09 Febbraio 2009 - Conferenza
"Questo piccolo grande amore"
Intervista al regista e al cast.
di Domitilla Pirro
Alla conferenza stampa di presentazione del film 'Questo piccolo grande amore', trasposizione cinematografica dell'omonimo concept album di Claudio Baglioni pronta a invadere le sale con quasi 500 copie a ridosso di San Valentino, hanno presenziato il regista Riccardo Donna, gli interpreti Emanuele Bosi e Mary Petruolo e lo sceneggiatore Ivan Cotroneo, assieme ai produttori Giannandrea Pecorelli e Matteo Levi.
Qual è stata la vostra esperienza sul set? E' stato difficile interpretare i ruoli di Andrea e Giulia, giovani innamorati nella Roma del 1971?
Emanuele Bosi: 'Questo piccolo grande amore' racconta un'universale storia d'amore, come quelle che hanno vissuto i nostri genitori e che vivranno i nostri figli e nipoti; non si tratta di emozioni che appartengono solo agli anni Settanta, ma a qualunque epoca. Perciò possiamo dire che non è stato particolarmente impegnativo rendere l'atmosfera dell'epoca, ma piuttosto raccontare i sentimenti legati a una storia così. E poi, i miei genitori mi hanno portato a ben tre concerti di Claudio Baglioni: conosco a memoria molte sue canzoni, perciò è stata una bella emozione partecipare a questo progetto.
Mary Petruolo: E' capitato a tutti di ascoltare canzoni di Baglioni e di identificarcisi. L'amore che lui ha raccontato in quest'album è assoluto. Per noi, quindi, la difficoltà nel calarci nei panni di Giulia e Andrea è stata minima; certo, tra i ragazzi di oggi c'è uno slang diverso - loro invece parlavano in modo molto più "pulito" - ma regista e produttori, che negli anni Settanta avevano la stessa età dei personaggi che abbiamo interpretato, erano sempre accanto a noi sul set e ci hanno dato una mano... Non sono propriamente vecchi: saggi, piuttosto!
Qual è il rapporto di Claudio Baglioni con il film?
Riccardo Donna: Ci siamo mantenuti piuttosto vicini ai suoi ricordi e alla sua percezione della storia, ma dal momento che io stesso mi trovo ad avere all'incirca la sua stessa età è stato naturale trasporre la mia esperienza personale nel film. Claudio, comunque, oltre a partecipare al soggetto e alla sceneggiatura, si è occupato di tutte le musiche, riarrangiandole in occasione di questo progetto.
Ivan Cotroneo: La firma di Claudio non è un semplice proforma: l'intero arco narrativo del film è già contenuto nel suo album, che io mi sono limitato a seguire. Inoltre è stato una continua fonte di spunti: ha portato nel personaggio di Andrea, il ragazzo protagonista, molto di sé e del suo vissuto, dal quartiere natale di Centocelle all'amore per l'arte, che Claudio sa esplicare in musica e il personaggio di Andrea invece esprime attraverso il disegno.
Quale ritenete che sia il pubblico di riferimento di 'Questo piccolo grande amore'?
Giannandrea Pecorelli: E' importante arrivare a toccare determinate corde emotive nell'animo del pubblico. Già prima di 'Notte prima degli esami' avevamo intuito che sono i gruppi di giovani e giovanissimi a frequentare maggiormente le sale. Ma è chiaro che si tratta di un film per tutti, perché chiunque può rispecchiarsi nel percorso del primo amore, perciò può piacere a spettatori di ogni età.
E' stata una scelta precisa quella di assegnare centralità all'intreccio romantico sfumando invece il contesto?
Riccardo Donna: Credo sia solo un'impressione. Certo, determinate ricostruzioni che abbiamo reso sono filtrate dalla nostalgia e dalla memoria, perciò potrebbero risultare meno crude di quello che in effetti furono. Diciamo che ho cercato di ritrarre gli anni Settanta come avrei voluto che fossero, prima degli anni bui del terrorismo. Poi è chiaro che, nel progredire della vicenda, pian piano il contesto del 1971 sparisce e diventa preponderante la forza di questa storia d'amore.
Indossare la "maglietta fina" cantata da milioni di italiani è una bella responsabilità. Come l'hai affrontata? Che spunti ha offerto Baglioni?
Mary Petruolo: Ho cercato di mettere da parte il "peso" del personaggio mitizzato da tante generazioni per concentrarmi invece sulle sue emozioni. L'apporto di Claudio Baglioni è stato prevalentemente indiretto, tramite le sue canzoni; quando è venuto sul set non ci ha dato dritte specifiche, ma si è limitato a rassicurarci sul lavoro che avevamo svolto e stavamo ancora svolgendo. L'abbiamo apprezzato moltissimo, ci ha tranquillizzati.
Come sono stati individuati i protagonisti?
Riccardo Donna: Il lavoro di casting è stato serio e accurato. Sono stati fatti numerosissimi provini: per quanto riguarda il ruolo femminile, da sempre sospettavo che Mary sarebbe stata perfetta per la parte. Avevo già lavorato con lei in alcune fiction televisive e sapevo che si sarebbe rivelata adatta. Emanuele, invece, è stato individuato solo al termine delle selezioni, ma ha sbaragliato tutti i possibili rivali: sapeva già di essere pronto per interpretare Andrea, e ce l'ha dimostrato.
L'elemento grafico sembra molto presente all'interno di QPGA. Attraverso i disegni del protagonista la storia evolve e cresce. Come vi siete approcciati a quest'elemento? E come avete invece affrontato la città di Roma, che fa da significativa cornice all'intera vicenda?
Riccardo Donna: Siamo partiti dalla storica copertina dell'album. Sapevamo che prima o poi saremmo approdati a quell'immagine, perciò abbiamo cercato un disegnatore che riuscisse a riprendere quel genere di tratto, così simbolico, tipico dell'epoca, e abbiamo sviluppato vari temi con quello stile inconfondibile. Per quanto riguarda Roma, invece, raccontarla ha indubbiamente presentato notevoli difficoltà: la città non ha quasi nulla in sé che risalga ancora agli anni Settanta, perciò è stato complesso svelarla poco a poco, soprattutto in grandi scene corali come quella in apertura. Ma sono soddisfatto del risultato.
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