In linea con l'assassino
Che si tratti di un film piuttosto particolare lo si capisce subito: incentrato su un unico personaggio, Colin Farrell, ambientato in una sola location, una cabina telefonica, e con il "cattivo" praticamente invisibile per tutta la durata della pellicola.
Stuart "Stu" Shepard (Colin Farrell / La regola del sospetto) è un pubblicitario di successo, la sua è una vita patinata fatta di begli abiti, ricchi accessori, feste, contatti, moglie e, ovviamente amante. Un meccanismo delicato, ma perfetto che gli assicura tranquillità e felicità. Ad esempio chiamare la bella Pamela (Katie Holmes / The gift) tutti i giorni da una cabina telefonica, impedisce alla sua dolce metà, Kelly (Radha Mitchell / Pitch Black), di scoprire la sua doppia vita. Un'ottima tecnica finché un maniaco non decide di prenderlo di mira.
Inizia tutto in maniera innocente... il telefono della cabina squilla... che fare? Rispondere ovviamente, pur non sapendo chi c'è dall'altra parte del filo. È l'inizio dell'incubo. Non puoi riagganciare, altrimenti sei morto, non puoi chiedere aiuto, altrimenti sei morto, non puoi dire la verità, altrimenti sei morto e devi fare quello che ti viene detto altrimenti non solo sei morto, ma lo saranno anche i passanti per strada, come Stu scoprirà ben presto.
Dopo il primo cadavere Stuart si ritrova circondato dalla polizia con la paranoia che sale vertiginosamente. Soltanto il Capitano Ramey (Forest Whitaker / Panic Room) sembra possedere la calma necessaria a gestire l'operazione anche se questa potrebbe essere una facciata ad uso e consumo dei media.

Se vogliamo cercare un qualche messaggio sociale diciamo pure che la pellicola ne è totalmente intrisa (non si sa se per precisa idea dello sceneggiatore Larry Cohen o per caso). L'uomo vittima della sua stessa tecnologia, la schiavitù da telefonino, il tema pirandelliano delle "maschere", l'inseguimento di futili ideali a discapito dei "sani" valori e chi più ne ha più ne metta. La sensazione più forte resta però quella di un film incentrato sulla tensione dove viene sviluppato una sorta di triangolo tra la vittima, lo psicopatico ed il capitano di polizia come se ognuno fosse un tassello delle medesima personalità. Non si può non notare, quanto meno sotto l'aspetto narrativo, la similitudine con Liberty Stand Still film simile del misconosciuto Kari Skogland, anche se qui l'impronta di Joel Schumacher lascia una traccia indelebile con i suoi colori "acidi" ed i vari picture in picture, quasi fosse una sorta di TG.

Curiosità: la pellicola è del 2002, infatti la sua uscita era prevista per il novembre dello stesso anno, poi in seguito all'attentato di un cecchino in Maryland, è stata fatta slittare al 2003.

La chicca: il film in realtà è stato girato a Los Angeles, in un quartiere molto simile a New York, in soli 12 giorni e sequenzialmente (ovvero ripreso nell'ordine in cui poi lo vediamo).

La frase: "Sai come si dice... più in alto sale la scimmia, meglio si vede il culo!"

Indicazioni:
Per vedere un thriller un pò al di fuori degli schemi.

Valerio Salvi

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