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Saw 2 - La soluzione dell'enigma
Nel corso della visione di "Saw 2 - La soluzione dell'enigma", sequel di quel gioiellino del cinema thriller intitolato "Saw - L'enigmista", che all'inizio del 2005 ha furoreggiato sugli schermi italiani, è quasi impossibile non ricordare un paio di fondamentali regole, relative ai secondi capitoli delle saghe cinematografiche horror, che Randy Meeks/Jamie Kennedy enunciava in "Scream 2" (1997) di Wes Craven: "Prima di tutto il numero dei morti aumenta, seconda cosa le scene del delitto sono sempre più elaborate, più sangue, più orrore, una carneficina!".
Infatti, a partire dal folgorante e disturbante incipit, in cui vediamo in scena l'ennesimo, sfortunato prigioniero del sadico serial killer Jigsaw (Tobin Bell), alle prese con un diabolico meccanismo a tempo collegato ad una sorta di maschera chiodata (chissà che non si tratti di un omaggio a "La maschera del demonio" di Mario Bava), ci rendiamo immediatamente conto del fatto che questo numero due, esordio nella regia del lungometraggio per lo specialista in spot pubblicitari Darren Lynn Bousman, presenti un notevole aumento delle dosi di gore e violenza grafica. Ed anche con il numero delle vittime siamo ad un livello nettamente superiore, in quanto, nella classica situazione alla "Cube" (1997), che caratterizzò anche il primo film, non abbiamo più, rinchiuse in un'ignota "prigione", due persone sole, bensì otto, tra cui il giovane Daniel (Erik Knudsen), figlio del detective Eric (Donnie Wahlberg); inevitabilmente, quindi, l'ottima sceneggiatura, ad opera dello stesso regista e di quel Leigh Wannell che già scrisse ed interpretò il capostipite, viene infarcita con situazioni ed elementi tipici del filone slasher, sottogenere dell'horror che prevede fantasiosi delitti a ripetizione, per mano dell'omicida o della pericolosa creatura di turno, ai danni di gruppi di future, probabili vittime, in un luogo più o meno chiuso. Ciò, però, non sta a significare che questo continuo ad opera di Bousman sia inferiore all'originale di James Wan (qui produttore esecutivo, insieme al citato Wannell), il quale si costruiva sul lento e teso intrigo volto a trasportare all'inaspettato twist ending, o finale a sorpresa, tipico delle opere di M. Night Shyamalan. Tra siringhe, fuoco e gas nervino, "Saw 2 - La soluzione dell'enigma", girato su un set che lo scenografo David Hackl ha miracolosamente costruito, in sole tre settimane, mettendo insieme 27 differenti set in un unico teatro di posa, pur mostrando tranquillamente, fin dall'inizio, il volto di Jigsaw, coinvolge dalla prima all'ultima inquadratura, attraverso una narrazione veloce, enfatizzata dal serrato montaggio di Kevin Greutert, e l'introduzione di momenti shockanti che metteranno a durissima prova non solo gli spettatori impressionabili. Il tutto, all'interno del consueto, claustrofobico involucro testimoniato dalla quasi totale ambientazione in interni, mentre emergono allegorie sull'istinto paterno e, in generale, sui rapporti tra padri e figli, e veniamo condotti a diverse rivelazioni finali tutt'altro che aspettate. Non a caso, Bousman asserisce: "Il film non è quello che credi, cambia direzione con delle svolte drastiche nelle ultime scene, in cui assistiamo al vero gioco, qualcosa di molto più grande di quanto ci fossimo aspettati".
La frase: "Non vorrei deluderti detective ma ho il cancro, le tue minacce non mi toccano, sono già condannato a morte".
Francesco Lomuscio
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