08 Febbraio 2008 - Conferenza stampa
"John Rambo"
Intervista al regista e attore protagonista.
di Francesco Lomuscio

"Al giorno d'oggi è veramente difficile avere una seconda chance, soprattutto alla mia non più giovanissima età, quindi, se oggi sono qui per farvi vedere nuovamente in azione John Rambo è merito di Avi Lerner, grande produttore che ringrazio di cuore". Così l'attore-regista Sylvester Stallone, accompagnato dai produttori John Thompson e Avi Lerner, ha chiuso la conferenza stampa di presentazione di "John Rambo", quarto capitolo della serie incentrata sull'omonimo eroe d'azione. Ma torniamo un'ora indietro per riepilogare quanto raccontato ai giornalisti italiani…

Questo nuovo "Rambo" è ambientato in Birmania, dove la tragedia è veramente grande, ed è caratterizzato da una parte documentaristica molto vera. Come si è avvicinato a questo tema?
Sylvester Stallone: Sono molte le guerre conosciute nel mondo, ma che vengono tenute sotto silenzio; per questo ho deciso di far tornare John Rambo in azione, catapultandolo in quello che è un po' un suo inferno personale. E credo che ne sia venuto fuori un film d'intrattenimento ma educativo al tempo stesso.

Il taglio generale è diverso da quello che ha caratterizzato i suoi precedenti lavori da regista…
Sylvester Stallone: Sinceramente, non mi sono posto il problema della regia, in quanto non sono né Steven Spielberg, né uno che voleva fare un film come "Black Hawk down". Ho pensato che la cosa migliore fosse raccontare la storia direttamente attraverso gli occhi di Rambo, per questo c'è molta adrenalina e tensione.

La violenza presente sembra contenere un particolare messaggio…
Sylvester Stallone: L'ho riprodotta fedelmente a quella che viene praticata in quei posti. John Rambo è uno che vuole far assaggiare, a chi ne fa uso, lo stesso tipo di violenza provata da coloro che la subiscono. Non è soltanto grafica, come si potrebbe pensare, è molto realistica.

Come mai in nessuno dei capitoli della serie sono presenti scene di sesso?
Sylvester Stallone: Perché in Vietnam John Rambo ha avuto un incidente che gli ha fato saltare via una particolare parte del corpo; per questo porta con sé un lungo coltello (ride).

Cosa rappresenta Rambo nella sua carriera?
Sylvester Stallone: Credo che tutti noi abbiamo due parti: un paradiso, che è il lato buono e ottimista, e un inferno, quello chiuso, pessimista e vendicativo. Penso sia un privilegio poter interpretarle entrambi, avere la possibilità di incarnarle in un guerriero che cerca di tornare in una casa che non ha.

Secondo lei, nel mondo d'oggi quanto bisogno c'è di eroi positivi?
Sylvester Stallone: Credo che gli eroi moderni siano di varie taglie e dimensioni, non necessariamente fatti di muscoli, anzi, con un cuore e un cervello.

Cosa pensa del moderno cinema d'azione?
Sylvester Stallone: Il discorso del cinema d'azione muta con il mutare della società: quando ero bambino c'erano i film di John Wayne, poi sono arrivati quelli interpretati da me e Arnold Schwarzenegger, molto hollywoodiani; i nuovi action-movie sono basati più sulle moderne tecniche di effetti speciali che sulla fisicità, quindi Jason Bourne è sicuramente diverso dai precedenti eroi d'azione. Certo, ai miei tempi avrei voluto anche io poter godere delle moderne tecnologie, perché all'epoca essere stunt significava essere scaraventati veramente a terra (ride).

Se dovesse stilare una personale classifica dei quattro "Rambo"…
Sylvester Stallone: Diciamo che il primo è come un figlio, poi al secondo posto metterei questo nuovo. Al terzo metto "Rambo 2-La vendetta", con la sua guerra combattuta in stile hollywoodiano, e, infine, il numero tre, nel quale ho introdotto i russi per fare un po' di politica. Bisogna però stare attenti a fare le cose politiche, perché, per esempio, due settimane prima dell'uscita di "Rambo 3" Gorbaciov è andato da Reagan e… perestroika! Alla fine il nemico ero io e mi fischiavano ovunque andassi a presentare il film (ride).

Questo sarà l'ultimo film di Rambo?
Sylvester Stallone: Sarà molto difficile per me dover dare l'addio a John Rambo, come lo è stato darlo a Rocky. Se lo facessi mi sentirei molto depresso, credo comunque di dover ancora dire molte cose in riguardo.

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