[REC]³ - La genesi
Il titolo di testa arriva al ventiduesimo minuto circa, dopo che lo spettatore è già stato immerso nella festa nuziale di Clara e Koldo, rispettivamente con i volti della Leticia Dolera di "Immagini" (2003) e del televisivo Diego Martín, trasformatasi in un incubo a occhi aperti in seguito all’infezione zombesca diffusasi a partire da uno degli invitati.
Incubo a occhi aperti che, a differenza dei due capitoli precedenti, ambientati all’interno di un condominio spagnolo messo in quarantena, non solo vede al timone di regia Paco Plaza senza il collega Jaume Balagueró, ma sembra decidere di relegare esclusivamente a una minima parte della circa ora e venti di visione l’abusatissima tecnica di ripresa denominata P.O.V. (Point Of View); che, con le sue "soggettive mosse" al fine di ricreare un illusorio effetto documentario, ha fatto la fortuna di "The Blair witch project - Il mistero della strega di Blair" (1999) e derivati.
Decisione che, se da un lato, trasportando lo spettacolo sui binari del comune film dell’orrore, potrebbe far storcere il naso a coloro che identificavano l’originale marchio di riconoscimento della serie in quel look da mockumentary infarcito di pseudo-morti viventi, dall’altro si rivela tutt’altro che disprezzabile.
Perché, nonostante il suo poco confortante passato dietro la macchina da presa, testimoniato da discutibilissimi lavori quali "Second name" (2002) e "I delitti della luna piena" (2004), Plaza, che non rinuncia neppure a non invadenti accenni d’ironia, si mostra capace di confezionare una movimentatissima operazione che non permette allo spettatore di chiudere occhio.
Un’operazione molto meno claustrofobica rispetto ai primi due tasselli, ma che orchestra a dovere momenti di tensione come quello in cui Clara si trova incastrata sotto una grata e indispensabili, liberatorie immagini splatter, tra decapitazioni e corpi divisi verticalmente in due parti tramite motosega.
Al servizio di una godibilissima, riuscita terza puntata che, sia per quanto riguarda il buon ritmo che la messa in scena, ricorda abbastanza da vicino l’efficacia di una certa celluloide horror risalente agli anni Ottanta... ma apparendo meno speranzosa e legandosi maggiormente, di conseguenza, al poco ottimista clima generale d’inizio XXI secolo.
La frase:
"La gente deve sapere che sta succedendo, devo riprendere tutto".
a cura di Francesco Lomuscio
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