Sole a catinelle

"Dallas Buyers Club"

Intervista al protagonista Matthew McConaughey.


di Francesco Lomuscio28 gennaio 2014



Chi fu Ron Woodroof? Figlio del Texas, fu un elettricista e cowboy da rodeo che, propenso a portare avanti un'esistenza indipendente e soggetta soltanto alle proprie regole, scoprì nel 1985 di essere sieropositivo, con una prognosi che lo condannò a trenta giorni di vita, ma che si rifiutò di accettare reagendo a modo suo.
Woodroof, infatti, scoprì una serie di medicinali e terapie non ancora approvate dal ministero, decidendo di oltrepassare il confine e di imparare in Messico le procedure per alcuni trattamenti alternativi che cominciò ad esportare di contrabbando, andando contro la comunità scientifica e i medici specializzati, compresa la sua terapista.
Presentato con successo presso l'edizione 2013 del Festival internazionale del Film di Roma, "Dallas buyers club" di Jean-Marc Vallée ne racconta su schermo la storia ponendo nei panni del protagonista un incredibilmente dimagrito Matthew McConaughey affiancato da Jared Leto e Jennifer Garner.
Il Matthew McConaughey che, candidato al premio Oscar proprio per la parte, ha incontrato a Roma la stampa in occasione dell'arrivo della pellicola in sala, distribuita da Good Films a partire dal 30 Gennaio 2014.



Quale è stata la parte più difficile nell'interpretazione di questo ruolo?
Matthew McConaughey: Probabilmente, il fatto di realizzarlo questo film. La sceneggiatura ha praticamente girato per una ventina di anni, è stata rifiutata ben centotrentasette volte, spesso i finanziamenti che si trovavano sparivano, poi non c'erano i soldi, ci sono venuti a mancare anche cinque settimane prima dell'inizio delle riprese. Per quello che mi riguarda, la cosa più dura o, forse, possiamo dire la sfida più difficile, è stata quella di dimostrare tutta una serie di variazioni sul tema della rabbia di Ron Woodroof rispetto alle varie situazioni.

Quando hai cominciato a interessarti di questo progetto?
Matthew McConaughey: La sceneggiatura del film è arrivata sulla mia scrivania circa cinque anni fa e non c'era ancora nessuno coinvolto per quanto riguarda la realizzazione. Appena l'ho letta mi sono detto che avrei dovuto partecipare al film, anche se non sapevo quando e in che forma. Ogni anno dicevo che lo avremmo fatto, ma non riuscivamo mai e passavamo al successivo. La prima cosa che ho scritto sulla copertina della sceneggiatura dopo averla letta è stata "Questa sceneggiatura ha le zanne", io sono stato azzannato, ormai mi aveva preso. Anche il regista Vallée, quando l'ho incontrato, si è subito mostrato deciso a farlo e, sebbene non ci fossero mai i soldi e non si riuscisse mai ad arrivare alla realizzazione, abbiamo tenuto duro senza mollare mai. Fino al momento in cui, spariti cinque settimane prima delle riprese i soldi che avevamo trovato, io avevo già perso circa venti kili e qualcuno aveva cominciato a dire che sarebbe stato meglio spostare le riprese in primavera, ma ero deciso a farlo in autunno e siamo riusciti a mettere insieme i finanziamenti che, ovviamente, non avevamo nelle nostre mani.

Solo nell'ultimo periodo della tua carriera sembrano essersi susseguiti una serie di ruoli memorabili. Cosa è cambiato, si tratta di una questione di scelte, di offerta o di una tua maturazione?
Matthew McConaughey: Io penso si tratti di una combinazione di tutte e tre gli elementi. Molto spesso mi è stata rivolta questa domanda e io stesso ho cercato di darmi delle risposte. Ricordo che quattro o cinque anni fa ero arrivato a un punto della mia carriera in cui ero soddisfatto di quello che facevo, mi venivano offerti ruoli, facevo cose che mi interessavano, ma sentivo che volevo qualcosa di più. Quindi, ho deciso di ricalibrare quello che era il mio rapporto con il mio lavoro, avevo una vita più avventurosa della carriera e ho cercato di darle una scossa. In realtà, però, volevo un ruolo che mi spaventasse, che si presentasse come una sfida. Ne ho rifiutati molti, ma, fortunatamente, l'anno in cui non mi è stato offerto più nulla avevo abbastanza soldi in banca per vivere e mi è anche nato il primo figlio, quindi mi sono potuto dedicare a lui. A questo punto, sono diventato una buona idea a cui pensare per alcuni registi, come ha fatto Friedkin per "Killer Joe" o Soderbergh per "Magic Mike", quindi c'è stata una specie di cancellazione del marchio. Tra l'altro, io ho superato i quarant'anni e, come avviene a molti uomini, ho cominciato ad avere nuove aspirazioni. E dico sempre che la famiglia è molto importante, perché quanto più un uomo si sente sicuro a casa tanto più è in grado di volare alto e allontanarsene. Ho chiuso la mia società di produzione musicale, la società di produzione cinematografica e ho deciso di essere solo un attore a ingaggio.

Perché i produttori che hanno rifiutato questa storia pensavano che non potesse funzionare?
Matthew McConaughey: Soprattutto se si tratta degli studios, quando qualcuno deve investire dei soldi in un film vuole fare buona arte, ma anche rifarci i soldi. Quando leggi nel rigo di presentazione che si tratta di un film ambientato in un periodo storico, di un dramma sull'HIV e con un eroe omofobico, il produttore pensa immediatamente che i soldi non li vedrà mai.

Perdere venti kili non è un'impresa facile...
Matthew McConaughey: Ventitré kili per la precisione. È stata una cosa che ho fatto con una precisione specifica, consultandomi prima con un medico che ha calcolato quanto peso dovessi perdere, poi, deciso che avrei dovuto perdere un kilo e mezzo o due a settimana nel corso di quattro mesi, mi sono rinchiuso vivendo da eremita e circondandomi di tutte le cose di cui si sarebbe circondato Woodroof. Per quanto riguarda la perdita di energia, la cosa sorprendente è stata che ne guadagnavo tanta dal collo in su per quanta ne perdevo dal collo in giù, ritrovandomi con una notevole carica energetica.

Quale è stato secondo te il ruolo cruciale che ha rivelato le tue potenzialità?
Matthew McConaughey: Io credo ciò non sia dovuto a un ruolo specifico, ma ad un insieme di cose. Probabilmente, il ruolo che ha rappresentato l'inizio del mio cambiamento degli ultimi anni è stato quello ricoperto in "The Lincoln lawyer", che ha fatto tornare un po' le persone a uno dei primi che ho interpretato, ne "Il momento di uccidere", convincendole che ero stato bravo anche lì. Comunque, mi piace concentrarmi in maniera ossessiva su tutti gli aspetti del mio personaggio.

Quale è la caratteristica di Ron che hai fatto tua?
Matthew McConaughey: Nel complesso, da lui ho imparato che se vuoi qualcosa te la devi fare da solo.

Come è stato il rapporto con gli altri attori sul set?
Matthew McConaughey: Jennifer Garner la conoscevo perché già ci avevo lavorato in precedenza, non conoscevo, invece, Jared Leto, ma ci siamo incontrati soltanto il giorno dopo aver concluso le riprese. Prima di quel momento non c'era stato nessun incontro tra di noi.

Che ricaduta ha avuto in America la tematica della sperimentazione delle cure alternative?
Matthew McConaughey: Innanzitutto, va detto che nel 1986 l'HIV era una patologia che i medici non sapevano come curare, quindi davano la ZTA alle persone che non sapevano cosa altro fare, perché aveva funzionato su alcuni soggetti malati di cancro, ma senza sapere che ammazzasse anche tutte le altre cellule oltre all'HIV, creando altri problemi. Purtroppo, non sapevano proprio cosa fare, non è che avessero la soluzione da tenere nascosta; poi, aggiungiamo che la cura dell'HIV non era in cima alla lista delle priorità, perché era un qualcosa che hai gruppi di interesse importava poco. È stato Ron Woodroof che ha fatto casino, ha fatto sentire la sua voce spingendo l'FBI a prendere in considerazione questo problema. In molti casi, come il suo, le medicine alternative funzionavano, ma, quando è andato in tribunale, ha perso la causa, anche se ciò è servito a sollevare il problema.

La comunità gay come ha recepito questo film?
Matthew McConaughey: Devo dire che è stato accolto molto bene. Molte persone sono venute da me per dirmi che ricordano quel periodo e le persone che hanno perso allora. Facendo un confronto con la situazione attuale, possiamo notare come all'epoca l'argomento fosse estremamente tabù, era una vergogna essere affetti da questa malattia, non se ne parlava. Oggi mi rendo conto del fatto che alcune persone che conoscevo e che magari ora non ci sono più erano affette da''HIV, ma non ne hanno mai parlato. Questo film, quindi, secondo me è importante sia per le generazioni più grandi che per le giovani, che hanno così modo di comprendere come fosse la situazione all'epoca. L'FBI oggi ha approvato un farmaco costituito sempre dallo ZTA e da altri due medicinali che compensano gli effetti negativi, quindi dal punto di vista medico si è fatta molta strada.

Un commento su questa tua prima candidatura all'Oscar, visto che concorri anche con colleghi che hanno fatto con te un altro film quest'anno?
Matthew McConaughey: Allora, io non ho fatto "The wolf of Wall Street", perché lì ho lavorato solo cinque giorni, quindi hanno candidato Jonah Hill ed è stato candidato anche Leonardo DiCaprio, che di candidature ne ha avute molte (ride). Quando ho scoperto che Martin Scorsese voleva affidarmi un ruolo nel film, mi sono ricordato che era il regista di cui studiavo i film presso l'Università di cinema nel 1992. Vent'anni dopo mi sono ritrovato ad andare verso casa sua e, quando sono sceso dalla macchina, mi sono detto "Aspetta un attimo, mi stanno portando da lui ad incontrarlo, nel suo appartamento?". È stata una cosa bellissima e, dopo il nostro primo incontro, mi sono accorto che ha una profondissima conoscenza di cinema e che ama moltissimo le parti divertenti. Quindi, mi ha dato questo ruolo, mi sono documentato, ho buttato giù delle cose, sono andato da lui a fargli vedere ciò che avevo pensato di mettere su come personaggio e a lui la cosa è piaciuta subito.

Come stai vivendo questa attesa per la notte degli Oscar?
Matthew McConaughey: In realtà, mi sto godendo questo periodo, non sto lì con l'ansia ad aspettare gli Oscar, sto andando in giro per il mondo a parlare di questo film. Oggi sono qui, poi andrò in Inghilterra, in Germania e di nuovo in America per continuare a raccontare questa storia, ma non faccio la promozione, perché il film arriva prima di me, parla da solo, non ha bisogno che io lo promuova. Ne sono estremamente orgoglioso e non mi stancherò mai di parlarne.

Hai visto "La grande bellezza"?
Matthew McConaughey: No, non l'ho visto, ma ieri sera ho avuto il piacere di incontrarne il regista e ci siamo detti qualcosa che di solito in questo ambiente non si dice mai: "Ciao e ci vediamo agli Oscar" (ride).

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