La cosa può sorprendere ma il film non spazia tanto nella spettacolarità dei crolli o nel derivante caos apocalittico, quanto nella vera storia dell'incredibile sopravvivenza di due soccorritori rimasti intrappolati nelle macerie e degli inesauribili sforzi compiuti dai colleghi per tirarli fuori. Inevitabilmente quasi tutto il film scorre claustrofobicamente al buio in una drammatica staticità, ma non degenera e non scade quasi mai in particolari forzature tragiche o patriottiche. Tenendo presente che Stone è stato il primo ad azzardare un film interamente suo sulla catastrofe dell'11 Settembre (prima di lui si erano cimentati 11 registi con altrettanti cortometraggi raccolti nel film "11 September 2001") e che l'ha fatto scegliendo una visuale defilata focalizzando l'attenzione su di un particolare anzichè su panoramiche più spettacolari, o politicizzate, credo che il risultato si possa definire soddisfacente.
Bel film, che emoziona. Prendendo spunto dalla tragedia dell'11 settembre Stone ci fa capire come al mondo, nonostante succedano cose orribili, ci siano tante persone che rischiano la vita per gli altri...
la storia dei due eroi sepolti sotto le macerie non mi ha entusiasmato. Ho buttato via i soldi del biglietto, ed ho perso tempo a vedere questa idiozia di film. Meglio farsi una passeggiata e leggersi un libro. Questo film non analizza per niente la storia dell'11 settembre, solo si riduce a descrivere come i due pompieri sepolti sotto le macerie vivevano quelle ore sottoterra. Bho....mi sembra davvero poco intelligente come film.
I primi venti minuti di World Trade Center sono di uno splendore cinematografico tale da giustificare, in ogni caso, la visione di questo controverso racconto dell'11 Settembre. L'alba a New York, il giorno dei tragici avvenimenti, è visivamente impeccabile: i colori del mattino fra i grattaceli di Manhattan, mentre la città ignara si sveglia, non sono mai stati così ben rappresentati al cinema. Chiusa questa doverosa parentesi che rende merito alle capacità tecniche di Stone, il film ovviamente entra nel vivo quando il crollo delle twin towers sepellisce circa 2700 persone e con loro il sogno americano. Stone decide di raccontarci la tragedia attraverso la storia (vera) di due soccoritori che sopravvivono ma restano intrappolati tra le macerie. Il film diviene un'inno di speranza, un'agonia per la salvezza che alterna il dramma dei due protagonisti a quello di coloro che sono in attesa. Scelta questa strada narrativa il film di Stone, che non lesina momenti di sincera commozione, rimane imprigionato anch'esso sotto il peso di quelle stesse macerie finendo con l'essere troppo esplicito nel voler mostrare ciò che è palese. I dialoghi, le lacrime seppur credibili sconfinano troppo spesso nella retorica e nella banalizzazione del dolore che è già di per sè troppo intenso per essere raccontato tal quale. La realtà in tal senso travolge ogni finzione. Suggellando l'eroismo quotidiano e i tipici valori nazionali (patria, famiglia e religione), WTC diviene il film più "americano" degli ultimi anni. Una pellicola che per la prima volta nella filmografia del regista di Platoon è inaspettatamente "politically correct" e della quale l'immagine che rimarrà più a lungo impressa nella testa degli spettatori è l'impressionante veduta aerea della devastazione di ground zero. Davvero insostenibile nella sua tragica perfezione.