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Quantum of Solace
Come fatto con tanti supereroi riproposti vergini al cinema dopo che ci si è resi conto che l’idea di "saga" è vincente soprattutto se si riparte dall’inizio del personaggio (come successo con Batman e anche, per certi versi, con Superman), James Bond aveva subito un vero e proprio restyling quando uscì Casinò Royale. Più cupo e cinico, meno elegante e sicuramente con un potenziale di violenza fisica nelle mani che gli 007 passati si sognavano. La stessa scelta di Daniel Craig come protagonista era stata presa in quest’ottica: un uomo senza dubbio affascinante, ma dal fisico tarchiato e un volto vissuto. Martin Campbell, l’allora regista, capì che se c’era un modo per aver successo e competere con i tanti action-movie contemporanei (qualcuno diceva che il vero nuovo 007 del 2000 era Jason Bourne) bisognava infarcire il prodotto di tanta azione e adrenalina quasi fino ad scoppiare. Ne uscì fuori un film adrenalinico come poche altre volte visto al cinema, uno dei migliori della serie, e il pubblico, giustamente, lo premiò.
Essendo un sequel, "Quantum of solace" nasce senza dubbio dall’esigenza di superare il film che l’ha preceduto. Prendendo Marc Foster alla regia, autore di film drammatici come Monster’s ball, Finding Neverland e Il cacciatore di aquiloni, l’intenzione dei produttori è stata probabilmente quella di dare maggiore spessore all’aspetto psicologico di James Bond. Dopotutto nel precedente episodio aveva perso la sua amata Eva Green (un amore mancato che già sappiamo condizionerà i suoi rapporti con le donne nei prossimi episodi) e ancora non ha punito i cattivi. Purtroppo a pagare il prezzo di questa ricerca di sentimentalismo è l’azione. Marc Foster non solo non ha il piglio di Campbell, ma sembra non avere un’idea precisa nel costruire la suspanse: le varie scene di inseguimento (per terra, per mare, per aria e nel fuoco) risultano spesso confuse e disorientanti (che non significa intense), il montaggio si limita a tagliuzzare il più possibile, ma non costruisce mai una scena degna davvero di nota (salviamo però la discesa senza paracadute), nonostante i tanti mezzi a disposizione. Se non ci fosse stato Casinò Royale, probabilmente ci si sarebbe potuti accontentare di questo che è comunque un prodotto di onesto entertainment, ma le alte aspettative riposte lo inquadrano in una mezza delusione. La stessa sceneggiatura poi appare un po’ traballante: va bene che è chiaro che ci sarà un altro sequel (a quanto pare non diretto da Foster) che chiarirà alcuni punti, ma il "Solace" di cui si parla durante la Tosca non si capisce bene di che fonte energetica si tratti (il titolo invece significa "quantum di sicurezza", il limite che si deve superare per aver fiducia nelle persone. E’ lo stesso titolo del racconto di Ian Fleming che ha ispirato il film). Si apprezza per il coraggio e la coerenza narrativa, invece, l’insolito mancato accoppiamento di Bond con la protagonista femminile (la bellissima Olga Kurylenko) e la bella interpretazione dell’attore francese Mathieu Almaric (visto in Lo scafandro e la farfalla) nei panni del cattivo Greene.
La frase:
- "E’ un suo amico?"
- "Io non ho amici"
Andrea D'Addio
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