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Wolfman

Opinioni presenti: 48
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Da rivalutare

(9/10) Voto 9di 10

Ci sono film troppo attesi che alla prima visione al cinema mi deludono, com'è successo con "Wolfman" di Joe Johnston, ispirato a "L'uomo lupo" del 1941, classico dell'orrore Universal. In seguito, però, dopo averlo rivisto in Tv, il mio muro di pregiudizi ha iniziato a sgretolarsi, e mi sono accorto che "Wolfman", invero parecchio bistrattato da critica e pubblico, non è poi così male. Di recente, ho quindi deciso di acquistarne il Blu-ray, di qualità eccelsa, con tanto di versione estesa e abbondanti extra, scoprendo dettagli che mi erano sfuggiti o avevo banalmente trascurato. Sicché, ho pienamente apprezzato la cura tecnica e artistica, come l'ottima fotografia di Shelly Johnson, le scenografie, il montaggio, gli splendidi costumi di Milena Canonero, le musiche composte da Danny Elfman, specialista nel genere dark (prediletto di Tim Burton), il pregevole make-up del maestro Rick Baker (gustoso il suo cameo gitano), e l'uso funzionale della CGI, tecnica di cui oggigiorno si tende ad abusare, soprattutto in film di questo tipo. Nonostante alcuni eccessi splatter (in barba agli inevitabili limiti di censura), ho assaporato le atmosfere gotiche, gli omaggi e le citazioni, come i richiami alla leggendaria "Bête du Gévaudan" o ad altri cult-movie sui licantropi, come “Il segreto del Tibet”, “L’implacabile condanna” e "Un lupo mannaro americano a Londra" (vedi alcune scene ambientate nei vicoli della capitale inglese e la presenza, fra i comprimari, del caratterista David Schofield). Ho colto una certa coerenza narrativa, approfondito personalità e simbolismo dei protagonisti, come il Lawrence Talbot di Benicio Del Toro, uomo in fuga dai ricordi, figlio tormentato da un fardello edipico, abile attore shakespeariano che sul palco si trasforma in chi interpreta dominandolo (figure tragiche, ambigue o malvagie come Amleto, Macbeth o Riccardo III), infine condannato a mutare ed essere schiavo di un "altro", la deliziosa Gwen di Emily Blunt, calda e abbacinante come il volto della luna (nomen omen, non a caso etimologicamente Gwen significa sia bianca, lucente, sia "dea della luna"), col suo andirivieni in Talbot Hall inconsapevole artefice d'ogni disgrazia, il Sir John Talbot di Sir Anthony Hopkins, padre geloso, selvaggio e vendicativo, il Det. Abberline di Hugo Weaving, borioso ma abile cacciatore di mostri, temuti, forse invidiati. Spero che "Wolfman", film dal gusto retrò ma al contempo moderno, sia un giorno rivalutato.



Ric, 47 anni, Treviso (TV).




C'è di meglio e c'è di peggio

(6/10) Voto 6di 10

Un cast di tutto rispetto per un film caratterizzato da un'eccellente fotografia, una buona colonna sonora e un'abile regia che sa sempre andare dritta al punto, senza perdersi in inutili virtuosismi e scene superflue. Quello che manca, ahimè, sono una storia appassionante, dei personaggi carismatici ma, soprattutto, una sceneggiatura in grado di farli apparire meno banali di quanto siano in realtà. Dopo una ventina di minuti tutto sommato riusciti ci si aspetta che la trama decolli, invece tutto è piatto, scontato; non che pretendessi chissà quali colpi di scena, ma nemmeno tanta linearità, ci voleva almeno qualche guizzo, qualche espediente in grado di catturare veramente l'attenzione. Altro punto debole è senza dubbio la rappresentazione dell'uomo-lupo: un pupazzone per nulla inquietante a cui manco si stracciano le vesti, capace, a seconda delle esigenze, di svolazzare tra i tetti in stile Spiderman o correre con la schiena bella dritta come un perfetto maratoneta, il cui hobby preferito è decapitare di netto le persone con un sol ceffone; in alcune scene, più che un licantropo, sembrava il gorilla del crodino (ma c'è pure una versione Gollum!). Il duello finale, poi, è pacchiano al massimo. In definitiva, non è un film orrendo, ma nemmeno qualcosa che valga più di una sufficienza; guardarlo non fa male, anche perché non è eccessivamente lungo, ma lascia ben poco. L'unico aspetto per cui forse si può consigliarne la visione è l'ottima fotografia, capace di ricreare atmosfere cupe e lugubri che richiamano alla mente il Tim Burton di Sleepy Hollow.



Claudia, 29 anni, Como.




Splendide ambientazioni

(8/10) Voto 8di 10

COme detto nel titolo dell'opinione le ambientazioni e quindi la sceneggiatura di questo film sono davero molto belle e affascinanti creando un mix tra il gotico, il dark e l'horror bravi gli attori anche se potevano fare sicuramente di più.Forse il punto debole del film è la trama che è un pò troppo scontata, sia chiaro il film è appassionante, coinvolgente e non annoia mai però manca giusto quel pizzico di imprevedibilità.Comunque un bel film consigliato a tutti gli amanti del genere. Voto 8



Antonello, 21 anni, Bologna (BO).




Anthony Hopkins sprecato per un film del genere

(1/10) Voto 1di 10

ho visto questo ridicolo film sol perchè tra gli attori protagonisti c'era Anthony Hopkins.... uno dei peggiori film che abbia mai visto, non aggiungo altro!



Domenico, 30 anni, Pizzo (VV).




The Wolfman

(7/10) Voto 7di 10

Buon film di Johnston, caratterizzato da eccellenti ambientazioni dark che strizzano l'occhio a Sleepy Hollow e ad Il Corvo, da un'ottima e coinvolgente colonna sonora e da una regia agile ed impeccabile. Unica nota stonata, se così si può dire, è la sceneggiatura, troppo lineare da non regalare veri e propri colpi di scena. Anche la recitazione ne risente, gli attori principali, benchè indiscutibilmente bravi, sembrano limitarsi a svolgere il compitino. Ma, nel complesso, The Wolfman è un noir (non lo definirei un horror) piacevole, un blockbuster più che apprezzabile per trascorrere una serata con un buon film. Non un capolavoro, chiaramente, ma pur sempre un bel film.



Trixter, 37 anni, Roma.





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