altri, anche perché sarebbe ingenuo pensare di non essere spiati. Ciò che mi ha attirato di Anthony era il fatto che si trattasse di un personaggio complesso e, soprattutto, difficile da interpretare in modo tale che lo spettatore lo potesse amare ed odiare contemporaneamente.

Come mai la scelta di prendere nel cast Parks padre e figlio?
Giacomo Martelli: Di questo film girai un promo di tre o quattro minuti con Mark Fiorini tra gli attori e, quando gli ho detto che volevo farne il lungometraggio, mi suggerì di vedere Michael ed il figlio Jimmy. Inizialmente, pensai al Michael Parks di Dal tramonto all'alba, ma non vedevo come quello dello sceriffo potesse in qualche modo entrare nel personaggio che avevo pensato. Poi vidi Kill Bill volume 2, in cui Michael vestiva i panni del protettore messicano Esteban Vihaio, dopo aver rifatto lo sceriffo nel primo episodio. Infine mi arrivò lo showreal di jimmy ed ho quindi capito che la potenza era tanta (ride).

All'inizio della conferenza stampa hai accennato al cinema degli Anni Settanta; in Listening hai forse richiamato o citato qualche tuo maestro?
Giacomo Martelli: Anche se non te ne rendi conto mentre giri il film, alla fine qualcosa ce la ritrovi dentro. Sicuramente il cinema americano degli Anni Settanta e dei primi Anni Ottanta, quindi nomi come Martin Scorsese, Francis Ford Coppola, Arthur Penn, Steven Spielberg e George Lucas. Stranamente, infatti, sebbene io non gliene abbia mai parlato ai miei collaboratori, sia il rifugio che i costumi di Maya ricordano L'impero colpisce ancora. Infine, il rapporto tra i due amici rimanda forse al mio film preferito: L'uomo che volle farsi re.

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