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09 Settembre 2009 - Intervista
"The Hole in 3D"
Intervista al regista.
di Francesco Lomuscio
Presso la 66ª edizione della Mostra d'arte cinematografica di Venezia, dove è approdato per presentare alla stampa "The Hole in 3D", horror girato con il nuovo sistema 3-D, abbiamo incontrato Joe Dante, regista dei due "Gremlins".
Quale è il suo segreto per continuare ancora oggi a realizzare film hollywoodiani basati su idee provenienti dai b-movie e dal trash?
Joe Dante: Sono stato fortunato perché ho avuto l'opportunità di muovermi nel momento in cui i cosiddetti film di serie b sono diventati i film di serie a. Tutto quello che veniva considerato trash quando ero bambino io, all'improvviso è diventato di serie a, quindi ho cominciato a raccogliere fondi per realizzare film considerati fino a quel momento una sottocultura popolare quasi degna di disprezzo. Nel frattempo, però, i ragazzini dell'epoca sono cresciuti trasformandosi in un pubblico di cui prendersi cura, quindi si è cominciata a produrre film ad alto budget che, fino a vent'anni prima, sarebbero probabilmente diventati solo delle serie o, appunto, prodotti di serie b.
Possiamo considerare "The hole" un horror formato famiglia?
Joe Dante: Non avrei potuto esprimerlo meglio io (ride).
La sinossi del film ricorda quella di "Non aprite quel cancello"…
Joe Dante: Diciamo che "The hole" non è stato precisamente concepito come omaggio a "Non aprite quel cancello", ma ho tante di quelle immagini nella testa che, ormai, cito inconsciamente altri film. In effetti ci sono molti film che portano titoli simili a quello di "The hole", purtroppo, però, non siamo riusciti a trovarne un altro. Il che fa di questo film l'ultimo di una serie da me diretti i cui titoli non sono azzeccatissimi.
Quali sono le sue paure?
Joe Dante: Una, per esempio, sarebbe quella di non essere in grado di fare film (ride). Qualche hanno fa realizzai il film "L'ululato", sulla cui locandina una didascalia diceva "Immagina che le tue peggiori paure si trasformino in realtà". Purtroppo, era già stata usata per quel film, altrimenti sarebbe andata benissimo per "The hole".
E da bambino, quali erano le sue paure?
Joe Dante: Non avevo molte paure da bambino, poi, però, dopo aver visto il film "Tarantola", ho cominciato a temere il ragno gigante protagonista, tanto che al mattino avevo timore di scendere dal letto perché credevo che, da sotto, avrebbe potuto afferrarmi. I miei genitori mi avevano suggerito di cominciare ad evitare quel tipo di film, ma si sono dovuti adeguare perché non potevo farne a meno.
Quali sono i registi che la spaventano?
Joe Dante: Diciamo che non ci sono ormai registi specializzati nell'horror, forse con l'eccezione di George A. Romero, ma uno dei miei film preferiti è "Suspense", storia di fantasmi che fa veramente paura. Da adulto, poi, la cosa che più mi ha spaventato è stata l'amministrazione Bush (ride).
Come ha usato il 3-D in questo film?
Joe Dante: Se state pensando che io possa aver abusato del 3-D, sappiate che in "The hole" non abbiamo dita che finiscono dritte nei vostri occhi o bulbi oculari che rotolano fino alla terza fila del cinema (ride). Io sono sempre stato affascinato dal 3-D fin da bambino, negli Anni Cinquanta, quando era molto popolare, poi, per via della carenza tecnologica è scomparso. Oggi la tecnologia c'è, con "Avatar" vedrete che il 3-D sarà un qualcosa destinato a trasformarsi in uno strumento per la narrazione, come il bianco e nero, il colore o il cinemascope, anche se verrà sicuramente utilizzato nei film in cui varrà la pena.
Tra l'altro, lei, anni fa, tramite "Matinee" omaggiò William Castle, il quale inventava sempre assurdi stratagemmi per coinvolgere maggiormente lo spettatore durante la visione dei film. Si sente un po' William Castle oggi?
Joe Dante: No, credo che quelli fossero più che altro trucchetti che facevano parte dello show, sicuramente pionieristici. Oggi, dove penso ci sarà una maggiore interazione con lo spettatore, è molto probabile che si creerà un dilemma per il regista, il quale avrà difficoltà nel raccontare una storia perché sarà il pubblico a scegliere cosa dovrà succedere.
Come mai lei non scrive quasi mai i suoi film?
Joe Dante: In realtà, ho cominciato scrivendo le sceneggiature, ma ho scoperto che gli altri lo facevano molto meglio di me. Però faccio delle aggiunte agli script durante la lavorazione, perché secondo me i film vanno fatti ben tre volte: quando sono scritti, quando sono girati e quando vengono montati.
Crede che un festival del cinema possa essere un buon set per un horror?
Joe Dante: C'è stato un film che s'intitolava "The last horror film"…
Intende "The last horror film" con Caroline Munro?
Joe Dante: Sì, proprio quello, però non l'ho mai visto.
A quale progetto sta lavorando ora?
Joe Dante: Chi lo sa? Dubito fortemente che me ne verrà chiesto un altro (ride).
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