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04 gennaio 2005 - Conferenza stampa
"The Aviator"
Intervista a Leonardo Di Caprio, Cate Blanchet e Martin Scorsese
di Daniele Sesti
Qual è il suo sogno impossibile?
Leonardo Di Caprio - La pace sulla terra, aiutare le persone in difficoltà nel mondo.
Cosa la ha affascinata del personaggio di Howard Hughes?
Martin Scorsese - Di lui avevamo l'idea di un uomo anziano recluso in un attico di un hotel di Las Vegas. Una sorta di reliquia. Lavorando a questo film ne esce invece la figura di un uomo giovane dalla visione straordinaria ma che già covava in sé i semi di quella patologia che lo ha portato alla distruzione.
Quali sono state le maggiori difficoltà tecniche?
Martin Scorsese - Sono state molte. Soprattutto le scene delle riprese aeree sono state particolarmente difficili. Sono il risultato di varie tecniche. Primi piani veri di Di Caprio, riprese di modellini di aerei, computer grafica e l'utilizzo del blue screen.
Secondo lei, Howard Hughes era un pazzo affascinante o un pazzo pericoloso?
Leonardo Di Caprio - Direi che era più affascinante che pericoloso. Al massimo, è stato pericoloso per sé stesso ma non per gli altri. E' un personaggio complesso, dalle mille sfaccettature. Un personaggio della grande tragedia greca. Penso che, in fondo, impersonifichi il primo vero miliardario americano.
I venti anni di isolamento di Howard Hughes sono stati una sua libera scelta o lo hanno costretto?
Martin Scorsese - Penso che sia stata una necessità. Negli ultimi anni, lui aveva sviluppato ulteriormente le sue fobie anche a causa dei danni subiti negli i incidenti aerei. Si era anche circondato di collaboratori che hanno assecondato le sue fobie. Era talmente ricco che aveva quattro medici a sua disposizione 24 ore su 24. E' paragonabile ad un sovrano dell'antica Grecia: aveva potere su tutto e su tutti… alla fine ha pagato il prezzo di tanto potere.
E' stato difficile interpretare il personaggio di Katharine Hepburn?
Cate Blanchett - E' molto difficile interpretare un personaggio realmente esistito e così noto. Confesso che ero terrorizzata. D'altronde quando un maestro come Martin Scorsese ti chiama devi farti trovare pronta. Ho studiato molto il personaggio. Ho visto molti film della Hepburn sul grande schermo, film che avevo visto solo in televisione, ed è stato molto utile. Poi c'era la sceneggiatura che presentava delle esigenze da rispettare. Insomma, ho dovuto lavorare al servizio della sceneggiatura, di Martin e del personaggio che oltre ad essere stata una brava attrice, è stata anche una grande donna.
Quanto ha influito il discorso sul sistema concorrenziale degli Stati Uniti nella stesura del film?
Martin Scorsese - E' stata una delle ragioni per cui ho realizzato questo film. E lo scontro tra la Pan Am e la TWA ne è l'esempio.
Di quale aspetto Howard Hughes è il simbolo: dell'american dream o della disperation?
Martin Scorsese - Il sogno americano è un'arma a doppio taglio. H.H. è forte, ma poi cede a questa sua forza e si autodistrugge: vuole sempre di più. Lo accosto al personaggio di Icaro. Alla fine paga il prezzo dell'enorme potere raggiunto, Qualcosa di simile accade in Good Fellas.
Perché non ci ha fatto vedere di più di quella Hollywood ormai scomparsa?
Martin Scorsese - Il titolo del film è "L'aviatore". Questa era la sua più grande passione. A seguire, venivano il cinema e le donne. Non so, però, in quale ordine...
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