Titolo film: |
The black Dahlia |
Opinioni presenti: |
77 |
Media Voto: |
5 -  |
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Attenzione: nei testi delle seguenti opinioni, potresti trovare parti rivelatorie del film.
Il parere di Rosario, 38 anni, Lecce
Un enorme delusione |
Voto 1 di 10  |
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Sono questi i termini con cui si può definire, volendo essere buoni, questo film. The Black Dalia fa acqua da tutte le parti, non lo si può negare, a maggior ragione se si è estimatori del romanzo di Ellroy. Le premesse e gli spunti per relizzare un ottimo film c’erano tutte, ma sono state o tralasciate o travisate. S. Johansson, J. Hartnett e H. Swank sono completamente fuori parte: la prima scade nella macchietta, il secondo risulta completamente immaturo sia per doti che per aspetto, e la terza recita un ruolo che per nulla le si addice. A. Eckart compie bene il suo lavoro, risultando fin troppo bravo al confronto degli altri, e M. Kirshner purtroppo la si vede solo in qualche minuto. Non si capisce del resto perché per interpretare il ruolo di una donna praticamente identica alla Dalia sia stata scelta H. Swank, che fisicamente c’entra ben poco con M. Kirshner. Nemmeno i comprimari fanno bella figura: basti vedere il grottesco e caricaturale della madre del personaggio di H. Swank. La Los Angeles del ’47 rievocata dal film scade pienamente nel clichè, più che tentare di essere un noir. Rispetto al libro il personaggio di Lee Blanchard (A. Eckart) ha un seguito diverso, senza rivelare nulla a chi il film non l’ha ancora visto, perdendo per strada tematiche valide che avrebbero accentuato nello spettatore la suspence e il dubbio sul coinvolgimento del personaggio negli accadimenti. Per non parlare di un finale inspiegabilmente cambiato, che pretende di essere l’epilogo di un’intricata vicenda che anche chi ne è già a conoscenza si ritrova disorientato. Il lavoro peggiore è stato quello dello sceneggiatore che adattando il testo per la pellicola non si preoccupa di toccare tematiche fondamentali che nel libro emergono: la necrofilia, l’ossessione (nel film praticamente immotivata) dei due poliziotti per il caso, i problemi di droghe di Lee, il coinvolgimento di alcuni poliziotti, etc.. Ma nemmeno De Palma ne esce a testa alta, ormai caricatura di se stesso, riprende con inutili pianisequenza e soggettive che fanno rimpiangere i capolavori precedenti. Ovviamente passando dal libro al film è impossibile non tralasciare alcuni elementi, ma la strada qui intrapresa lascia molto da pensare e irrita: "L.A. Confidential" dovrebbe essere un romanzo molto più complesso, ma la sua trasposizione cinematografica, con le dovute semplificazioni, è un prodotto di livello di molto superiore. The Black Dahlia risulta difficile da apprezzare per chi il romanzo non l’ha letto, mentre offende chi ne è rimasto attratto. E una cosa così da un regista autore di capolavori come "Scarface" e "Carlito’s Way" non è accettabile né giustificabile in alcun modo.
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Questa opinione è stata scritta da:
Rosario
38 anni
Lecce. |
(31 Ottobre 2010) |
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