Oblivion
Film fortissimamente voluto dal talentuoso filmaker americano Joseph Kosinski (il suo esordio con "Tron: Legacy") che lo pensava fin dal 2005 e per il quale aveva scritto una storia di 12 pagine poi diventata una graphic novel di successo, "Oblivion" arriva sui nostri schermi con tutto il suo carico di già visto ma anche con una piacevole misura di visionarietà e romanticismo.
La sensazione di deja vu l’abbiamo in alcune sequenze e inquadrature che tanto ricordano altri film del genere tanto da sembrare quasi un omaggio ("2001, Odissea nello Spazio", ma anche uno sguardo smaliziato verso l’epopea di "Guerre Stellari"), nelle soluzioni narrative di un finale a sorpresa, nell’alternarsi di introspezione ed azione fino a far pendere il piatto della bilancia decisamente verso quest’ultima soluzione.
La visionarietà e il romanticismo prorompono dalla storia stessa che si racconta. Siamo nel 2077, la Terra è ormai invivibile a causa della guerra combattuta contro gli alieni (gli "Scavenger"), vinta ma grazie alle armi nucleari che hanno reso il pianeta radioattivo e quindi inabitabile. Jack è sulla Terra per proteggere i macchinari che stanno risucchiando le ultime risorse rimaste dagli Scavenger rimasti sulla terra, per poi portarle su Titano (una delle lune di Giove) dove è riparata tutta la comunità umana sopravvissuta. Sentimenti contrastanti pervadono Jack, da una parte la voglia di abbandonare quel pianeta il prima possibile, dall’altra i ricordi di qualcosa che fu, un sogno ricorrente con un volto di donna che tormenta le sue notti ammantandolo di nostalgia...
E nel solco di questo conflitto si muove il film, regalandoci riprese mozzafiato di cieli tersi e limpidi come lame argentate e di deserti e cumuli di detriti privi di vita, il tutto illuminato da una fotografia luminosissima e nitida che ci regala momenti vibranti come quello del bagno notturno in una piscina sospesa sull’infinito.
Tom Cruise si crogiola in un personaggio su misura, così come Morgan Freeman gigioneggia nel ruolo del vecchio ribelle saggio e senza paura. Kosinski ci sa fare con loro, così come nella raffigurazione delle due figure femminili (Olga Kurylenko e Melissa Leo) denota di possedere un buon occhio. Si diverte con questo film, e si percepisce. Con le citazioni (la motocicletta di "La Grande Fuga"), le battute da film western ed un finale aperto, arricchisce un film che non sempre brilla per originalità.
La frase:
"Si può avere nostalgia di un luogo dove non sei mai stato?".
a cura di Daniele Sesti
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