05 Settembre 2013 - Conferenza
"Oblivion"
Intervista al regista Joseph Kosinski.
di Redazione FilmUP.com

Nell'epico film di fantascienza Oblivion di Joseph Kosinski, Tom Cruise interpreta Jack Harper, uno degli ultimi uomini sopravvissuti su una Terra devastata dopo una tremenda guerra con una razza aliena. La sua missione: proteggere le ultime risorse idriche del pianeta prima che l'umanità si prepari a ricominciare una nuova vita altrove. Mentre si accinge a completare la propria missione Harper incontra un misterioso sconosciuto e scatena una serie di eventi che metteranno in crisi tutte le sue certezze.
Il film sarà disponibile in Blu-ray e Dvd dal 4 settembre e per l'occasione abbiamo intervistato il regista Joseph Kosinski, diventato famoso nel 2010 con Tron: Legacy, il reboot del classico di fantascienza.


Come è nata l'idea per Oblivion?
Joseph Kosinski: Mi è venuta all'improvviso otto anni fa. Mi ero appena trasferito a Los Angeles e non stavo riscuotendo molta fortuna nel campo della pubblicità e dei video musicali. Così, per evitare di impazzire, ho iniziato a scrivere questo racconto che ho pensato potesse essere un buon film; una piccola storia minimalista e psicologica. In quanto a influenze, ho amato Twilight Zone da bambino, la serie Alfred Hitchcock presenta, ovviamente Guerre stellari, Blade Runner e 2001: Odissea nello spazio. Sono cresciuto con show e film di questo tipo, ma volevo fare qualcosa di differente rispetto a tutto il resto. Volevo creare un film di fantascienza sull'ultimo uomo sulla Terra - ovvero l'uomo che deve dire addio alla Terra.

Cosa ti attrae della fantascienza? Perché cerchiamo di guardare al futuro e cosa ci dice questo del nostro presente?
Joseph Kosinski: Sono stato a Petra un paio d'anni fa, in Giordania, ed è una città immersa nel deserto. C'è qualcosa di molto profondo nell'immaginare un'epoca in cui il nostro mondo costituirà le rovine del futuro. La nostra civiltà sarà un oggetto di studio per i posteri. È davvero suggestivo pensare a un'epoca successiva alle nostre esistenze. In questo senso la fantascienza può essere davvero coinvolgente, specialmente quel tipo di fantascienza realistica.

Come hai sviluppato la tua storia in un film?
Joseph Kosinski: Subito dopo aver finito il trattamento, il Writers Guild è entrato in sciopero. Avevo una storia da sviluppare ma nessuno sceneggiatore disponibile. Il mio agente ha avuto l'idea di trarne una graphic-novel in attesa della fine dello sciopero, in modo da avere già una base narrativa e delle immagini da cui partire. Nel frattempo sono stato ingaggiato per Tron: Legacy, che mi ha tenuto impegnato per tre anni. In seguito, con le idee molto più chiare, mi sono recato agli studios e ho inviato il progetto a Tom Cruise. Lui ha accettato e siamo partiti immediatamente.

Com'è stato lavorare con Tom Cruise?
Joseph Kosinski: Lui è fantastico. È il più grande lavoratore che abbia mai conosciuto; ogni singolo giorno si impegna al massimo. Inoltre ha lavorato con alcuni dei miei eroi, da Stanley Kubrick (Eyes Wide Shut) a Ridley Scott (Legend) a Michael Mann (Collateral). Essendo solo al mio secondo film, ho imparato tantissimo da lui e dalla sua esperienza.

In che modo l'esperienza di Tron: Legacy ti è stata utile per questo film?
Joseph Kosinski: Per moltissime cose. Tron è stata un'esperienza eccezionale, già solo lavorare su un film di quella portata, l'aspetto tecnico, il processo di realizzazione. A livello di sceneggiatura, però, questa volta volevo che fosse completamente terminata prima che iniziassimo le riprese. Con Tron non abbiamo avuto questo lusso; Tron è stato soprattutto un work in progress, e questo ha reso un lavoro già complicato ancora più difficile. Questa volta il mio standard per lo script era altissimo. Avevamo una sceneggiatura completa prima di cominciare a girare e che corrisponde in pieno alla storia raccontata sullo schermo.

Il film punta sull'evoluzione degli aspetti tecnologici?
Joseph Kosinski: Assolutamente, ma lo abbiamo fatto alla maniera della "vecchia scuola" e abbiamo usato il green-screen e il blue-screen in modo diverso dal solito. In questo film ho voluto sfruttare il più possibile le potenzialità della cinepresa. La Sky Tower per esempio, la casa in cui vive Jack. Normalmente avremmo costruito un set, circondato dal green-screen, girato la scena e poi dopo avremmo riempito lo sfondo con il cielo. In questo film, abbiamo agito in modo diverso. Siamo saliti in cima al vulcano Haleakal? a Maui e per una settimana abbiamo ripreso il cielo con tre cineprese, in modo da ottenere panorami di nuvole ad altissima risoluzione a 3000 metri di altitudine. Poi abbiamo proiettato il materiale girato su uno schermo a 360° intorno al set con ventuno proiettori. Con questa tecnica siamo riusciti a girare tutte le scene della Sky Tower. Gli attori sul set potevano osservare le nuvole oltre le finestre, con una luce che rispecchia la luce naturale. Nulla di tutto ciò è un effetto speciale.

Dove sono state girate queste sequenze?
Joseph Kosinski: A Baton Rouge (Louisiana), ai Celtic Studios. Avevamo un set enorme, alto venti metri, con questo sfondo tutt'intorno. Mi bastava premere un bottone per scegliere tra otto differenti panorami. Potevo girare per tutto il giorno come se fosse notte o l'alba. Tutte quelle cose che non potresti fare con degli effetti speciali. Con il mio direttore della fotografia, Claudio Miranda, appena premiato con un Oscar, abbiamo utilizzato questo metodo. Ne sono molto orgoglioso, era il nostro sogno fin dall'inizio.

E invece gli esterni?
Joseph Kosinski: Sono stati girati in Islanda, che ha un aspetto molto primordiale. Sembra la Terra di milioni di anni fa; il deserto nero, i ghiacciai, tutto è stato girato in Islanda.

Nonostante questo, è un film con cui è facile relazionarsi.
Joseph Kosinski: È una storia universale. Si svolge nel futuro, ma non la definirei fantascienza hardcore. È la storia di un uomo che scopre qualcosa dentro di sé, diventando un eroe. È un film sulla resistenza del vero amore. È una storia su quello che ci rende ciò che siamo. Racchiude temi universali, anche se si svolge su una Terra del futuro.

Che ruolo gioca il tuo background di architetto nel tuo lavoro di regista?
Joseph Kosinski: Ovviamente ha un grand eimpatto sullo studio delle scenografie. Amo curare i dettagli ed essere sicuro che tutto sembri funzionale e reale, e non solo un artificio da film. Su un livello più concettuale, penso anche che esistano molte analogie fra l'architettura e la regia. Nella scuola di architettura ho imparato che una semplice idea può influenzare ogni cosa, dalle decisioni principali fino ai dettagli. Inoltre come architetto puoi essere visionario, ma devi anche considerare che stai lavorando insieme a moltissime altre persone. Un architetto non costruisce un edificio mattone per mattone, e fare il regista è più o meno la stessa cosa.

Quanta scienza c'è nella fantascienza?
Joseph Kosinski: Tantissima. La prima cosa che ho fatto, sia per questo film che per Tron, è stata assemblare un gruppo di dodici scienziati della NASA per una tavola rotonda a Pasadena, in California, e ho rivolto loro diverse domande: se entrassimo in contatto con una specie extraterrestre, perché vorrebbero parlare con noi? Cosa vorrebbero e che tipo di comunicazione sarebbe? Se volessi attaccare il pianeta Terra, quale sarebbe il modo migliore? Per esempio, è venuto fuori che la distruzione della Luna sarebbe una maniera molto sofisticata di gettare la Terra nel caos. Abbiamo avuto l'opportunità di conferire una base scientifica a tutte le idee vaghe che avevamo inserito nel nostro trattamento.

Anche la descrizione di future tecnologie è basata su presupposti scientifici?
Joseph Kosinski: Sistemi di propulsione, sistemi di potere futuristici, l'uso di fusioni, idrogeno pesante ed energia idrica del mare, questo tipo di tecnologia un giorno sarà reale. Già soltanto la nozione di tutta l'energia contenuta nei nostri oceani è estremamente affascinante.

Avete deciso di conservare qualcosa dello script originale per un potenziale sequel?
Joseph Kosinski: No, ritengo che sia una storia completa così com'è. Non ho pensato a un sequel. Ritengo che il film abbia un principio, uno sviluppo e una conclusione, e sono soddisfatto così. Questo non significa che non potremmo realizzare un capitolo precedente o un capitolo successivo per proseguire la storia, ma per adesso ritengo che sia un grande film anche in maniera autonoma.

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