27 Marzo 2008 - Conferenza stampa
"Appunti per la distruzione"
Intervista al regista e all'attore protagonista.
di Andrea Giordano

Presenti alla conferenza stampa di presentazione della pellicola "Appunti per la distruzione" il regista, Simone Scafidi, e l'attore protagonista, Andrea Riva.

Intanto Simone, puoi raccontare qual'è stata la molla, l'input che ti fa fatto decidere di sposare questo progetto ?
Simone Scafidi: Ci sono tre frasi riguardo a Dante Virgili che mi fanno pensare che fosse normale in un certo senso farne un film. Prima di tutto di Dante Virgili non esiste una fotografia, poi previde nel 1970 la caduta delle Torri Gemelle e poi è l'unico autore italiano ad aver scritto una romanzo dichiaratamente nazista. Diciamo che già tre aspetti del genere non potevano non suscitare la mia curiosità, dato che sono da sempre interessato al male che si nasconde nell'uomo. Mi sono spesso domandato come sia possibile che milioni di persone siano state hitleriane o naziste, staliniste o franchiste e quindi leggendo La Distruzione di Dante Virgili, romanzo dalla parte di un interprete delle SS in Italia ho pensato che fosse lo spunto per un film. Di che tipo? Una docu - fiction. Quindi parti di fiction, ispirate all'universo di Dante Virgili, mescolate con due livelli documentaristici, uno che racconta la storia incredibile di Dante Virgili, l'altro invece che indaga su che cosa sia il male, sull'impossibilità di definire il male. Qual'è stato il tradeunion? Il tradeunion è appunto Dante Virgili, perchè ha consapevolmente, o inconsapevolmente, questo non lo so, raccontato il male, quindi lui era portatore del male, senza saperlo forse. Quindi mi è sembrato che la sua storia, la sua opera fossero lo spunto giusto per arrivare ad una riflessione sul tema del male.

Il personaggio di Andrea, all'interno della docu - fiction, appare come una figura guida, " virgiliana ", per lo spettatore, era questo il vostro intento ? Una recitazione, la sua, quasi improvvisata, spontanea, no ?
Simone Scafidi: Dici bene, a parte che Andrea è un grandissimo interprete, è anche, in un certo senso, proprio perchè è un eccellente attore, un grande mistificatore, e lo dico in senso buono ovviamente. Lui dice sempre che noi non scriviamo le sceneggiature, in realtà la verità è che noi abbiamo delle sceneggiature ben precise, dove ci sono dei dialoghi ben precisi. Ma poi cosa accade, è questo l'ho sentito anche per i set di Cronenberg, che gli attori hanno un canovaccio, ma poi sono loro che suggeriscono al regista le inquadrature, dal loro modo di muoversi nasce l'inquadratura: questo è il lavoro che io ed Andrea facciamo con gli attori; diamo una sceneggiatura precisa, che però è un palinsesto, sul quale possono, in qualche modo, installare le loro idee, la loro personalità. Io amo molto gli attori-autori e Andrea Riva ne è un esempio, perchè oltre a scrivere con me i nostri lavori, è anche un interprete che porta molto di sè.
Andrea Riva: Penso che il compito di un attore, di un performer, sia riuscire a fare entrare lo spettatore, il pubblico, sia che tu faccia teatro o cinema, nel percorso di conoscenza che il performer stesso sta effettuando. Per questo quando parlo dell'esperienza "magmatica" di confronto con la scrittura di Virgili, la definisco interiore ed esteriore al tempo stesso. È come se lavorassi col ghiacco e col fuoco e quindi devo far provare al pubblico le mie stesse sensazioni. E questo come fai ad ottenerlo? Assolutamente, sempre e solo, con un lavoro spietato, crudele, nel senso "artaudiano" della parola, sul corpo; il corpo deve, quindi, piegarsi al volere del performer e mostrarsi in metamorfosi per far arrivare il messaggio che si vuole comunicare con questo lavoro, che poi è l'universo di Virgili.

Nella docu - fiction, come già avevamo visto ne Gli Arcangeli, ci sono scene forti, crude, ma di fondo noto sempre una sorta di "armonica poesia artistica ", di immagine, di messaggio : come riuscite a fare questo lavoro, che per certi versi è straordinario ?
Andrea Riva: Nella docu - fiction, ad un certo punto, Gabriele Mandel, intervistato, dice che "l'uomo è se stesso e non è mai se medesimo, a volte è un angelo, a volte un demonio". La vita delle persone, così come l'opera d'arte, non può essere sempre identificata come una luce " buona - bianca", è sempre un continuo intersecarsi. Possiamo parlare di cinema " verticale ", di aspirazioni " verticali " : per arrivare alla luce, molte volte devi calarti nelle tenebre. C'è l'esempio di un'eresia cristiana - medioevale che è lampante e che diceva: "se si peccava molto fortemente, soltanto allora Dio poteva accorgersi di te e fornirti la grazia". Quindi, forse, andare nel fondo dell'abisso delle tenebre, conoscerle, trasformare il veleno in farmaco, è la strada privilegiata per arrivare alla luce, perchè ne arrivi purificato e ne arrivi edotto.
Simone Scafidi: Credo che la poesia della vita stessa, che è fatta di questo, di bianco e di nero, di bene e di male, mi fa piacere che tu abbia notato questo aspetto, quest'armonia come tu dici, perchè credo che ci sia un'onestà di fondo nel raccontare quello che accade. Tante volte ci hanno chiesto di fare qualcosa di leggero, perchè non raccontare qualcosa di positivo, noi lo vorremmo anche, però nei nostri film situazioni negative sono fatte proprio con estrema sincerità, che è il nostro modo di comunicare, di raccontare, io spero, un vissuto, che in qualche modo, se lo spettatore non ha provato, può comprendere, può aver visto ; e di conseguenza c'è uno stile, che forse, diventa qualcosa di reale, di vero, proprio perchè non c'è mai nulla di posticcio, non c'è nulla che possa abbellire quello che viene raccontato. Io cerco di raccontare come regista le cose che vedo, come le sento, non attraverso il linguaggio cinematografico canonico, ma attraverso il mio di linguaggio, che può piacere o non piacere, però, credo che nasca dalla voglia di comunicare, dalla voglia di espressione. Questo tipo di cinema, sia Gli Arcangeli, che Appunti per la distruzione, è stato definito dai detrattori come qualcosa di eccessivo, dagli ammiratori come una forma di poesia. Io credo che la verità sia nel mezzo, nella sua realtà, cioè è un cinema diretto, schietto. Non viviamo in un illusione, se volete potete condividerla, se no potete rifiutarla, ma penso che di sicuro non lascerà indifferenti.

C'è una morale in quello che avete fatto ?
Andrea Riva: Devo dire che io sono sempre contrario alla morale, quando qualcuno ne parla, poi generalmente innalza sempre dei roghi e cosa mi ha sempre spaventato. La morale ti dice "non rubare il portafoglio al tuo vicino perchè è peccato", io lo sostituirei con l'etica che dice "non rubare il portafoglio al tuo vicino perchè gli fai un danno". Questo danno, poi, gira gira, tocca anche a te. La morale è un'altra cosa, è talmente subdola, è talmente viscida, che la parola stessa mi dà l'idea di sdrucciolevole, che ingloba anche degli aspetti privati, che non dovrebbero interessare. Anche riguardo al discorso sull'arte: certe immagini disturbano, perchè magari non per il messaggio che vogliono comunicare, ma perchè sono vincolate da altre immagini, come il nudo per esempio, e che molti ritengono offensivo, immorale, perdendo quindi l'attenzione verso il gesto, l'atto, che si sta facendo. Come artista combatterò sempre la morale.
Simone Scafidi: Brevemente posso rigirare il discorso della morale sull'aspetto del male, come c'è in questo film: le persone si riempiono la bocca di cosa sia morale o immorale, di cosa sia giusto o sbagliato. Io non ho la presunzione di dire cosa sia o no morale, o cosa sia bene o male. So di poter compiere azioni morali e immorali, che fare il bene o il male. Il mio compito come regista e come autore è quello di raccontare queste contraddizioni, di cercare di dire ai miei spettatori "voi non siete più morali di me, voi non siete più immorali di me".

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