05 Settembre 2010 - Conferenza
"Niente paura. Come siamo come eravamo e le canzoni di Luciano Ligabue"
Intervista al regista e al cast.
di Francesco Lomuscio

Approdato presso la sessantasettesima Mostra d'arte cinematografica di Venezia, il regista Piergiorgio Gay, affiancato dallo sceneggiatore Piergiorgio Paterlini e da parte del cast, ha presentato "Niente paura", documentario che racconta l'Italia del trentennio 1980-2010 attraverso le canzoni di Ligabue.

Come nasce questo progetto?
Piergiorgio Gay: Nato quasi tre anni fa, è un progetto che prevede di raccontare il nostro paese per mezzo della musica. Ne parlai al produttore Lionello Cerri ed è nata una certa complicità, poi abbiamo contattato Ligabue e, per la sceneggiatura, ho coinvolto Piergiorgio Paterlini.

Quale è il ruolo di Ligabue in questo film?
Ligabue: Innanzitutto, il mio ruolo è quello di ospite, ma, presuntuosamente, mi piace pensare di essere stato anche lo spunto di questa operazione. Dare voce a questo documentario cercando di dare anche la parola alle mie canzoni era una cosa che mi lusingava.

Quanto è importante oggi il ruolo di rocker in italia?
Ligabue: Mi piace pensare che il mio mestiere sia pieno di privilegi e il rock, in qualche modo, resta un territorio in cui vince ancora il nichilismo. Può sembrare buonismo, ma la mia natura è quella di lanciare messaggi di speranza, io sono così.

Quale messaggio lancia questo documentario?
Piergiorgio Gay: Eduardo diceva che i messaggi li portano i postini, quindi lasciamoli a loro (ride). Tra l'altro, durante le riprese molte frasi hanno cambiato la struttura che avevamo preparato con Paterlini.

Come avete reclutato tutte le persone intervistate?
Piergiorgio Gay: L'idea era quella di raccontare l'Italia tramite le persone che ci piacciono, per mostrare un paese in cui rispecchiarci. Io e Piergiorgio abbiamo stilato una sorta di elenco telefonico delle persone che volevamo coinvolgere, poi ne abbiamo anche discusso con il produttore.

Qualcuno si è rifiutato di partecipare?
Piergiorgio Gay: Avevamo deciso di non coinvolgere politici contemporanei, a parte Ciampi. Ma lui ci ha detto "No".

Giovanni Soldini come è stato convinto a partecipare?
Giovanni Soldini: Mi hanno convinto con una telefonata (ride). Mi ha chiamato Lionello e l'idea mi è piaciuta subito. In realtà è stato un impegno breve, perché mi hanno intervistato soltanto un'ora circa.

Come mai nel documentario non ci sono musicisti intervistati?
Piergiorgio Paterlini: Sceneggiare un documentario come questo implica un impegno particolare, perché dovevamo elencare argomenti che ci stavano a cuore. Alla fine, le persone che ci sono stanno lì per le cose che hanno da dire. Non volevamo attori, era molto forte la decisione di non fare nulla di didascalico e di antologico. Così è stato per le persone, coivolte solo se necessarie al racconto. Alla fine, quello che abbiamo montato era ciò che rendeva congrua e speriamo emozionante la storia.

Ligabue ha una storia per un nuovo film da regista?
Ligabue: Se l'avessi avuta, già sarei stato sul set a girare (ride).

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