Un film particolare con tutte le caratteristiche di un film americano, con una ricerca di innovazione cinematografica presente ultimamente in moltissime uscite. Tutto sommato non è tempo buttato.
Questo documentario è discreto ma non certo da Oscar: forse ci si rende ancora di più conto di come gli Oscar siano un giochino per gli americani, o siano manipolati anche dalla politica...
The hurt locker (letteralmente "la scatola del dolore") è un film marinescentrico che però non da' giudizi sulla guerra o almeno non lo fa in maniera esplicita. Sullo sfondo si percepiscono il dolore di un conflitto mai del tutto compreso dalle persone coinvolte (gli sguardi vagamente curiosi e rassegnati degli iracheni alle finestre sono una costante inquietante e angosciosa) e la distanza tra due mondi (quello della popolazione locale e quello dei soldati americani) che si incontrano solo raramente e con estrema difficoltà; quando lo fanno è grazie all'adolescenza intraprendente di "Beckham", ragazzino iracheno appassionato di calcio e venditore di dvd taroccati. Ma The hurt locker è soprattutto un film sulla routine di un lavoro svolto sul filo della vita, o della morte, dipende dalle prospettive. E' il film su una squadra di artificieri che ogni giorno prende le misure al proprio coraggio o alla propria incoscienza (anche qui una questione di prospettive).
"Dovrei sparargli?", chiede il soldato con l'arma puntata sul civile di turno. "E' una tua scelta", la risposta del compagno di reparto. Uno scambio di battute emblematico, perchè questo è anche un film sulle scelte. Ognuno dei protagonisti è chiamato a farne quotidianamente fino al "giorno di rotazione zero", fino alla scelta finale.
Ho visto questo film ieri e devo dire che sono rimasto stupito nel sapere che è candidato a 9 statuette...Un film di guerra come ne hanno fatti tanti, minuto dopo minuto aspettavo la svolta, quel "quid" in più che invece non c'è stato...merita sinceramente al massimo una sufficienza stiracchiata...addirittura in alcuni punti risulta lento e noioso...ai titoli di coda ho compreso che tutto questo successo è dovuto soltanto al tema che tratta, e si sa che gli americani su queste cose non sono molto obiettivi.
Non va oltre la sufficienza...
L'idea è ottima, ma la realizzazione un pò sotto le righe.
Con c.ca 20 minuti in meno di film si sarebbe raggiunto un risultato di un punto migliore.
Trailer italiano (it) per L'ultima volta che siamo stati bambini (2023), un film di Claudio Bisio con Alessio Di Domenicoantonio, Vincenzo Sebastiani, Carlotta De Leonardis.