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La seconda notte di nozze
I 40 anni di carriera pesano (in positivo) in quest'opera di Pupi Avati, che ancora una volta si rivela uno degli autori italiani più asciutti e lineari, di una coerenza veramente brillante.
La seconda notte di nozze mostra tutto il tocco maestrale di Avati nel ricreare un'atmosfera che sia nello stesso tempo semplicissimo e non banale, grazie ad una messa in scena essenzialmente classica, che coglie la sua forza nell'osservare (studiare) una serie di personaggi nella loro routine abituale.
E' quindi innanzitutto un lavoro di direzione attoriale, che con leggeri e soavi piani, coglie nel cast una magnifica naturalezza. Il metodo è quello dell'attore che non esiste, ed in fondo, il personaggio di Antonio Albanese sembrerebbe non esistere veramente: è come un uomo fantasma, solo ed isolato mentre aspetta l'amore di una donna da ben 30 anni, e la sua fotogenia persistente non può che ricordarci quel grande Paul Giamatti di Sideways.
Quest' alienazione del protagonista viene perfettamente delineata nella sua auto-descrizione:
"Lo sai perché mandano me a disinnescare le mine? Perché è un lavoro pericoloso in cui si può morire. E se io muoio tanto non importa a nessuno. Ecco perché mandano me".
Una descrizione asciutta pronunciata con grande sobrietà, ma scavando negl'occhi di Albanese cogliamo quella drammaticità così celata, quella tristezza implicita che scava tra le nostre emozioni e i nostri ricordi di crisi esistenziale.
Poi, Katia Ricciarelli, che riesce a coniugare eleganza e gran metodo, mischiando sempre in un unico flash il dramma e la commedia, la lacrima e il sorriso.
Ma in fondo è proprio questo che ci piace di Maestro Avati, la sua capacità di passare dalla risata al pianto, o meglio, il suo combinare in un'unica scena emozioni contrapposte, ma che combinati tra loro diventano esplosive, come una sorta di polo positivo e polo negativo.
Tutto questo per farci capire ancora una volta quanto i maestri del Cinema Italiano come Pupi Avati, Ermanno Olmi o Gianni Amelio siano necessari non solo per darci una visione di Cinema Italiano pulito e autoriale, ma anche per insegnare alla mala gioventù di registi (come il Fausto Paradivino di Texas) l'ideologia filmica che non si basa né sul fare soldi né sull'essere il più cool possibile.
Si, l'Italia ha bisogno di film come La seconda notte di nozze.
Pupi Avati è bello. Perché riflette il passato, il presente, e anche il futuro.
La frase: "Nessuno gradisce un altro cocktail all'amarena?"
Pierre Hombrebueno
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