31 Ottobre 2008 - Conferenza
"L'ultimo Pulcinella"
Intervista al regista.
di Francesco Lomuscio

Affiancato dal co-sceneggiatore Diego De Silva e dall'autore della colonna sonora Mauro Pagani, il regista Maurizio Scaparro ha incontrato la stampa presso la terza edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, dove ha presentato il suo "L'ultimo Pulcinella". Grande assente il protagonista Massimo Ranieri, impegnato nelle prove di uno spettacolo.

Cosa lega le periferie parigine alla maschera napoletana o, comunque, alla maschera di Pulcinella?
Maurizio Scaparro: Noi che facciamo questo mestiere non ne possiamo più del muro di arroganza e violenza che ha chiuso i contatti con chi vuole continuare a sognare. Da questo nasce "L'ultimo Pulcinella", un film che mi piacerebbe aiutasse teatro e cinema ad aiutarsi di più.

Perché Pulcinella trova spazio a Parigi e non a Napoli?
Maurizio Scaparro: La risposta è nell'inizio del film, quando Massimo Ranieri si esibisce mascherato e il proprietario del teatro gli dice che Pulcinella è ormai vecchio, che non fa più ridere. Comunque, vorrei dedicare questo film a Rafael Azcona, morto due mesi fa, che lo ha scritto insieme a me e Diego.

Che lavoro avete svolto sulla sceneggiatura?
Diego De Silva: E' stato un po' un gioco, perché Maurizio è la persona più meravigliosamente bambina che io conosca, è un irrequieto giocoso. Poi a me piace pensare a questa storia un po' come una resistenza individuale di un padre artista che non riesce ad essere altro che quello.

Per quanto riguarda le musiche, invece?
Mauro Pagani: La musica napoletana ha una forza straordinaria, ha sopportato negli anni arrangiamenti brutti fatti per i cantanti di giacchetta ed arrangiamenti ipercolorati, ma bisogna sempre ricordare che la tradizione napoletana è molto più colta di quel che pensiamo. Di fatto, la musica partenopea degli ultimi duecento anni è di tradizione colta ed è rimasta legata al sentimento. Io ho cercato di mettere poco e lasciare che fosse la profonda identità di canzoni e suoni a reggere questo castello incantato tutto costruito sulla forza della musica napoletana, ho cercato di non rovinare ciò che già c'era di bello.

Come mai proprio adesso questa incursione nel cinema?
Maurizio Scaparro: Il pubblico teatrale è vasto, ma non si può dire la stessa cosa della vitalità media del teatro. Il cinema è un parente giovane, ma non so se il fatto che ora abbia diretto un film sia nato per un mio amore improvviso verso di esso. Comunque, cerchiamo di volerci bene sia nel teatro che nel cinema, frequentiamoci di più.

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