Mi stupisco di certe opinioni precedenti. Ho trovato il film molto bello, certamente forte nei contenuti ma trattati in maniera adeguata, senza eccedenze. Tutti bravi gli attori, in particolare la Finocchiaro. Un film che consiglio a tutti di vedere.
finalmente il cinema italiano si riscatta con questo film dai contenuti decisamente forti che pèro' vengono trattati con la giusta misura e portano lo spettatore a riflettere.Il ritmo lo trovo perfetto e le interpretazioni del cast ineccepibili.L'unica cosa scontata è il tradimento con l'attrice della fiction,(si è capito subito che sarebbe successo) potevanpo risparmiarselo come potevano risparmiarsi la confessione di lui che non aggiunge e non toglie nulla al film.7
bravi gli attori, nn hanno deluso le mie aspettative, il tema è di quelli che ti fanno male, che ti lasciano un senso di impotenza ed in questo film è trattato con delicatezza.
un bel fim che nn annoia!!
Troppo spesso con i rigurgiti moralistici di una società benpensante, confusa, incerta, innamorata di falsi miti e di insincere fedi, si cerca un appiglio, tra il razionale e l’emotivo, per trovare una gruccia psicologica, una consolazione alla solitudine, al panico del nulla, al dopo sconfinatamene eterno senza futuro. Troppo spesso, inutilmente, si aspetta il miracolo e forse il miracolo accade. Ma tutto come prima, nell’assolata certezza che rimanga alla fine un dolore da vivere, anzi l’accettazione di quel dolore che è vita. E si ricordano i grandi artisti del passato, i cineasti di un tempo, da Pasolini a Fellini, gli attori da Gassman a Sordi. Nell’illusione ostinata di non morire, di esistere, di non scomparire in quel nulla eterno che ci attende. Il pregio del film di Cristina Comencini, “La bestia nel cuore”, sta in questo: nella consapevolezza di quel dolore vissuto sino in fondo, cicatrice inguaribile della vita che perdura, attimo presente di ricordi amari, di solitudini vissute nella violenza, fissati sul confine della consapevolezza.
E a questo si accompagna l’ironia della commedia umana che fa della nostra avventura di uomini fragili esseri in mano al destino, soggetti alle bizzarrie indeterminate dell’istinto e della casualità, caos di un mondo, di universo senza ragioni, mutilato dal senso profondo di una irriducibile fiducia nella ragione.
“La bestia nel cuore” non è un film che può “piacere”, non è un film che può “consolare”. Anzi, la storia sembrerebbe che voglia dirci ben altro, raccontando il doppio incontrastato delle nostre pulsioni, l’assurdità di tante sconclusionate vicende dell’esistenza. Eppure, nonostante che tutto sembri così inaccettabile, che tutto conduca ad una rassegnata accettazione del capriccio della casualità, il film onora il senso compiuto dell’esistenza, tra dolore e convinta ironia, in un intreccio di significati che affrancano quelle vicende restituendo dignità all’esistere, anche se dovesse durare un solo istante la vita.
Strepitosi gli attori: dalla bravissima Angela Finocchiaro, siciliana trapiantata al nord, maschera riuscita di una nevrosi che cerca risposte alle proprie insicurezze, alla dolcissima Giovanna Mezzogiorno, protagonista indimenticabile del dramma dell’infanzia, a Luigi Lo Cascio con la sua dolente attenzione, affettuosa e protettiva, nei confronti della sorella minore.
Il ritmo lento del film racconta l’introspezione dei personaggi, li fa vedere nella loro sorprendente modernità, una scelta registica che denuncia il male di vivere di una società sempre più frenetica e distratta, stoltamente interessata alle soap opera, ai luccicanti itinerari tracciati da sentimenti di plastica. Scarnificando gli strati della quotidianità, togliendo la pelle alla banalità del ripetersi, “La bestia nel cuore” irrompe nella sala degli spettatori con tutto il suo carico di solitudine e di dolore, riscattando la disperazione e l’infelicità di esistenze mortificate.
Il film in generale mi è piaciuto, tranne il solito siparietto del tradimento maschile che mi auguravo non venisse banalmente riproposto. Visto che la Comencini ha scritto anche la sceneggiatura poteva evitarsela, anche perchè la tematica della storia è più importante. Banale e femminista.