Down in the valley,narra una storia d'amore maledetta. Lei è un ragazza, che nonostante le apparenze, è un'adolescente ribelle ma in cerca di conferme.Lui è un'uomo dalla mente malata ed ossessivo,cosa che a mio avviso si nota fin dagli inizi del film. La trama è un susseguirsi di eventi, che via via che la storia procede diventano sempre più drammatici.Splendida la fortgrafia. Bravissimi gli attori assolutamante da vedere.
non sono d'accordo sul doppiaggio..ho avuto modo di noleggiare ultimamente il film..e oltre che trovarlo molto bello e trovare straordinaria la giovane attrice,devo dire che ho apprezzato molto sara ferranti,sono sicura che ne sentiremo ancora parlare..
Si tratta di un film molto molto particolare, almeno per quanto riguarda la trama. Una storia che su carta sembrerebbe davvero banale e superficiale:
- Lei: una ragazza diciassettenne, bellissima ma dallo spirito ribelle. Non ha un buon rapporto con il padre fin troppo protettivo ma allo stesso tempo naif;
- Lui: un ragazzo al di fuori della realtà. Odia il mondo moderno, odia il cinismo e le convinzioni moderne. Crede di essere "L'ultimo dei Mohicani", "L'ultimo Cowboy". Si diletta a casa in duelli immaginari, spara con pistole antiche, non usa la macchina ma il cavallo per muoversi (considera infatti le macchine "delle strane e scomode scatoline"); si innamora di Tobe (17 anni), l'unica secondo lui in grado di poterlo capire;
- Il fratellino di lei: sembrerebbe un ruolo secondario, ma assume la funzione di perno di tutta la vicenda. E' figlio orfano (non è veramente il figlio del padre) e con il padre adottivo ha un rapporto di indifferenza. Trova nel cow-boy (anch'egli orfano, il padre lo ha abbandonato) il padre che non ha mai avuto, e tra menzogne ed inganni, lo difenderà fino alla fine.
Il film ha un'impronta drammatica, romantica ma soprattutto vorrebbe essere una critica alla moderna società americana ed alla politica di oggi.
Norton, come il Travis Bickle di De Niro (Taxi Driver), è un uomo al di fuori del comune, ma non solo per via delle strane e particolari abitudine...anche dal punto di vista psicologico. Non si può dire abbia tutte le rotelle..manca di qualcosa anche nei più semplici ragionamenti e modi di pensare. Vorrebbe una società diversa, più tollerante e magnanima, vorrebbe ritornare alle usanze di un tempo, alla vita libera, negligente, e spensierata delle praterie.
Evan Rachel Wood, invece sembrerebbe la tipica adolescente americana con i suoi problemi familiari, la spensieratezza delle giornate al mare con gli amici, le insicurezze...ciò si vede soprattutto all'inizio del film, dove traspare una ragazza problematica che prende le dovute distanze sia dal padre che dal fratellino, al quale tipicamente insegna a fumare.
Il cast io l'ho trovato abbastanza buono. Evan è molto brava, anche se sembra trascinarsi appresso il problematico personaggio della Tracy di Thirteen. In Down in the Valley è però una ragazza più matura e consapevole, il cui unico difetto è quello di essere estremamente affascinata dal "diverso".
Norton non è male, se la cava abbastanza bene. Dopotutto il suo ruolo è decisamente stereotipato.
Il doppiaggio invece fa schifo, soprattutto è stata una delusione la doppiatrice di Evan, Sara Ferranti (che non conosco)...abituata com'ero alla fantastica Domitilla D'amico.
Concludendo..
un film originale ed interessante che può dividere le impressioni.
A me è piaciuto abbastanza...direi un 7, ma dò 8 per alzare la media.