09 Maggio 2006 - Conferenza Stampa
"Il pane nudo"
Intervista al regista e al cast.
di Francesco Lomuscio


Roma - Cinema Barberini. In occasione dell'uscita nelle sale cinematografiche de Il pane nudo, il regista Rachid Benhadj, accompagnato da parte del cast e da Gabriele Andreoli, amministratore delegato di A.E. Media Corporation, nonché uno dei produttori del lungometraggio, ha incontrato la stampa.

Il pane nudo è stato visto nel Maghreb?
Rachid Benhadj: Ho lavorato alla sceneggiatura del film per due anni, insieme allo stesso Mohamed Choukri, autore del romanzo, di cui, tra l'altro, erano già stati fatti molti adattamenti. Quando scrisse il libro, la prima pubblicazione venne fatta a Londra, dove divenne un caso letterario, in quanto era la prima volta che un autore arabo nordafricano parlava di realtà come la prostituzione e la pedofilia. In Marocco il libro è stato pubblicato nel 2000 in sole 5000 copie, che sono state vendute in un giorno, ma senza avere la possibilità di farne una ristampa. Per far conoscere il film immediatamente, quindi, abbiamo approfittato del festival di Casablanca, dove è stato accolto bene. Tuttavia, però, non sappiamo quando e se uscirà nel Maghreb.

In che lingua è stato girato il film?
Rachid Benhadj: E' un film italiano, ma è girato in arabo, però ho cercato di mettere su un cast adatto ai luoghi in cui è ambientato, prendendo quindi, tra gli altri, Saïd Taghmaoui e Marzia Tedeschi.
Marzia Tedeschi: La cosa assurda è stata radermi a zero il capo, in quanto non tagliavo i capelli da vent'anni; ma è stata una cosa che mi ha dato emozioni di tutti i tipi. E la vera magia del cinema l'ho avvertita nel fatto che, pur non parlando arabo, arrivavo a capire le cose semplicemente seguendo lo sguardo di Rachid.

Chi si è occupato della colonna sonora?
Rachid Benhadj: Safy Boutella, con il quale già feci Mirka. E' un algerino che vive a Parigi, ma ha studiato jazz in America. Mi piace questa sua capacità di fare un misto di Oriente ed Occidente.

E la fotografia invece di chi è?
Rachid Benhadj: Ho avuto la fortuna di lavorare con Pierluigi Santi. Uscivo da un'esperienza con Vittorio Storaro, il Mozart della fotografia, ma, quando ho visto il lavoro fatto in precedenza da Pierluigi, ho capito che era il direttore della fotografia giusto per questo film.

Cosa pensa di questa diaspora tra Oriente ed Occidente?
Rachid Benhadj: Vedere un film arabo prodotto e distribuito in Italia è oggi molto importante, perché è un paese molto chiuso nei confronti delle altre culture, soprattutto di quella araba. Oggi identifichiamo gli arabi solo con i terroristi, mentre ne esistono altri, come Choukri, che non hanno nulla a che vedere con il terrorismo: intellettuali ed artisti, ad esempio, i quali, però, non possono pubblicare romanzi o realizzare film in patria, se non con molta difficoltà. Il terrorismo trova il suo terreno nell'ignoranza, quindi è qui che dovrebbe entrare in gioco l'Occidente, aiutando questi artisti a realizzare le loro opere per far sì che la cultura araba venga fatta conoscere.

Rispetto al libro, ha dovuto sacrificare parti o personaggi?
Rachid Benhadj: Sì, il libro è molto più crudo e violento del film. C'è la parte adolescenziale che è molto sviluppata, io ho ripreso soltanto il momento dell'albero.

Una curiosità: Gillo Pontecorvo girò in Algeria La battaglia di Algeri; essendo lei di origini algerine, ricorda come venne accolto da quelle parti il film? Ed oggi che ricordo ne hanno, passa ancora in tv
Rachid Benhadj: Se dici ad un algerino che La battaglia di Algeri è un film italiano ti sputa in faccia (ride): è un film algerino al 100% e per noi è uno dei più grandi film algerini. Feci la comparsa in quel film, ero piccolo, quindi quella di Gillo Pontecorvo fu la prima immagine di regista che ho avuto davanti ai miei occhi.

Tu Karim, cosa ci racconti di questa esperienza?
Karim Benhadj: Veramente non mi piace tanto fare l'attore (ride). In Mirka avevo un ruolo marginale, poi papà mi ha chiesto se volevo recitare, così ho preso parte a questo film, anche si parla di amicizia, un valore per me molto importante.

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