Robin Hood
Dopo aver lavorato insieme né "Il gladiatore" (2000), "Un’ottima annata" (2006), "American gangster" (2007) e "Nessuna verità" (2008), il regista Ridley Scott e l’attore Russell Crowe si ritrovano sullo stesso set per rispolverare questa volta la leggendaria figura del furfante galantuomo che, abile con l’arco e le frecce, ruba ai ricchi per donare ai poveri.
Ma, a differenza delle precedenti opere cinematografiche incentrate sul crociato della foresta dal (retro)gusto fortemente politico, delle quali citiamo solo "La leggenda di Robin Hood" (1938) con Errol Flynn e "Robin Hood-Principe dei ladri" (1991) con Kevin Costner, la pellicola di Scott racconta le sue origini, aprendo immediatamente con una sequenza spettacolare ambientata nel 1199 in Inghilterra, presso il Castello di Chalus.
Crowe incarna quindi Robin Longstride, esperto arciere dell’esercito di Riccardo I alias Danny Huston che, alla morte del sovrano, va a Nottingham, afflitta dalla corruzione e sull’orlo della carestia a causa delle elevatissime tasse imposte ai suoi sudditi dal dispotico sceriffo interpretato da Matthew Mcfayden, dove, oltre a salvare il posto, spera di ottenere la mano di Marion, risoluta vedova con le fattezze della grandissima Cate Blanchett.
E, nei panni di Will Scarlet, alleato del protagonista come pure Little Giovanni e Allan A’Dayle, rispettivamente con i volti di Kevin Durad e Alan Doyle, qualcuno potrà riconoscere lo Scott Grimes protagonista negli anni Ottanta dei primi due capitoli della serie fanta-horror "Critters"; mentre William Hurt ricopre il ruolo di Guglielmo il maresciallo e Max Von Sydow quello di Sir Walter Loxley.
Un cast all star volto ad impreziosire il movimentato racconto della lotta per restituire all’Inghilterra la sua gloria, fino alla coinvolgente battaglia finale che rappresenta di sicuro il momento più riuscito dell’intera operazione.
Operazione che, non priva di un pizzico d’indispensabile ironia, si presenta in fin dei conti nelle vesti del classico kolossal d’azione in costume che tutti ci aspettiamo: impeccabile dal punto di vista tecnico-artistico (lodevole, tra l’altro, il lavoro svolto dallo scenografo John Mathieson), ma non particolarmente memorabile.
Oltre ad essere forse più vicino a "Braveheart-Cuore impavido" (1995) di Mel Gibson che al succitato peplum che permise a Russell Crowe di vincere l’Oscar.

La frase: "Date potere a tutti gli uomini e voi acquisterete forza".

Francesco Lomuscio

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