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23 Marzo 2008 - Conferenza
"Il caso dell'infedele Klara"
Intervista al regista.
di Francesco Lomuscio
In occasione dell'uscita cinematografica de "Il caso dell'infedele Klara", tratto dal romanzo di Michal Viewegh, il regista Roberto Faenza ha incontrato a Roma la stampa affiancato dal cast.
Come mai il bisogno di tornare alle tematiche dell'amore e della gelosia, già affrontate da lei in un precedente film?
Roberto Faenza: Io credo che la gelosia sia una componente dell'amore, quindi, anche se il personaggio di Luca viene visto come un ossessivo malato di gelosia, non lo vedo così patologico o turbante.
Quindi lei si sente vicino al personaggio di Luca?
Roberto Faenza: Diciamo che mi sento in sintonia con lui, perché lo ritengo psicologicamente fragile; sto da anni con una donna molto intelligente e il mio continuo dilemma e come mai stia ancora con me (ride). Comunque, credo che gli uomini abbiano perso nella società moderna il loro predominio e ciò è spesso testimoniato dalle situazioni sentimentali che sfociano in violenza sulle donne.
Se si ama veramente, la coppia flessibile non esiste…
Roberto Faenza: Io la penso così, ma non tutti, infatti l'Italia è piena di scambisti. La storia del film, comunque, racconta di cinque personaggi che cambiano lungo il loro cammino, tranne Luca.
Come mai il film è ambientato a Praga e non in Italia?
Roberto Faenza: Perché il romanzo da cui è tratto il film è ambientato a Praga, una città misteriosa caratterizzata da una cultura in cui l'erotismo ha una componente importante che lo è anche nella trasposizione da me fatta.
Cosa ha pensato Iain Glen quando ha letto la sceneggiatura?
Iain Glen: Quando ho letto la sceneggiatura ho pensato che non mi sembrava un film di Faenza, era molto sensuale già sulla carta. Fin dai tempi di Shakespeare le cose non sono cambiate per niente, perché le vicende amorose sono le uniche certezze che abbiamo nella vita. E' una realtà molto complessa e, quindi, non ci sono risposte semplici, in ogni caso, però, secondo me gli esseri umani mentono quando dicono di essere felici in un rapporto aperto.
Laura, sposeresti un uomo come Luca?
Laura Chiatti: Io in realtà impazzirei per un uomo così, che mi fa le scenate quando torno a casa. Hanno sbagliato ruolo, avrei dovuto interpretarlo io Luca (ride).
Come scegli i copioni da interpretare?
Laura Chiatti: Oggi per noi donne ci sono meno possibilità di avere ruoli importanti da interpretare. Quando leggo sceneggiature che mi emozionano scelgo in base all'istinto e tendo ad orientarmi verso personaggi simili a me, ma sono molto pirandelliana.
Claudio, secondo te il tuo Luca è un personaggio patologico?
Claudio Santamaria: Io credo che la gelosia faccia parte dell'essere umano, alcuni c'ironizzano, altri, come Luca, non ci riescono e finiscono per impazzire. Nel film, comunque, si racconta il momento in cui inizia la gelosia di un amore che c'è, ma che è più narrato che vissuto.
Come mai nel cinema americano storie del genere vanno a finire sempre verso spargimenti di sangue?
Claudio Santamaria: In realtà il romanzo era molto più nero, Roberto ha voluto probabilmente fare una storia dai toni più leggeri, non saprei neanche sotto quale genere classificarla.
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