07 marzo 2001 - Conferenza stampa
Nanni Moretti
Intervista con il regista de "La Stanza del Figlio"
di Valeria Chiari


"Ho pensato a questo film per molto tempo. Innanzitutto ho pensato al personaggio cercando di interpretare la vita di uno psicanalista senza la spettacolarizzazione che ne è stata fatta fino ad oggi nei film americani per esempio... Trovo sia retorico affermare che il dolore unisce, rende solidali; io al contrario volevo fare un film sul dolore che divide le persone che più si amano.
Volevo affrontare con profondità questo argomento, raccontarlo in maniera netta. Ho voluto evitare scene madri tanto quanto quelle grottesche, e affrontare la morte in un modo completamente diverso".

Nanni Moretti parla liberamente e senza il pungolo delle domande del suo film. "La stanza del figlio" è il film più bello ma anche il più diverso tra quelli realizzati fino ad oggi. Una storia che racconta un dolore come mai prima aveva fatto. La perdita di qualcuno, di un figlio è una sofferenza che difficilmente è raccontabile: parole e immagini non bastano mai. Eppure Moretti c'è riuscito, e seppure il tempo della preparazione è stato lungo, il risultato è straordinario.
"Ho scritto questo soggetto subito dopo "Caro Diario". Ma per la stesura della sceneggiatura ho contattato Linda e Heidrun. Ne abbiamo parlato insieme senza però riuscire ad andare avanti nel progetto. Stava per nascere mio figlio e non me la sentivo di raccontare una storia simile in un momento così bello. Ho cominciato invece a girare Aprile e ho ripreso a lavorarci sopra subito dopo. Sono passati tre anni durante i quali ho lavorato solamente a questo progetto, interrompendo anche il festival del corto".

Si è parlato a lungo di questo film e non si è mai riuscito a saperne nulla nessuna indiscrezione...
Molti pensano che lo faccia apposta a non parlare mai del film al quale sto lavorando. In realtà non è una tattica pubblicitaria ma è dettata solo dal fatto che non mi piace parlare di qualcosa che non ho ancora fatto o completato: sarebbe parlare delle intenzioni e queste possono cambiare in qualsiasi momento.

La storia è ambientata in una piccola città di provincia, Ancona perché questa scelta?
Non ho mai pensato di ambientare la storia a Roma, anche perché l'ho raccontata molte volte e in molti modi. Volevo invece che lo psicanalista fosse una persona facilmente identificabile e poteva esserlo solo in una cittadina piccola dove al massimo possono essercene due o tre di psicanalisti e dove tutti conoscono tutti. E poi doveva essere un posto di mare per ovvi motivi di sceneggiatura (il figlio del protagonista muore durante un'immersione ndr).


  

Intervista a Nanni Moretti


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