Rush
Come ben sapranno i seguaci irriducibili dei bolidi fiammanti, il pilota austriaco Niki Lauda trionfò nel 1975 al campionato di Formula 1 alla guida di un motore Ferrari, ponendo così fine all’egemonia della Ford, durata sette anni, e rendendo tale vittoria il presupposto per la drammatica stagione dell’anno successivo.
Stagione che il vincitore del premio Oscar Ron Howard, su sceneggiatura del Peter Morgan già curatore dello script per il suo "Frost/Nixon - Il duello" (2008), racconta all’interno del grande schermo ponendo il Daniel Brühl di "Bastardi senza gloria" (2009) nei panni del succitato tre volte campione del mondo e il Chris Hemsworth di "Thor" (2011) in quelli del suo rivale inglese James Hunt.
Intransigente, geniale e metodico il primo, carismatico, talentuoso playboy portato per gli eccessi il secondo, sono i protagonisti degli anni d’oro dello sport che avrebbe dato in seguito notorietà ad Ayrton Senna, traboccanti sensualità e glamour; mentre la Alexandra Maria Lara de "La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler" (2004) e la Olivia Wilde di "Cowboys & aliens" (2011) provvedono a incarnare le loro rispettive compagne Marlene e Suzy.
Anni di cui l’autore di "Apollo 13" (1995) e "A beautiful mind" (2001) rende in maniera efficace l’atmosfera ricorrendo non solo a una ricca colonna sonora di vecchi hit spazianti da "Gimme some lovin’" di Steve Winwood a "Fame" di David Bowie, ma facendosi supportare anche in maniera efficace dalla fotografia per mano di Anthony Dod Mantle.
Soltanto uno dei nomi che meriterebbero l’ambita statuetta hollywoodiana insieme all’eccellente Brühl, immerso in oltre due coinvolgenti ore di visione che, costantemente in odore di pericolo di morte sull’asfalto, si costruiscono sì sui rapporti tra i diversi personaggi, ma senza dimenticare di sfoggiare, nei momenti giusti, altamente realistiche sequenze delle gare automobilistiche.
Sequenze tecnicamente concepite in maniera impeccabile facendo del lodevole lavoro svolto su sonoro ed effetti sonori uno dei loro maggiori punti di forza; al servizio di un elaborato che, comprendente nel cast il nostro Pierfrancesco Favino nel ruolo di Clay Regazzoni e non privo d’ironia (citiamo la situazione in cui Niki e Marlene si trovano con l’auto in panne), conduce senza annoiare mai a un finale che non può fare a meno di apparire emozionante... tanto da spingere facilmente a pensare che ci troviamo dinanzi a uno dei migliori (forse il migliore) lungometraggi realizzati dal sopravvalutato ex Richie Cunningham del telefilm "Happy days".
La frase:
"Più sei vicino alla morte, più ti senti vivo".
a cura di Francesco Lomuscio
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