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Ribelle - The Brave











Era il 1937 quando la Walt Disney Animation Studios creava uno dei suoi primi capolavori d’animazione: "Biancaneve e i sette nani", che vedeva come protagonista una dolce principessa in cerca di un’amore capace di spezzare le malie di una malvagia regina. A distanza di ben 75 anni la Walt Disney, in collaborazione con gli studi Pixar, presenta una nuova principessa, Merida, bellissima ma decisamente antitetica alla precedente. Poco avvezza all’etichetta di corte, ama cavalcare libera per la foresta, pronta a carpirne i segreti e alla ricerca non più dell’amore, ma della sua strada nella vita. Due personaggi femminili opposti, che mostrano il forte cambiamento avvenuto nella società e il diverso modo di essere una donna. Merida rifiuta il matrimonio con uno dei figli del capoclan, segnando così un cambiamento fondamentale con la tradizione, ma... nonostante tutto, proprio grazie all’utilizzo di elementi classici, la bella principessa omaggia i suoi predecessori e prende in mano il suo destino. L’esperienza della Pixar in fatto di computer grafica e di 3D si immerge e si mescola con la tecnica tipicamente disneyana, raggiungendo un livello grafico eccellente. Ecco che le stupende vallate nebbiose della Scozia vengono animate e rese più luminose con l’impiego del 3D, come se improvvisamente questo acquarello paesaggistico prendesse vita e cercasse di rompere il velo del cinema che separa la fantasia dalla realtà. E’ un gioco di contrasti fra i colori pastello dei paesaggi e il rosso vitale e vivace dei capelli di Merida, fra il verde antico della foresta e quello cangiante dei fuochi fatui, venendo così a crearsi una dimensione senza tempo, magica e vitale, in cui prendono vita alcune fra le più famose leggende celtiche, seppur ovviamente riadattate. C’è un dualismo non solo visivo, ma anche a livello strutturale che innesca la storia e scatena il dramma... "Ribelle", nonostante tutto però, è in linea con gli stilemi dei classici Disney, è simile alla "Sirenetta" (1989) e a "Mulan" (1998) per il suo anticonformismo, ma al tempo stesso sembra occhieggiare anche a "Koda, fratello Orso" (2003) dato il rapporto conflittuale e il desiderio di prendere in mano la propria vita. Il conflitto e il coraggio sono i temi fulcro di questa moderna favola, vi è l’incontro e lo scontro fra due generazioni, la ribellione da parte di questa adolescente nei confronti dei genitori e il desiderio di essere libera e indipendente e scrivere da sola il proprio destino. Se da una parte abbiamo la rottura e il ritorno alla tradizione a livello di trama, dall’altra abbiamo un cambiamento importante dal punto di vista visivo, infatti, i personaggi, seppur ben caratterizzati grazie ad espressioni facciali e difetti fisici ben evidenziati, sono decisamente lontani dalla linea classicheggiante cui è abituato solitamente lo spettatore, qui divengono una sorta di strani pupazzi animati. Forse è per questo che il film è stato accolto dalla critica in maniera dissonante, c’è chi lo ha osannato e chi lo ha disprezzato, ma resta il fatto che a livello di dinamica narrativa e umorismo il film tocca nel segno, affascinando e facendo ridere lo spettatore. Il 13° film d’animazione in CGI della Pixar segna dunque il successo del regista Mark Andrews, coadiuvato da Brenda Chapman già famosa per "Il Principe d’Egitto" della Dreamworks.

La frase:
"Si dice che il nostro destino sia legato alla terra, di cui siamo parte, così come lei è parte di noi. Si dice anche che il destino sia cucito come un tessuto, e che la vita di ognuno di noi sia intrecciata a quella di molti altri. Tutti cercano il proprio destino, o tentano di cambiarlo. Alcuni non hanno fortuna, mentre altri vengono aiutati a trovarlo".

a cura di Federica Di Bartolo

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