Hitchcok disse, parlando di questo film: "Volefvo solo girare il primo film di psicanalisi". E lo disse nel 1945, quando questa scienza non era ancora molto diffusa.
Ecco già un cenno all'estrema modernità di questo grandissimo regista. Se oggi, nel 2007, si assiste alla proiezione di "Io ti salverò" (Spellbound), si trascorrono due ore in cui si è talmente avvinti dalla trama e dalle sue implicazioni psicologiche da esserne quasi ipnotizzati. Quanto è vero, della psicanalisi, in questo film? Senza dubbio molto. Serve senz'altro come primo approccio a questa scienza, che ha completamente rivoluzionato la cura delle malattie mentali.
Qui abbiamo un caso di amnesia riconducibile ad un trauma infantile (secondo Freud, l'infanzia è la chiave della nostra vita), l'interpretazione dei sogni (inventata da Freud), e casi di odio/amore verso gli psicanalisti.
Ma il cinema è il cinema, ed allora il rapporto del transfert è stato completamente falsato.
Secondo la psicanalisi, infatti, bisogna amare il terapeuta, ma, assolutamente, non mettere il pratica questo innamoramento, pena l'inefficacia ed addirittura il fallimento della cura.
Qui, invece, abbiamo il caso di un grande amore, anzi, dell'"amour fou" tra il terapeuta ed il paziente.
Tuttavia, questo film lascia sensazioni straordinarie e, come ho già detto, offre un'idea di base di questa scienza, che altro non è che un viaggio all'interno di se stessi.
Come poteva Hitch rimanere insensibile ad un argomento così ghiotto da trattare? Viaggiando dentro noi stessi scopriamo continuamente delle cose e, se a questo uniamo una trama poliziesca, il gioco è fatto.
Abbiamo dunque due film di suspense in uno. Da una parte, la scoperta di se stessi - e quindi rivelazioni improvvise e scioccanti. Dall'altra, un intreccio magistrale che amalgama il tutto.
Se a tutto ciò uniamo la bellezza e la bravura di Ingrid Bergman e di Gregory Peck - che vivono un'intensa storia d'amore - abbiamo il terzo film.
Penso che questo film piaccia molto di più oggi di quando è stato diretto, ossia nel lontano 1945.
Il motivo? perchè si tratta di un film estremamente moderno, le cui tematiche sono ora abbastanza conosciute.
Un Hitch rivoluzionario, quindi. E, come sempre, che sa colpire nel modo giusto. Nella mente e nel cuore.
Fare una critica o un semplice commento, ai capolavori
del grande maestro inglese è sempre secondo me, un esitante azzardo.
"Io ti salverò", è un film imperdibile. Per gli amanti del genere poi,è da collezionare. Magari nella versione su DVD rimasterizzata.
Tutto si svolge all'insegna della psicanalisi.
I due straordinari protagonisti, un fantastico Gregory Peck e una splendida Ingrid Bergman, si esibiscono in una delle loro migliori prestazioni.
Si assiste ad una vera e propria lezione di alta recitazione e di cinema d.o.c.
Il fascino del bianco e nero, gestito magistralmente da Alfred Hitchcock completa l'opera.
Buona visione !
ziogiafo
...ma indiscutibilmente meno conosciuto del grande Maestro, Spellbound è una delicata storia che mescola con sapienza amore e thriller psicologico. compresso tra due capolavori assoluti quali Shadow of a doubt e Notorious , ne subisce fatalmente l'impatto, come tocca d'altra parte anche a Lifeboat . in questo film si vede veramente un grande Gregory Peck , e Ingrid Bergman dimostra tutte le sue qualità. l'opera pittorica di Dalì rende questo film qualcosa di più di un semplice film: lo rende un'opera d'arte a livello assoluto. il problema è che di opere simili, con Hitch, se ne vedono tante, e quindi qualcuna viene, anche se non volontariamente, sottovalutata. è il caso di questa chicca, decisamente da acquisire e conservare, accanto a capolavori assoluti hitchcockiani come Rear window, I confess, North by North-west, The birds . tratto dal romanzo The house of Dr. Edward chiude, assieme a Notorious, il periodo "bellico" di Hitchcock ed è il terzultimo film che il regista gira per Selznick.
Uno dei classici del Maestro e uno dei tanti film in cui Hitchcock ama esplorare la zona buia della mente attraverso la psicoanalisi (vedi Psycho e Marnie).
Il film varrebbe la visione per la sola scena del sogno ricostruito dal grande Salvador Dalì,davvero meravigliosa e all'avanguardia per l'epoca.
Per il resto c'è un pò di manierismo ma resta un bel film anche se non tra i migliori del Maestro.