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30 Ottobre 2008 - Conferenza stampa
"Si può fare"
Intervista al regista e al cast.
di Andrea Gerolamo D'Addio
Al Festival di Roma, per presentare “Si può fare” sono presenti il regista Giulio Manfredonia, lo sceneggiatore Fabio Bonifacci, e buona parte del cast: Claudio Bisio, Anita Caprioli e Maria Roaria Russo.
Il film è stato parecchi apprezzato alla proiezione stampa, prova ne sono i tanti applausi ricevuti. Come mai il film non è in concorso?
Giulio Manfredonia: sNon lo so, ma è comunque bello stare qui in questa cornice. Abbiamo parlato molto con gli organizzatori e tra le varie soluzioni che ci sono state offerte abbiamo scelto per questa che almeno ci dà la possibilità di una presentazione serale. Certo che se uno va' in un festival significa che si sente pronto a competere, io dopotutto anche se non ho l'età di De Oliveira, comunque ho quarant'anni e le mie esperienze alle spalle.
Claudio Bisio: Anche a me piace la guerra, sarei stato pronto.
Bisio, come si è approcciato al suo personaggio?
Claudio Bisio: Già apprezzavo il lavoro di Giulio, ma quando ho letto la sceneggiatura sono rimasto davvero appassionato dalla vicenda. Quando soprattutto ho letto le righe finali, il riferimento al fatto che si tratta di una storia ispirata alla realtà, mi sono venute quasi le lacrime. Mi sono così avvicinato al personaggio in maniera del tutto emozionale, credendo nel progetto.
La nascita del film...
Fabio Bonifacci: Era una storia che avevo in mente da tempo, e per anni ne parlavo in osteria e vedevo che effetto facesse. L'ho raccontata così tante volte che una notte mi sono sentito finalmente pronto e in poche ore ho scritto venti pagine di soggetto. Da allora, era il 2002, ad oggi, sono successe parecchie cose...
Giulio Manfredonia: Sì, erano quattro anni che c'era in ballo questo progetto. Dalla sceneggiatura siamo dovuti passare alla realtà, al rendere tridimensionali personaggi che sono pieni di movimenti, tic e dettagli che la carta più di tanto non può esprimere. Abbiamo fatto sopralluoghi, siamo tornati sui posti in cui un tempo sorgevano i manicomi, abbiamo interrogato persone e studiato. Se c'è un equilibrio in tutto ciò che viene narrato, ciò nasce dal rispetto che abbiamo avuto per ciò di cui parlavamo.
La scelta del cast...
Giulio Manfredonia: Abbiamo fatto una sorta di preparazione al provino con più di trenta attori e ci siamo messi a lavorare sul mondo della malattia mentale. Si poteva scegliere solo alcuni di loro, ma tutti meritavano quasi ugualmente. Su Claudio, penso che fosse la scelta migliore visto che ha molte caratteristiche simili al personaggio: è un motivatore ed è un talent-scout.
La legge Basaglia...
Claudio Bisio:E' un punto di civiltà ormai condiviso, un punto di non ritorno fondamentale.
Sul sindacato...
Claudio Bisio: Ha i suoi difetti, ma come tutte le organizzazioni. E' un emblema delle democrazia, una forma di tutela per i lavoratori che solo così possono mettersi a discutere con degli imprenditori che, giustamente dal loro punto di vista, cercano solo di massimizzare il proprio profitto.
La Milano da bere...
Claudio Bisio: E' vero che gli anni '80 a Milano sono molto vituperati, ma io lo ricordo come un periodo bellissimo: in quegli anni ho prima finito l'accademia al Piccolo e poi iniziato a lavorare all'Elfo. La mia Milano era quella lì.
Pensato ad utilizzare attori con reali problematiche mentali?
Giulio Manfredonia: No, per due ragioni. La prima è pratica: non è detto che il film sarebbe venuto bene. La seconda è ideologica: credo nei mestieri e nella professionalità. Abbiamo tanti attori bravissimi in Italia e penso che ognuno debba fare il proprio lavoro.
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