the hurt locker film andato malissimo al botteghino eppure un ottimo film di guerra diretto dalla grande kathryn bigelow ( altri suoi grandi film point break,blue steel,il buio si avvicina)che firma l irak come se stesse girando un documentario eppure costruisce bene la tensione nelle scene in cui i soldati sono in missione per fermare i kamikaze!per chi pensa che i soldati vengano obbligati ad andare a combattere vedendo questo film ti rendi conto che non è cosi,vedi il protagonista dorme con pezzi di bombe da lui disinescate sotto il letto e pure avendo a casa una bellissima moglie e bambina piccola lui preferisce stare in irak rischiando la vita ogni giorno per il nostro soldato disinescare bombe è come un tossico che a bisogno di droga!pechè e vero che la guerra crea dipendenza è ci sono persone che sono nate solo per fare la guerra.
Sono un appassionato di film di guerra, mi piacciono tutti. Ma questo...Questo è una schifezza assoluta, un film di una incosistenza a livelli stratosferici. Non si salva niente, la regia, la fotografia, il sonoro, la sceneggiatura. Ma come hanno fatto a dare 6 premi oscar ad un film del genere? A "Black Hawk Down" quante dovevano darne, 20? Secondo me hanno voluto fare uno sgarro a Cameron e al suo ottimo film "Avatar". Meditate gente, meditate.
finalmente un film reality duro, girato bene, con una grande tensione nelle immagini e nelle musiche, mai noia. Non è un thriller, è più un bel documentario-film di guerra che però analizza anche i vissuti interni dei volontari americani, un pò come visto in opere tanto giustamente celebrate come Apocalypse Now e Platoon. Le scene dure sono un bel pò, non tanto per quello che poi realmente accade ma per come accade, per l'ineluttabilità del destino di entrambi gli schieramenti. Memorabili le scene del capo disinnescatore con il pesantissimo scafandro, quelle del piccolo iracheno ucciso e usato come corpo esplosivo, e del civile "kamikamizzato" contro la sua volontà. Veramente un film memorabile da vedere in sala perchè sinceramente non mi immagino la stessa tensione senza schermo gigante e dolby surround.
Sono rimasto letteralmente incollato allo schermo, per vedere un film che rappresenta quasi obiettivamente la vita di uomini impegnati in guerra, in un lavoro estremamente rischioso per la propria vita: quello degli artificieri.
La regista è riuscita encomiabilmente a restituire costantemente quelle sensazioni, palpabili, quasi reali, che si provano davanti a simili situazioni, che mettono in serio pericolo la vita, il tutto senza sensazionalismi, trucchi ed effetti speciali.
Ottimo lavoro.
Oscar senz'altro meritati.
The hurt locker (letteralmente "la scatola del dolore") è un film marinescentrico che però non da' giudizi sulla guerra o almeno non lo fa in maniera esplicita. Sullo sfondo si percepiscono il dolore di un conflitto mai del tutto compreso dalle persone coinvolte (gli sguardi vagamente curiosi e rassegnati degli iracheni alle finestre sono una costante inquietante e angosciosa) e la distanza tra due mondi (quello della popolazione locale e quello dei soldati americani) che si incontrano solo raramente e con estrema difficoltà; quando lo fanno è grazie all'adolescenza intraprendente di "Beckham", ragazzino iracheno appassionato di calcio e venditore di dvd taroccati. Ma The hurt locker è soprattutto un film sulla routine di un lavoro svolto sul filo della vita, o della morte, dipende dalle prospettive. E' il film su una squadra di artificieri che ogni giorno prende le misure al proprio coraggio o alla propria incoscienza (anche qui una questione di prospettive).
"Dovrei sparargli?", chiede il soldato con l'arma puntata sul civile di turno. "E' una tua scelta", la risposta del compagno di reparto. Uno scambio di battute emblematico, perchè questo è anche un film sulle scelte. Ognuno dei protagonisti è chiamato a farne quotidianamente fino al "giorno di rotazione zero", fino alla scelta finale.