L'incredibile Hulk

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L'incredibile Hulk

"Da giovane adoravo il film "Frankenstein", in cui Boris Karloff interpretava il mostro, così come ero affascinato da "Dr. Jekyll e Mr. Hide". Un giorno ho pensato che poteva essere una buona idea combinare quelle due storie e creare un personaggio che da normale essere umano diventa un mostro. Tra l' altro sono sempre stato convinto che il mostro di Frankenstein fosse davvero un brav'uomo. Non voleva fare del male a nessuno e doveva sempre stare attento a quegli idioti con le torce che lo inseguivano su e giù per le colline. Allora ho immaginato un mostro simpatico, che però avesse la possibilità di tornare uomo e viceversa. Così Hulk è diventato il primo Supereroe mostro della storia dei fumetti". Parole di Stan Lee, creatore insieme al disegnatore Jack Kirby del mitico personaggio di Hulk, il gigante verde alter-ego dello scienziato Bruce Banner che, ispirato anche alla mitologia de "La bella e la bestia", fece la sua prima apparizione in sei fumetti Marvel nel 1962, per poi finire più volte all'interno di serie tv animate, a partire dalla seconda metà degli Anni Sessanta.
Serie tv che hanno preceduto di oltre un decennio le prime versioni live action…

L'incredibile Hulk (The incredible Hulk, USA 1977)
Pilot della popolare serie televisiva che, ideata e prodotta da Kenneth Johnson (futuro creatore di "Visitors") per la CBS, invase tra il 1977 ed il 1982 il piccolo schermo, conferisce a David Bruce Banner le ormai mitiche fattezze di Bill Bixby, il quale, impegnato in una ricerca sulla forza sovrumana, investe il suo organismo con radiazioni gamma che finiscono per trasformarlo in Hulk. E, sebbene si fosse inizialmente pensato a Richard Kiel ("Squalo" di "007-La spia che mi amava" e "007-Moonraker: Operazione spazio") per la parte del "Golia verde" perennemente inseguito dal giornalista Jack McGee, la scelta è poi caduta sull'ex Mister Universo Lou Ferrigno, che ha finito per entrare nell'immaginario collettivo con una versione decisamente più umana e distante da quella dell'esagerata creatura delle strisce di Lee e Kirby.
Per un piccolo gioiellino del 4:3 non privo di momenti da antologia (la prima trasformazione sotto la pioggia) e commentato dalla splendida colonna sonora di Joseph Harnell, cui hanno fatto seguito altri due tv-movie: l'inedito "The incredible Hulk: Death in the family", diretto nello stesso anno da Alan J. Levi, e l'eccessivamente melenso "Il ritorno dell'incredibile Hulk" (meglio conosciuto con il titolo originale "The incredible Hulk: Married"), del 1978, ancora una volta a firma di Kenneth Johnson.

La rivincita dell'incredibile Hulk (The incredible Hulk returns, USA 1988)
Interamente basati su banali storielle che facevano da sfondo alla grezza ma efficace trasformazione di David Bruce Banner, gli episodi del telefilm "L'incredibile Hulk" riscossero un successo tale che i fan, alla fine degli anni Ottanta, finirono per provocare la genesi di tre nuovi tv-movie in cui il colosso di Stan Lee si ritrova affiancato da altre icone dei fumetti.
Primo della serie è questo del compianto Nicholas Corea (in realtà affiancato dallo stesso protagonista Bixby, non accreditato), trasmesso con il titolo "Thor e Hulk-Gli invincibili", nel quale David Bruce Banner, ancora inseguito da McGee ed intento a liberarsi della propria verde metà oscura tramite un nuovo trasponder, si ritrova alleato al mitologico dio vichingo Thor, evocato di volta in volta da un suo ex allievo.
L'obiettivo dei due è proprio quello di recuperare il transponder, finito in mani sbagliate, nel corso di circa 90 fiacchi minuti di visione talmente trash da non rendere giustizia né all'alter ego di Banner, né al muscoloso guerriero biondo.



L'incredibile Hulk (The trial of the incredible Hulk, USA 1989)
Diretto ancora una volta da Bill Bixby e conosciuto anche con il titolo "Processo all'incredibile Hulk", parte dal momento in cui il dottor Banner, trasformatosi per l'ennesima volta in Hulk, salva una donna dalle molestie di due malviventi in metropolitana.
Più che per il mostrone verde, il film incuriosisce per la presenza del giovane avvocato cieco Matt Murdock, interpretato da Rex Smith, il quale, impegnato a difendere Banner in un ingiusto processo, se ne va in giro di notte a fare giustizia travestito da Daredevil, altro noto supereroe dell'universo Marvel.
I fan, però, hanno storto non poco il naso nel vederlo rappresentato con un costume nero in stile ninja, complice probabilmente l'allora dilagante moda cinematografica dei camuffati guerrieri giapponesi.

La morte dell'incredibile Hulk (The death of the incredible Hulk, USA 1990)
Diretto da Bixby tre anni prima della sua scomparsa, avvenuta a causa di un cancro alla prostata, il capitolo conclusivo delle gesta di Hulk porta il dottor Banner in un laboratorio di ricerca del governo, dove potrebbe sbarazzarsi una volta per tutte del suo mostruoso alter-ego.
Ovviamente, nulla fila liscio e subentrano spie e terroristi che si trovano a dover competere con la distruttiva furia verde; fino alla sua ridicola morte, inaccettabile sia per il fan dei comics che per il comune spettatore, abituato alla quasi invulnerabilità del Golia verde.

Hulk (Hulk, USA 2003)
Considerato il successo ottenuto da trasposizioni da fumetto d'inizio millennio come "Spider-man" e "X-Men", l' immensa mole verde della Marvel si apprestò ad invadere il grande schermo con questo lungometraggio a firma del taiwanese Ang Lee, regista del pluripremiaato "La tigre e il dragone" (2000), che riparte direttamente dal personaggio disegnato da Stan Lee, ignorando del tutto le precedenti versioni televisive.
L'Eric Bana di "Black Hawk down" (2001) veste quindi i panni del brillante scienziato Bruce Banner che, a causa della solita dose di radiazioni gamma, finisce per trasformarsi in una gigantesca creatura verde distruggi-tutto quando è in preda ad attacchi d'ira.
Peccato che, con un cast che comprende anche Jennifer Connelly, Nick Nolte e Sam Elliott, Lee preferisca privilegiare l'aspetto conflittuale-interiore, tanto che Hulk fa la sua prima apparizione dopo quasi un'ora di film tempestata di dialoghi al cloroformio.
Mentre Lou Ferrigno, che fa un'insipida apparizione al fianco di Stan Lee, viene sostituito in maniera tutt'altro che felice da un surrogato digitale simil-Shrek la cui figura, impegnata a saltellare da una parte all'altra dello schermo, non fa altro che cancellare tutta la seriosità respirata nella prima parte della pellicola.
Quel che ne viene fuori è un prodotto che annoia i bambini, non ancora pronti a seguire discorsi complicati, e fa storcere il naso agli intellettuali, troppo esigenti per accontentarsi del finto uomo verde alle prese con aerei e carri armati.

L'incredibile Hulk (The incredible Hulk, USA 2008)
Sostituiti Eric Bana, Jennifer Connelly e Sam Elliott con Edward Norton, Liv Tyler e William Hurt, il vagabondo Bruce Banner torna sullo schermo in quello che, nato con il titolo "Hulk 2", più che riallacciarsi al mediocre predecessore di Ang Lee sembra ripartire dalla serie tv, omaggiata già a partire dai titoli di testa.
Infatti, con un geniale cammeo di Lou Ferrigno e l'immancabile apparizione di Stan Lee, lo specialista in action-movie Louis Leterrier (suoi i due "Transporter") inscena la continua fuga del dottore dalla brutale macchina militare intenta a catturarlo per sfruttarne i poteri, ricorrendo sia al malinconico tema musicale che chiudeva i vari episodi, che a Jack McGee verbalmente citato.
Fino allo spettacolare duello finale contro il feroce Abominio, mostruosa evoluzione del malvagio Emil Blonsky interpretato da Tim Roth, per un riuscito ibrido tra la struttura narrativa del telefilm e la moderna concezione estetica di entertainment a stelle e strisce in cui azione e dialoghi risultano sapientemente dosati.
Ed anche la grafica del mostro digitale sembra essere stata perfezionata.

Francesco Lomuscio

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