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Volevo solo dormirle addosso

Opinioni presenti: 59
Media Voto: Media Voto: 7.5 (7.5/10)

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un'altra occasione sprecata

(1/10) Voto 1di 10

ma perche' non riusciamo a uscire dal nostro maledetto provincialismo? ma perche'non riusciamo a scrivere personaggi piu' credibili, con conflitti veri, parole autentiche? tranne il volenteroso pasotti, tutto il resto e' maniera. dialoghi stereotipi, finale scontato, le intenzioni ironiche degli autori si perdono in quel fondo di peccato d'orgoglio dei nostri soliti "nuovi autori del cinema italiano". questo film non si puo' neanche definire una "muccinata" perche' non sa arrivare a uguale ruffianaggine ma l'aspirazione ad arrivarci, definisce il suo scarso merito: un film pretenzioso e deludente. perche' non si fa piu' laboratorio e ricerca gia' in fase di scrittura in questo nostro maledetto paese "di periferia"? com'e' che inglesi, tedeschi, spagnoli, sono piu' profondi di noi? e poi mi spiegate come si fa a preferire la negretta del camerun a quello splendore della capotondi (che ricorda tanto la giovane gravina?) e lei - la francesca - che cavolo voleva dal ragazzo oltre che sgobbare dalla mattina alla sera e pagarle cene e scarpette da 250 euro, che le puliva i fornelli di casa, la sopportava nei vari locali squallidi dove lei lo trascinava la sera... che voleva di piu'? andare fuori nei week end? e' questo il problema di una giovane coppia? o voleva una famiglia e dei bambini? ma ce la vedete? e lui, un po' di conflitto in piu' sulla sua faccia mentre fa i licenziamenti, no? niente? che c'entra freccero? riflettiamo, riflettiamo



Federico, 84 anni, Roma (RM).




Stereotipi attori incapaci

(1/10) Voto 1di 10

Lavoro per una multinazionale francese e gurda caso sta accadendo proprio da un quindicennio, quanto narrato nel film. Peccato che streotipi e pessimi attori oltre che una sorta di ipocrisia, o scarsa conoscenza 'nonostante il pessimo libro' non racconti la verità vera. Banalità : il capo milanese, da noi un AD era romano, ripeto multinazionale francese, con sede a Milano. Naturalmente senza arte nè parte, però prestanome di una potente famiglia, per non parlare poi di chi arriva in azienda, senza colpo ferire, senza storia 'Consigliando a tutti di menare le tolle' ma restandoci fino all'arrivo dei capelli bianchi, non grigi ,bianchi. Sindacati paraculi, insomma un sottobosco, che poi è la vera vita aziendale nella quale tutto è determinato non da professionalità, ora la meritocrazia, sono TUTTE PALLE. Le uniche regole sono gli equilibri politici, anche in senso letterale, per non dimenticare i cardinali. Insomma è meno pericoloso far parte di una banda di rapinatori, piuttosto che avere a che fare con chi attraversa i corrridoi di una multinazionale. Quanto agli smaneger pur se interpretato in maniera pessima, 'ma non abbiamo a che fare con Clooney, Brad Pit putroppo sono facce da soap, per non paralere di reciatazione' sono come abbozzato nel film. Non si gurarda in faccia a nesssuno, tranne che agli amici, o al padrino che li protegge, gli obbiettivi ed incentivi, che vengono regolarmente intascati, mentre si taglia personale, si delocalizza, si corrompe etc. Parlateci dei vostri universi, sono uguali a quello del film. Bastardi, tagliagole, mignotte 'Questo è uno stereotipo che manca nel film, ma non nella raltà'. Ma pensandoci bene è questa la verità vera, questa la natura umana, non le stronzate quali trasparenza, onestà, anche lavorare di più , serve solo a non far preoccupare quello sopra di te che ti sfutta e dorme sonni tranquilli.voto ZERO



burton, 80 anni, il paese delle meraviglia (AG).




Come sprecare un buono spunto

(1/10) Voto 1di 10

E' l'ennesima riprova che al (nuovo) cinema italiano (ma è vero, più in generale, per la nuova fiction italiana)non mancano ottimi spunti che poi però, nella fase di realizzazione, cadono miseramente: per sciatteria, pressapochismo, sciatteria, lacrimevole caduta nello stereotipo, nel luogo comune, nell'ipersemplicismo, nello slogan. In breve, mancanza di professionalità e di cultura. E con il finale scontato sin dalle prime battute. Personaggi che sembrano usciti fuori dalle trasmissioni della De Filippi. Straparliamo sempre delle "americanate": ma gli americani sarebbero stati capaci di tirar fuori da questo spunto almeno un più che decente prodotto artigianale. Noi puntiamo all'Arte e realizziamo fumettacci insipidi e mal disegnati. Troppa gente ha marinato le scuole e - forse - la vita. Perché dal voto è escluso lo "0"?



Carlo, 73 anni, Preselle (GR).




Commedia o dramma?

(8/10) Voto 8di 10

Non mi aspettavo molto dalla visione di questo film,solo di trascorrere due ore in modopiacevole, senza impegnarmi troppo nella visione di qualcos adi complesso e profondo. Invece, sono uscita dalla sala con la piacevole sensazione di non avere sprecato il mio tempo, di aver visto qualcosa di interessante oltre che piacevole. Comincio col dire che l'interprete non mi ha deluso, un Giorgio Pasotti bravo e intelligente, con i suoi occhioni stupiti e ingenui; riesce. ad interpretare alla perfezione la parta dello yuppie rampante, vestiti firmati, casa casual, donna all'altezza della situazione. Accetta la sfida quasi con ingenuità, e ne è subito travolto: una carrellata di personaggi si alternano davanti al suo tavolo pronti per essere "segati" e lui riesce a"stimare " sempre tutti.Non crolla, riesce nel suo intento , vince anche la glacialità e l'inumanità del suo capo con un imprevisto colpo di scena finale che non lo riscatta ma lo rimette in linea con quella logica aziendale che più che altro è legge della giungla. Ottimi anche tutti gli altri interpreti, dalla giapponese di ghiaccio che giudica con parole taglienti " l'italiano perdente" all'amico spiccio nel dare consigli senza pietà. Uniche persone umane sonola donna delle pulizie impagabile nei suoi soliloqui con "hombre de mierda" e la ragazza del Camerun che sorride ancora per un vestito nuovo. Film commedia o film dramma? propendo per la seconda ipotesi



Maria, 54 anni, Cagliari (CA).




Hombre de mie...

(5/10) Voto 5di 10

Salve cinefili, credo che l'espressione ripetuta più volte dalla governante, pur così "colorita", sia alquanto significativa a definire il protagonista del film. Che mi è piaciuto è ho ritenuto interessante. Una pellicola da consigliare a molti,che tratta un aspetto tanto terribile quanto verosimile della realtà del mondo imprenditoriale. Dove, non a caso, i lavoratori vengono definiti semplici "unità" e dove non si tiene conto che dietro ognuna di queste "unità" esistono persone, casi umani e familiari, talvolta così drammatici che meriterebbero qualcosa in più di un semplice "colloquio risolutivo". Un esempio su tutti, quello della signora in chemio terapia che viene messa "d'ufficio" fuori organico per agevolare l'obiettivo del "tagliatore di teste. Per concludere invito tutti a riflettere e a riconsiderare meglio quelli che in apparenza sembrano solo problemi individuali. E che invece vanno risolti, organizzandosi, in maniera collettiva. Prima che un "Hombre de mie.." senza scrupoli decida, per il bene suo e dell'azienda, i nostri umani destini. Vi abbraccio e vi auguro una buona visione, Roberto.



Roberto, 52 anni, Signa (FI).





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