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Il figlio più piccolo

Opinioni presenti: 9
Media Voto: Media Voto: 6 (6/10)

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Discreto ma poco entusiasmante

(7/10) Voto 7di 10

il film è discreto ma è un pò meno "avatiano" degli altri. almeno nell'ultima mezz'ora. finale un pò stupidotto. de sica in realtà fa un personaggio che sta sullo sfondo, non tanto in primissimo piano. il film sembra partire bene quando descrive le furbizie senza scrupoli degli avvoltoi che hanno in mano il potere, ma poi alla fine c'è la solita virata buonista con un lieto fine molto lieto. e de sica non diventa mai così antipatico come il suo personaggio richiederebbe.



Daniele, 29 anni, Napoli (NA).




..............

(6/10) Voto 6di 10

Si poteva fare di piu un occasione persa x il cinema italiano,,peccato



stefano, 28 anni, taranto (TA).




Se I Maestri avessero l'umiltà e la grandezza di dare spazio ai giovani

(1/10) Voto 1di 10

Il film di Avati (capace ormai di giarare due film ogni anno) è pessimo. Sceneggiatura senza ritmo, fotografia mediocre, audio quasi sempre doppiato, irreale. Attori eccellenti. Perchè lui è sempre Avati. Caro Maestro, basta. Perchè lei e il suo fratellino non producete qualche giovane visto che i soldi sapete sempre dove trovarli? Non diventate ridicoli, grazie



Mauro, 28 anni, Catanzaro (CZ).




Una pagina del libro Italia

(9/10) Voto 9di 10

Fermandomi qualche giorno addietro un amico in un bar mi disse: "cosa vuoi che faccia un regista da una cinepresa nel descrivere una realtà politica e sociale imperante? non mica è tutto credibile?" Ho riflettuto parecchio su questa considerazione e devo dire che Avati ha sciolto ogni margine di dubbio dimostrando come una storia, un racconto possa dar luce ad una vicenda e svelanre i contorni anche con pochi aneddoti. Nuovamente il grande regista bolognese ha colpito e in particolar modo è riuscito ad entrare nello spaccato della quotidianità di una parte di 'species' all'italiana, narrando le vicende di un personaggio discusso e discutibile che, facendo il 'bello ed il cattivo tempo', come si dice in gergo, ottiene fortuna e denaro. La semina poco lecita però non fa raccogliere i frutti sperati e suggella non altro che l'ingresso sulla scena dell'ingenuo di turno (un classico del cinema Avatiano), il figlio piu piccolo, abbandonato da tempo insieme alla madre ed al fratello. Costui spera di poter cogliere nell'avvicinamento del padre la trasformazione della propria vita. In realtà accade proprio tutto il contrario... Contrariamente alle opinioni sentite sul film in questi giorni, ritengo che non esiste alcuna forma di buonismo nel film. Vero è che Luciano, assolutamente sconfitto dalle sue mille peripezie, rientra a casa e vi torna trionfalmente. Tuttavia cosi come il protagonista, cosi come la classe politica del nostro paese,cosi come il male ieri, oggi e domani, l'impresa un giorno ripartirà: germoglia e ricresce sempre e non cesserà mai. In una trama stilisticamente ordinata e nel quadro di una scenografia di spessore ben coordinata alla narrazione cosi come le musiche (greande ritz ortolani), si evidenza la enorme bravura del regista nel far ruotare e muovere gli attori come in una regale danza. Merita dunque un forte apprezzamento l'interpretazione di tutti, ed in particolare dell'Ottimo Zingaretti, ormai certamente uno degli attori più versatili del nostro cinema. Che dire poi di De Sica, bravo e finalmente in grado di scommettere su se stesso per provare a cambiare.. chissa che non sia la volta buona. Film pregevole e sincero. Una pagina del libro Italia, coi suoi costumi ed i suoi vizi.



Sebastiano, 27 anni, Acicastello (CT).





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