Sorelle mai
Si comincia nel 1999 e facciamo immediatamente conoscenza con la piccola Elena Bellocchio, di cinque anni, la quale, sorella di Giorgio e figlia di Sara, attrice con le fattezze della Donatella Finocchiaro di "Galantuomini" (2008), vive a Bobbio insieme alle zie in quanto la madre, sempre in giro per lavoro, ritorna da lei solo quando possibile.
In un arco narrativo che ci trasporta fino al 2008, passando per il 2002, il 2005, il 2006 e il 2007, seguiamo quindi in sei episodi – girati in sei diversi anni – il percorso di crescita della bambina, che si trova ad andare a vivere a Milano con la madre per poi tornare insieme a lei a Bobbio, dove è in corso la formalizzazione della vendita della casa e dove incontra di nuovo Giorgio, sempre più inquieto e smarrito per ciò che vuole fare.
E le sorelle Mai del titolo sono, appunto, le zie, vere sorelle del regista Marco Bellocchio, il quale si trova qui a riprendere il mediometraggio "Sorelle", girato con la collaborazione dei corsisti di "Fare cinema" e presentato nel 2006 al Festival Internazionale del Film di Roma, rielaborandolo completamente ed aggiungendo tre nuovi episodi. Infatti, spiega: "E’ un film per caso. Tanti racconti improvvisati, decisi per la stagione (l’estate), i partecipanti al laboratorio "Fare cinema", gli amici, attori e non attori, disponibili, gli ambienti gratis. Un film che non poteva essere più condizionato (non c’era una lira e poi un euro) e nello stesso tempo più libero. Ancor più libero perché, facendolo, non c’era il pensiero che sarebbe stato giudicato, quell’ansia leggera, intermittente e che ci accompagna sempre quando si gira un film".
Un film che, caratterizzato da uno stile compatto e frammentato al tempo stesso, coinvolge anche Alba Rohrwacher nei panni di una professoressa ospite pagante nella casa delle due donne e, contemporaneamente, alle prese sia con gli sms inviatile dall’ex fidanzato che con la decisione per la bocciatura di un alunno.
Fino a quando ritroviamo Giorgio, minacciato per problemi legati a debiti e affari andati male, nell’ultimo tassello – caratterizzato da una certa, evidente ossessione per le ombre – di circa 105 minuti di visione che, tutt’altro che noiosi e non privi d’ironia, grazie soprattutto alla simpatia sprigionata dalle due divertenti zie, sembrano comunque individuare la loro effettiva utilità solo nel testimoniare quanto appreso, dal punto di vista tecnico-artistico, dai frequentanti del corso di cui sopra.

La frase: "C’è tempo per il matrimonio, non bisogna fare le cose di fretta, bisogna fare le cose con i giusti tempi".

Francesco Lomuscio

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