03 Settembre 2011 - Conferenza
"Cose dell'altro mondo"
Intervista al regista e al cast.
di Francesco Lomuscio

Affiancato dal cast e dagli sceneggiatori Diego De Silva e Giovanna Koch, il regista Francesco Paterno è approdato presso la Sessantottesima Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia per presentare la sua ultima fatica: "Cose dell'altro mondo".

Il film è stato già contestato dalla Lega Nord, che ha addirittura presentato una interrogazione parlamentare, ma, proprio qui in Veneto, è stato ben accolto…
Francesco Patierno: E' un film non ideologico, ma che cerca solo di portare una riflessione allo spettatore. Fin dall'inizio, abbiamo cercato di non alimentare polemiche, visto che volevamo promuovere il film solo sui contenuti; ciò che conta è solo che siamo riusciti a farlo, e l'accoglienza che ha ricevuto qui è indicativa. Comunque, va precisato che i leghisti non rappresentano il Veneto.
Diego Abatantuono: La polemica è nata sulla fiducia, ma credo che la cosa si sgonfierà vedendo il film. Il trailer può ingannare, forse il problema è stato quello; in ogni caso, la polemica non ha guastato, dal punto di vista commerciale è sempre interessante che si parli di un film. E comunque, sono stati pochi quelli che lo hanno aggredito.

Si giudica solo da un trailer, e questa pessima abitudine c'è sempre più spesso in Italia...
Diego De Silva: In effetti, scrivendo volevamo far vedere anche queste contraddizioni, tipiche del nostro paese e che ritengo veramente umilianti.

Il film non è ideologico ma è forse un po' a tesi, politically correct; non vi sembra che sia anche un po' manicheo?
Francesco Patierno: A me sembra tutt'altro che manicheo, la suggestione che pone è il rapporto che abbiamo col diverso, non tanto con l'immigrato. La fine del film è una "non fine", e serve proprio a stimolare questa suggestione. Non è un film politico, ma che parla di sentimenti, delle vicende affettive di tre persone.

Nel film si parla del rapporto tra italiani e migranti ma anche delle vicende affettive di tre persone…
Valentina Lodovini: Laura è apparentemente l'unica idealista rimasta in questo paesino del nord, ma, quando accade ciò che accade, in fondo non ci rimane poi così male. C'è in lei una sottile ipocrisia: lei parla, esprime a parole grandi ideali, ma poi finisce per chiedersi se vuole davvero passare tutta la vita col suo ragazzo, che è di colore e ha una cultura diversa dalla sua.
Valerio Mastandrea: In realtà, io trovo che un'ideologia ci sia nel film, ma non nel senso di gabbia politica, quanto di attenzione a certe tematiche. E' un film che parla anche di sentimenti, che si chiede cosa succederebbe se in questo paese si smettesse di parlare solo di produttività. Il mio personaggio rappresenta il tipo di persona più pericoloso della nostra società: un uomo di stato disilluso nei confronti della vita, che trasforma la sua disillusione in continua opposizione verso chi ha davanti, solo per continuare a galleggiare nel mare di indifferenza che lo circonda.
Diego Abatantuono: Il film è una fiaba, quello che si racconta non può succedere nella realtà, però potrebbe esistere un personaggio simile al mio e, anzi, il fatto che sia ispirato a un personaggio reale lo rende inquietante. A suo modo è anche un personaggio divertente.

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