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Orgoglio e pregiudizio
In principio c'era Jane Austen...
di Ilaria Ferri
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Con l'uscita del "nuovo" Orgoglio e Pregiudizio, non si può evitare qualche riflessione sulla riuscita dei due film.
La pellicola del 1940 è una commedia brillante diretta da Robert Z. Leonard.
Una commedia classica nel senso più stretto del termine (siamo nell'epoca d'oro dello studio system americano), in cui romanticismo e risate si mischiano in un mix irresistibile e cattura-pubblico. Una sapiente sceneggiatura, fedelissima ai dialoghi del libro, mostra con leggerezza le impennate di orgoglio e i pregiudizi che rendono tortuoso il coronamento dei sogni galanti dei nostri protagonisti, con un ritmo che da il giusto spazio alla già citata ironia della Austen.
Il cast è meraviglioso, diretto ottimamente, riesce a dare vita alle pagine del libro; impossibile non ricordare, oltre Laurence Olivier e Greer Garson (Darcy ed Elizabeth), Mary Boland (la signora Bennet) o Melville Cooper (il signor Collins) che infondono un senso di assurdo e comico, ma al contempo di amaro, ai loro personaggi.
Per quanto molto curata nella ricostruzione storica e meravigliosa dal punto di vista scenografico e dei costumi, la nuova versione, accentuando i toni drammatici e romantici, riduce il romanzo ad una semplice storia d'amore come tante, si perde la forte caratterizzazione dei personaggi, si perdono i dialoghi e i toni pungenti della Austen, che sono presenti nella versione del 1940, e che invece qui sono edulcorati per lasciar spazio ad un sentimentalismo che, leggendo il romanzo, vuol essere assolutamente di secondo piano.
Anche la recitazione resta del tutto anonima, per non dire incolore, la sensazione che si ha di fronte a questa nuova versione è di assoluta piattezza e deja vu.
Nonostante nel cast ci siano attori del calibro di Judi Dench e Donald Sutherland, non basta a rendere il film avvincente come l'altro. Inutile e sciocco fare un confronto fra la Elizabeth di Greer Garson e quella di Keira Knightley, la quale è sicuramente una ragazza molto affascinante, ma ha ancora tanta strada da fare.
L'eccessiva spontaneità e confidenzialità delle ragazze e il tipo di rapporti familiari, le avvicina molto di più alle sorelle March di "Piccole donne" che non alle sorelle Bennet.
Quanto è spumeggiante e leggera (ma non superficiale) la versione del 1940, tanto è inconcludente e priva di sapore questa nuova. Si sono persi così i tratti caratteristici delle opere della Austen, per ottenere un banale film su due persone che a prima vista si odiano e poi scoprono d'amarsi.
Come diceva qualcuno in tv, la domanda sorge spontanea: c'era bisogno di questa ennesima versione di Orgoglio e Pregiudizio?
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