La scommessa di questo film sta in un nucleo molto semplice: chi è svantaggiato e disabile del tutto, vuole sentirsi alla pari con gli altri, senza sguardi pietosi e vuole intorno persone capaci di scherzare e ridere anche delle sue disgrazie. Il più delle volte infatti il disagio che proviamo di fronte all’handicap si traduce in comportamenti innaturali, mielati, che l’altro avverte come falsi. Diciamo anche che i due protagonisti, contrapposti per condizioni culturali, materiale e sociali, sono però accomunati da una menomazione, la povertà per l’uno, l’handicap per l’altro. Questi due denti dell’ingranaggio, incastrandosi a meraviglia, daranno ai due la possibilità di colmare molti vuoti reciproci, evolvendosi rispetto alla condizione iniziale e dando vita a una salda amicizia. E’ anche doveroso ricordare il contributo che la colonna sonora, firmata da Lodovico Einaudi al pianoforte, dà all’opera. Essa è una delle più belle ascoltate quest’anno: melodie tenere e intense si mescolano senza ritegno (come le azioni dei protagonisti) a brani degli Hearth, mentre Wind e Fire seguono un attacco di Vivaldi senza complessi e per l’uno e per l’altro. L’interpretazione dei ruoli principali è ottima: Francois Cluzet disegna con sofferta raffinatezza umana e culturale la parte di un ricco e aristocratico francese paraplegico senza autonomia dal collo in giù. Egli impara dall’altro che il vuoto e la disperazione sono condizioni di testa e non fisiche quando si ha il sostegno di un rapporto sincero. Omar Sy dà invece vita al personaggio del badante. Proveniente dalla banlieu, immigrato senegalese di prima generazione, avanzo di galera ma pieno di vita e di entusiasmo, appare rozzo e sincero fino alla brutalità ma non privo di ironica intelligenza. Facendone uso, egli comprende cosa serve davvero al suo assistito, aldilà di medicine e trattamenti o di ingessati e noiosissimi candidati al posto. Allora un film perfetto? No, perché qualche prezzo si paga per rendere accettabile un tema così complesso. C’è perciò da parte della regia una semplificazione eccessiva nel sorvolare su quale corto circuito potrebbero generare l’origine e i mezzi diversissimi dei due. Né è efficace la rappresentazione, appena suggerita, della condizione di oggettivo squallore in cui versa tanta periferia della civilissima Parigi. Fatta salva la segretaria, anche gli uomini e donne che circondano il paraplegico sono poco più che caricature. Del, resto quello che manca da una parte, abbonda dall’altra e lo spettatore arriva alla fine emotivamente disteso, rassicurato, oltre cha da franche risate, dal sapere che la storia muove da personaggi realmente esistenti. Via via, col solidificarsi e approfondirsi del legame, entrambi modificano in meglio la loro condizione. Infine ciascuno tornerà nel suo mondo senza rinunciare a quell’amicizia davvero intoccabile e che quindi la favola bella è in parte vera: quasi amici, appunto.
Un film che tratta un argomento tragico con delicatezza ed ironia ; la recitazione degli attori,tutti bravissimi, è garbata e la trama scorre sempre senza intoppi.
Si esce dal cinema consapevoli di aver visto un piccolo capolavoro.
Se non lo vedi, ti perdi qualcosa per te stesso e per i tuoi rapporti con gli altri . Ti cambia l'opinione che puoi avere nei confronti di una persona handicappata. Ti insegna cosa importa veramente nella vita: ridere o almeno sorridere!!! Essere positivi cambia il colore della vita. Bravissimi gli attori!!! Stupendo film !!!!!!!
E' un film che ti prende, ti coinvolge, ti fa divertire ma ti fa anche pensare. Interpretato magnificamente dai due protagonisti, ma sono belle anche le figure minori. Ho trascorso due ore davvero piacevoli.