Scary Movie 5
Sebbene sia stato tra i protagonisti del terzo e del quarto capitolo della serie, entrambi diretti da David Zucker, Charlie Sheen fa soltanto un breve cameo – affiancato da una Lindsay Lohan con tanto di etilometro da polso – nel prologo e dopo i titoli di coda del quinto appuntamento cinematografico con la più scatenata saga comico-demenziale volta a prendere in giro l’horror da grande schermo, iniziata, a XXI secolo appena avviato, con due tasselli a cura di Keenen Ivory Wayans.
Quinto appuntamento di cui Zucker – insieme allo storico collaboratore Pat Proft – firma, però, soltanto la sceneggiatura, lasciando il timone di regia al Malcolm D. Lee autore di "Roll bounce" (2005); che esclude del tutto la Anna Faris volto simbolo del franchise e recupera dai due episodi precedenti Simon Rex, per immergerlo con la Ashley Tisdale di "Alieni in soffitta" (2009) in oltre un’ora e venti di parodia destinata a prendere principalmente di mira "La madre" (2013) di Andrés Muschietti e i vari "Paranormal activity".
Ma, mentre il cast annovera, tra gli altri, il Terry Crews di "White chicks" (2004) e Snoop Dogg, è possibile scorgere anche apparizioni del Jerry O’Connell di "Piranha 3D" (2010), del pugile Mike Tyson e della Heather Locklear di melroseplaciana memoria nel calderone che non dimentica neppure di sbeffeggiare "Il cigno nero" (2010) di Darren Aronofsky, "La casa" (2013) di Fede Alvarez e "L’alba del pianeta delle scimmie" (2011) di Rupert Wyatt.
Perché la pellicola, in maniera divertita, intende trasmettere l’assurda morale atta a ricordare che, essendo gli umani una razza patetica, sarebbe meglio se le scimmie prendessero le redini del pianeta.
Oltre a quelle della comicità su celluloide a stelle e strisce, sorge spontaneo pensare, in quanto, tra battute tutt’altro che divertenti e non assenza di gag a base di escrementi, "Scary movie 5", martellante all’inverosimile ed incapace di strappare risate, si rivela, senza alcun dubbio, il peggior momento della pentalogia.
E il fatto che lo abbia sceneggiato Zucker, ovvero colui che ha segnato la storia del genere tramite capolavori del calibro de "L’aereo più pazzo del mondo" (1980) e "Una pallottola spuntata" (1988), testimonia tranquillamente che anche i maestri, prima o poi, arrivano a esaurire la scorta di idee originali.
La frase:
"Io ve l’ho detto, non aprite quella porta!".
a cura di Francesco Lomuscio
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