Titolo film: |
K-19 |
Opinioni presenti: |
38 |
Media Voto: |
7.5 - |
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Attenzione: nei testi delle seguenti opinioni, potresti trovare parti rivelatorie del film.
Il parere di Gerardo, 53 anni, Como (CO)
Inutile sacrificio |
Voto 5 di 10 |
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Il sacrificio che non diviene “eroismo”, perché consumato fuori degli ambiti ufficiali della guerra, non viene riconosciuto. Potranno ammetterlo solo i compagni di avventura (o di sventura), testimoni presenti al fatto ed in grado accettare il valore e di attribuire i conseguenti meriti. Il tema del film “K 19” è chiaro se si lascia da parte l’avventura (raccontata dalla regista Kathryn Bigelow, con alti momenti di tensione, ma senza una particolare originalità narrativa), per entrare nella sostanza dei rapporti tra ufficiali, marinai e – all’esterno – con l’apparato militare, statale e partitico dell’URSS.
Anno 1961: in piena guerra fredda la grande nazione comunista deve mostrare al “nemico” americano una forza militare ben lungi dal possedere. Il sommergibile K 19 è (deve essere!) l’emblema di una flotta moderna, nucleare, ma sembra piuttosto traballante. I difetti che subito si notano nella struttura e nella tecnologia (pure nei materiali) annunciano l’inevitabile disastro. I fatti. purtroppo, non vengono considerati con la dovuta onestà.
Il tema del film è dunque l’inganno. Tutti vedono o sanno, ma nessuno si oppone decisamente allo sperpero di mezzi e di uomini (che moriranno in buon numero) portando alla rovina il “battello” (così è chiamato in gergo marinaresco l’enorme sommergibile portatore di testate nucleari). L’inganno scende dai vertici che intendono mostrare agli americani muscoli che non hanno; è sostenuto dagli ufficiali, per un ostinato senso del dovere, che sembra ottusità, ed è mantenuto dai marinai per il principio di appartenenza (allo stato, al partito, alla missione? non si sa). Il sacrificio estremo cui tutti sono – infine – votati è “inutile” quanto la stessa “missione” del K 19 che rischia di portare alla terza guerra mondiale.
Film d’azione e di tensione, che s’avvale della presenza di sue star direttamente scese dalle carrette di “Guerre stellari” (Liam Neeson e Harrison Ford, come sempre abbastanza inespressivo), mostra che l’irrazionale senso del dovere provoca solo una concatenazione di reazioni tutte negative. Se “mai tradire!” è l’imperativo dominante (anche quando significa solo cedere alla necessità di salvare vite umane) dovrebbe essere sostenuto da principi ed ideali condivisibili sia dai soggetti interessati che dagli spettatori. Non è così.
In mancanza di un atteggiamento comune la storia, più o meno credibile (ma è sbandierata la derivazione da un fatto realmente accaduto), cerca di raccontare il valore assoluto della dignità. Alcuni dei protagonisti, insieme alla loro posizione gerarchica, la perderanno, ma la maggior parte, pur inconsapevoli delle ragioni delle azioni che compiono, hanno cercato di difenderla. Neanche una dozzina, superando paure, debolezze e incertezze, sono anche disposti a sacrificarsi per i compagni, fino al supremo sacrificio. Perché: si possono magari ingannare gli altri, ma non si può tradire sé stessi.
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Questa opinione è stata scritta da:
Gerardo
53 anni
Como (CO). |
(1 Dicembre 2002) |
Trailer, Scheda, Recensione, Opinioni, Soundtrack, Speciale: intervista a Kathryn Bigelow, Liam Neeson e Harrison Ford.
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