Niente paura. Come siamo come eravamo e le canzoni di Luciano Ligabue
La strage di Bologna all’inizio degli anni Ottanta, la caduta del muro di Berlino, alla loro fine, lo sbarco dei profughi nel 2001, il G8, l’arresto del boss mafioso Domenico Raccuglia nel 2009 e il primo sciopero degli immigrati a Milano, nel 2010.
Tra interventi di noti personaggi come lo scrittore Roberto Saviano, il calciatore Javier Zanetti e l’oncologo Umberto Veronesi, sono questi alcuni dei fatti relativi al trentennio 1980-2010 raccontati dal regista Piergiorgio "La forza del passato" Gay attraverso immagini di repertorio, interviste e, soprattutto, le canzoni di Luciano Ligabue.
Infatti, da "Ballando sul mondo" a "Sulla mia strada", passando per "Una vita da mediano" e, ovviamente, per la hit che dà il titolo all’operazione, diversi dei successi del rocker emiliano ci accompagnano in quello che si presenta nelle vesti di documentario sull’identità nazionale non razzista e non regionalista, nell’epoca delle "passioni spente" e della crisi radicale della politica.
Documentario in cui il sacerdote Don Luigi Ciotti parla della cultura dell’omertà, mentre Carlo Verdone osserva un paese cattolico per definizione, ma paradossalmente amorale.
Un paese per il quale, secondo il già citato Ligabue, i primi dodici articoli della costituzione non sembrano essere altro che un manifesto dell’utopia, tanto che il velista Giovanni Soldini dichiara di riconoscersi più nell’Italia della gente che in quella delle costituzioni.
L’Italia in cui, nelle parole dell’astrofisica Margherita Hack, probabilmente non si potranno mai fare leggi veramente laiche, come quella che approva il matrimonio di fatto o il testamento biologico.
L’Italia che, dopo l’avvento della televisione, ha visto la propria popolazione trasformata in pubblico, in tifoseria, come afferma l’attore Paolo Rossi, il quale, riflettendo sull’attuale, basso livello culturale generale, propone ironicamente l’introduzione di forze dell’ordine che dovrebbero obbligare tutti ad avere una cultura.
L’Italia che è stata anche teatro dell’omicidio di Guido Rossa e della morte di Eluana Englaro e che Gay, supportato dal montaggio di Carlotta "Pane e tulipani" Cristiani, racchiude in tutt’altro che noiosi 85 minuti di visione che non raccontano certo nulla di nuovo, ma in cui ad interessarci sono soprattutto le osservazioni, i consigli e il confronto che finisce per generarsi tra le opinioni dello spettatore e coloro che si trovano dentro lo schermo.
Perché è vero che non deve essere il Liga a dirci come vivere l’Italia, ma qualcun altro, però è anche vero che una canzone può aiutare a risolvere un problema, che la musica conferisce sempre la forza per andare avanti e che non bisogna mai smettere di sognare; altrimenti, come giustamente spiega Fabio Volo, le persone non si svegliano la mattina se non sono consapevoli di avere un futuro.
La frase: "Credo che dobbiamo impedire di toglierci anche i sogni".
Francesco Lomuscio
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