14 Dicembre 2005 - Conferenza Stampa
"Memorie di una geisha"
Intervista al regista Rob Marshall e al coreografo John DeLuca.
di Ilaria Ferri


Come si traduce la sensibilità orientale in occidente?
Rob Marshall: Noi abbiamo usato come punto di partenza il libro di Arthur Golden che è lo sguardo di un occidentale sull'oriente, è l'occhio occidentale dello scrittore che filtra l'oriente e questo ci ha aiutato molto, però abbiamo studiato attentamente la cultura giapponese dagli anni 20 ai 40 andando sul posto e servendoci di molti esperti sull'argomento.
John DeLuca: Rob ha insistito che tutto il cast tecnico, dagli scenografi ai costumisti e via dicendo, si immergesse letteralmente nel modo delle geishe. E' stato molto affascinante scoprire una cultura così diversa dalla nostra!

Che difficoltà avete avuto nel trasporre il libro? Che cosa avete voluto sottolineare e cosa eliminare?
Rob Marshall: è sempre difficile fare la trasposizione cinematografica di un libro, soprattutto quando è molto lungo (circa 400 pagine) e quando è tanto amato in tutto il mondo come questo. La prima cosa che ho fatto quando ho avuto l'incarico di girare questo film è stata discutere con Golden per trovare l'ossatura della storia, l'emozione che voleva trasmettere, ciò che voleva esprimere. Golden ha riscritto tre volte "Memorie di una geisha" prima di farlo pubblicare e solo la terza volta ha usato la prima persona nel racconto, proprio per sottolineare la figura della protagonista e le sue emozioni. Nel suo libro come nel film, si parla della vita di una donna che è stata privata della possibilità di scelta sul suo futuro, della libertà, racconta il percorso emotivo della protagonista e mostra anche come le geishe in generale affrontavano una vita di rinunce.
John DeLuca: parlo dal mio punto di vista: la danza per una geisha è l'attività artistica più importante, nel film abbiamo voluto far vedere che la prova decisiva che avrebbe fatto di Sayuri la geisha più ricercata e ammirata fosse la danza, ho coreografato io stesso la danza del debutto basandomi però sulle movenze del teatro kabuki e la sua tradizione.

La figura della geisha è sempre stata molto affascinante, che tipo di donne erano? Com'è questa figura oggi?
Rob Marshall: il mondo delle geishe una volta era gestito e organizzato esclusivamente da donne. Le geishe erano come le top model di oggi: delle vere e proprie star ammirate e invidiate, protagoniste dei pettegolezzi delle donne comuni. Oggi è molto diverso, una donna è libera di scegliere la sua professione, seppure decide di fare la geisha può sposarsi e amare chi vuole, può smettere di fare la geisha in qualsiasi momento, cosa che invece non era consentito prima, infatti Sayuri lotta per poter essere libera di scegliere e di amare e, animata dal suo carattere molto forte, con ostinazione riuscirà a perseguire i propri desideri.

Come vi siete trovati a girare in Giappone?
Rob Marshall: molto bene, sul set c'era un 'atmosfera stranissima, quando spiegavo qualche scena agli attori c'erano diversi interpreti che traducevano in cinese e in giapponese. Gli attori non potevano comunicare tra loro, praticamente accadeva soltanto quando recitavano in inglese, la cosa meravigliosa era che comunque riuscivamo lo stesso a discutere le parti e le decisioni da prendere.
John DeLuca: si è creata sul set una grandissima complicità, era talmente tanta che ad un certo punto delle riprese, mentre giravamo Rob diceva al traduttore di smettere di tradurre ciò che gli stavano dicendo gli attori perché tanto li aveva già capiti! Ormai riuscivamo a capirci senza dover parlare!!

Come ha reagito il pubblico giapponese a questo film?
Rob Marshall: la prima mondiale di "Memorie di una geisha" è stata proprio il 28 novembre in Giappone, il pubblico e la critica hanno risposto molto positivamente capendo che il nostro era un omaggio appassionato alla loro cultura.

Ma è sicuro di questo? Sono giunte voci dal Giappone di una certa perplessità sulla scelta di attrici cinesi per interpretare ruoli di donne giapponesi, come mai questa scelta?
Rob Marshall: posso assicurare che la reazione giapponese non è stata negativa, hanno capito che il nostro film è il punto di vista di un occidentale non un documentario sulla vita delle geishe, un omaggio appassionato.
John DeLuca: nel periodo in cui siamo stati in Giappone per girare alcune scene siamo stati accolti con molta ospitalità e anzi posso dire che tutti i giapponesi con cui ho parlato, e in quel periodo sono stati tanti, erano stupiti e ammirati dal fatto che non avessimo scelto un cast di star americane per questo film.
Rob Marshall: io come regista seguo sempre una filosofia: scegliere l'attore migliore per la parte. L'attrice che doveva interpretare il ruolo di Sayuri doveva essere ovviamente una brava attrice ma anche una brava danzatrice, doveva essere molto bella e riuscire a incarnare una star con naturalezza e Ziyi faceva tutto questo in maniera meravigliosa. Questa mia filosofia penso sia stata condivisa da molti nella storia del cinema altrimenti non sarebbe stato scelto Omar Sharif per interpretare "Il dottor Zivago" o Anthony Quinn per "Zorba il greco"!!

Appena uscito il libro, Spielberg ne comprò i diritti per girare la trasposizione cinematografica, poi a causa dei tanti impegni gli è subentrato lei, che rapporto c'è stato tra lei e Spielberg?
Rob Marshall: Spielberg è una persona molto intelligente e sa bene che ogni regista deve seguire il suo percorso nella realizzazione di un film, lui aveva già cominciato a lavorare sulla sceneggiatura, ma quando sono subentrato io non mi ha dato il suo materiale, mi ha lasciato ricominciare il lavoro da capo. La cosa bella di avere un produttore-regista è che capisce appieno le tue esigenze e Steven mi ha sempre sostenuto e incoraggiato, mi ha dimostrato spesso di essere orgoglioso del lavoro che stavo facendo!
John DeLuca: quando Spielberg ha assistito alla prima del film eravamo tutti molto nervosi, lui ha guardato il film, è stato a lungo in silenzio e poi si è congratulato con Rob dicendogli che lui stesso non avrebbe potuto fare un lavoro così buono!

Quale è stata la scena più difficile da girare?
Rob Marshall: Da un punto di vista emotivo lo sono state quelle del Giappone del dopo guerra, prima abbiamo filmato il periodo d'oro delle geishe in cui tutto era bello e splendente e poi abbiamo dovuto mostrare gli stessi luoghi distrutti dalla guerra, è stato molto triste. Da un punto di vista tecnico è stato difficile girare la scena in cui nell'acqua del fiume si vede la scia di sangue che poi si rivela essere la stoffa del kimono: è stata davvero molto complessa!

Quali sono i suoi progetti per il futuro?
Rob Marshall: mi piacerebbe dire che direzione prenderò ma ancora non lo so. Capita che quando dai tutto te stesso ad un progetto per oltre due anni e lo porti a termine ti rimane un vuoto da ricolmare con un po' di vacanza… per adesso credo che mi riposerò un po' e poi chissà….

Il regista Rob Marshall ha dimostrato ovviamente grande entusiasmo per la sua ultima fatica, ma forse la platea dei giornalisti non è rimasta troppo soddisfatta dalle risposte evasive che ha dato riguardo alla tiepida accoglienza del suo film in Giappone… ma al di là delle parole di un artista sul suo operato le immagini del film parlano da sole e come si suol dire.. ai posteri l'ardua sentenza….

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