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09 Settembre 2005 - Conferenza stampa
"La seconda notte di nozze"
Intervista al cast ed al regista.
di Pierre Hombrebueno
Presenti Pupi Avati, Katia Ricciarelli, Antonio Albanese, e Neri Marcore'.
Che cosa pensate di aver donato al vostro film?
Katia Ricciarelli: Ho cercato di donare me stessa. E non ho avuto nessuna fatica con Pupi Avati, che è un grande maestro e un grande aiuto per gli attori. E poi, sono stata aiutata anche da 2 persone meravigliose: Antonio Albanese e Neri Marcorè.
Ho affrontato il mio ruolo con estrema umiltà. Tutti nel set avevan capito che volevo imparare moltissimo. Fin da giovane ho imparato presto ad arrangiarmi nella vita. Certo, non è che non riuscivo a permettermi un pezzo di pane, però ho imparato a non aspettare che gli altri si muovessero per me.
Antonio Albanese: Per quanto mi riguarda, lavorare in questo film è stato un immenso onore e piacere.
Il mio personaggio è contemporaneamente moderno e trasgressivo, insomma, Giordano è una persona di una bontà estrema, ma insegue anche un'ideologia.
Neri Marcorè: C'ho messo più impegno che potevo. E ho cercato di essere molto naturale. C'è tantissima coesione che fa parte del film, si sta sempre in comunione e proprio per questo tutti hanno dato il massimo. Mi sono divertito molto a fare questo personaggio, e spero tanto di aver fatto un buon lavoro.
Signor Avati, il film è senz'altro molto sensibile, ma ha anche dato una grande dose di ironia. Questa ironia è funzionale al racconto?
Pupi Avati: Penso di aver rispettato e donato situazioni grottesche e surreali proprio a livello emotivo. Ed era comunque necessario.. insomma, sto raccontando di un uomo che aspetta una donna da ben 35 anni.. e questo è inverosimile per la società d'oggi, quindi ho dovuto dare un tono inverosimile se no il film diventava fumettistico.
E poi da sempre il mio Cinema è una mistura di sorriso e commozione, così come lo è la vita.
Perché scegliere la Puglia?
Pupi Avati: Perché nel periodo in cui è ambientato il film, il meridione era visto come la zona più vivibile d'Italia (insomma, nel Nord c'era la guerra, ecc ecc), e poi, sono innamorato del meridione, perché in esso è trattenuto l'origine della nostra cultura.
E la scelta della dedica finale sui bambini?
Pupi Avati: Innanzitutto perché il protagonista stesso è come un bambino. E' come se Antonio Albanese non fosse mai cresciuto, come se fosse sempre rimasto nella sua infanzia. E poi, tutti quei bambini sul set mi hanno ricordato i bambini con cui giocavo da piccoli. E' una dedica a loro. Perché in loro vedevo illuminazione.
Ma questa dedica contiene anche una denuncia?
Pupi Avati: Certo, ma una denuncia implicita.
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