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I racconti di Terramare

Leggi l'INTERVISTA realizzata in occasione dell'ultimo Festival di Venezia



NOTE DEL REGISTA
La mente umana sta impazzendo. (Goro Miyazaki)
Credo di essere incappato per la prima volta nella serie di Ursula Le Guin “Earthsea” circa vent’anni fa, quando ero ancora alle superiori. All’epoca ero affascinato soprattutto dal primo e dal secondo volume della serie. Mi piaceva in particolar modo il primo, dove la difficoltà di Ged lo Sparviero e l’accettazione successiva della sua ombra coincidevano con la mia esperienza personale. Nel secondo volume ho provato la gioia e la tristezza della liberazione di Tenar dalle buie Tombe di Atuan...
Ad ogni modo, quando ho preso parte alla commissione per la progettazione del film ho riletto l’intera serie di “Earthsea”. Con mia grande sorpresa, il terzo, il quarto libro e il seguito sono quelli che ho apprezzato di più. Questo forse è dovuto al fatto che sono cresciuto, ma sento che le condizioni sociali che ci circondano sono la vera ragione.
Il mondo in cui viviamo oggi è simile a Hort Town e Lorbanery, dove è ambientato il terzo volume, “The Farthest Shore”. Tutti sono occupati e affaccendati, ma sembra che non ci sia uno scopo preciso. Tutte le cose, visibili o invisibili, sono guidate dalla paura di perdere tutto. È come se la pazzia si fosse impossessata della mente degli uomini.
Non cercherò di elencare uno ad uno i problemi che stiamo affrontando, poiché i drastici cambiamenti sociali dentro e fuori il Giappone sono ovvi. Ad ogni modo, il fatto è che non c’è nessuno in grado di indicare il modo di cambiare in meglio. Così, gli adulti perdono il loro orgoglio, la simpatia e la considerazione per gli altri; mentre i giovani non riescono a vedere un futuro e sono sopraffatti dall’impotenza.
Alla fine, si perde il senso della realtà della vita e della morte, di se stessi e degli altri. Quando la propria esistenza diventa ambigua è inevitabile che anche il rispetto per gli altri scolorisca e questo porta ad una crescita dei suicidi e degli omicidi gratuiti.




Testimone di tale eventi, mi domandavo come sarebbe stato più opportuno condurre le nostre vite in questa epoca, proprio nel periodo in cui è iniziata la pre-produzione de “I Racconti di Terramare”. Questa è la ragione implicita per cui il film si concentra sul terzo libro. La fonte della perdita di equilibrio nel mondo ha preso origine dall’uomo. Una volta raggiunta questa conclusione allora si possono affrontare i problemi della vita e della morte. E questo, credo sia la cosa più importante su cui si basa il soggetto.
Nel terzo volume, ci sono delle conversazioni ricorrenti tra Ged e Arren. Le domande di Arren rispecchiano le mie e le risposte di Ged risuonano nella mia mente. Forse, le riposte di Ged sono per me che le devo trasmettere ad Arren, dato che mi trovo al centro di queste due generazioni. Rispetto a quando ero ancora adolescente, ora riesco a comprendere meglio le parole di Ged dall’atteggiamento di Arren. In altre parole, il terzo volume narra la storia di un adulto maturo che passa il bastone del comando al suo giovane successore; credo che questo sia il motivo per cui ho scelto personalmente questo volume in particolare.
Inoltre, il messaggio della “rinascita dell’uomo” che abbiamo preso dal quarto volume e dalle opere successive era di grosso impatto. Questa è la storia di un nuovo inizio per gli impotenti Ged e Tenar, della rinascita di una ragazza menomata, della rinascita di un mago potente, dell’incontro di due giovani e dei loro nuovi viaggi. Credo che la cosa che accomuna tutte le opere sia il messaggio positivo che convalida l’umanità: uomini e donne sono un mutuo sostegno l’uno dell’altro, e a qualunque età si può sempre recuperare e iniziare da capo. Se dovessi fare un aggiunta ulteriore, sarebbe quella di vivere in armonia comune con la terra.
Ci stiamo allontanando dal percorso tracciato. Con il sovra-sviluppo della civilizzazione e l’aumentare dei residenti in grandi città metropolitane, pensiamo di poter prevedere e controllare tutto ciò che ci circonda. Secondo me, rendersi conto che l’uomo è impotente contro le forze della natura, e accettarlo, ci consentirebbe di vivere meglio.
Quindi, “Ora, come si dovrebbe vivere rettamente?” è la domanda che viene fuori da “I Racconti di Terramare” e che viene riproposta di continuo mentre ascoltiamo le voci dei personaggi, nel corso del film. Questo è sicuramente il motivo per cui il soggetto del film è quello che è.
Il mio desiderio più profondo è che voi, spettatori, possiate apprezzare questo film e soprattutto intraprendiate il vostro viaggio personale con Ged lo Sparviero e i personaggi de “I Racconti di Terramare”.




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